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L’indegno Lincoln

Valeria Sforzini

A San Francisco la cancel culture non risparmia neanche i nomi delle scuole

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A San Francisco si sono tolti i fiori dai capelli e hanno preso in mano la penna rossa. Lo School name advisory committee, una commissione creata dal San Francisco Board of Education, ha stabilito che i nomi di quarantaquattro scuole debbano essere cambiati perché intitolati a personaggi con un passato schiavista, razzista o discriminatorio nei confronti delle minoranze. Nel 2018 il consiglio scolastico aveva stabilito di formare una task force per analizzare i nomi delle scuole della città e verificare che non ci fossero mele marce, ma il comitato si è riunito solo nel 2020, stabilendo che un terzo degli istituti scolastici del distretto era fuori regola, dedicato a un personaggio indegno di comparire sulle facciate, sulle felpe e sulle tazze delle scuole.

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A San Francisco si sono tolti i fiori dai capelli e hanno preso in mano la penna rossa. Lo School name advisory committee, una commissione creata dal San Francisco Board of Education, ha stabilito che i nomi di quarantaquattro scuole debbano essere cambiati perché intitolati a personaggi con un passato schiavista, razzista o discriminatorio nei confronti delle minoranze. Nel 2018 il consiglio scolastico aveva stabilito di formare una task force per analizzare i nomi delle scuole della città e verificare che non ci fossero mele marce, ma il comitato si è riunito solo nel 2020, stabilendo che un terzo degli istituti scolastici del distretto era fuori regola, dedicato a un personaggio indegno di comparire sulle facciate, sulle felpe e sulle tazze delle scuole.

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Cancellato il nome di Abraham Lincoln, il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America e tra i più amati per aver posto fine alla schiavitù e aver salvato l’unione americana dopo la Guerra civile. Il giorno del suo insediamento, Barack Obama scelse di giurare sulla sua Bibbia, ma secondo il comitato scolastico le sue politiche si sono rivelate dannose per i nativi americani. Addio a Paul Revere, che con la sua cavalcata di mezzanotte diede l’allarme alle truppe americane prima dello scoppio della rivoluzione. Per la task force sarebbe colpevole di aver preso parte alla “missione Penobscot” contro l’omonima tribù, mentre per gli storici Revere si sarebbe limitato a partecipare a una disastrosa spedizione militare contro gli inglesi. Via la senatrice Dianne Feinstein, primo sindaco donna di San Francisco negli anni 80, colpevole di aver sostituito dal municipio una bandiera confederata distrutta dai manifestanti con una nuova. Ma, come fa notare il San Francisco Chronicle, la senatrice la tolse il giorno successivo per non “riaprire vecchie ferite”, dopo che un suo collaboratore si era lamentato del ritorno della “bandiera della schiavitù”.

 

Nell’elenco di nomi da cancellare compaiono il primo presidente degli Stati Uniti George Washington, l’autore della Dichiarazione d’Indipendenza Thomas Jefferson e il suo successore James Madison, i cui meriti passano in secondo piano rispetto al loro passato da schiavisti. Ha suscitato non pochi dubbi la modalità con cui sono state prese le decisioni: il comitato non si è rivolto a storici o a esperti e l’impressione è che le ricerche siano state fatte in modo approssimativo con il risultato che, messo sul tavolo il nome di Roosevelt, non si sapesse dire se si stesse parlando di Theodore o Franklin Delano.

 

La mozione è passata a fine gennaio con sei voti favorevoli su sette. Ora i genitori e al personale scolastico avranno tempo fino ad aprile per esprimere una preferenza sul nuovo nome, che per il comitato dovrebbe ispirarsi a personaggi positivi come Michelle Obama o Maya Angelou, e sottoporlo nuovamente al comitato. Secondo il S.F.Chronicle, un sondaggio tra i genitori ha mostrato l'80% a favore del cambiamento del nome, ma c’è chi ha messo in discussione la legalità dell’intero processo. L’avvocato Paul D. Scott. ha scritto al presidente del consiglio scolastico chiedendo che la risoluzione venisse abrogata, sostenendo che le modalità adottate non rispettassero il Brown Act, mentre c’è chi ritiene che la priorità ora sia riaprire le scuole e non rinominarle. In questo clima si inserisce anche un altro motivo di scontro: per abbattere ogni forma di razzismo, sono sempre di più le scuole che stanno decidendo o pensando di abolire il test di ingresso di tutte quegli istituti considerati “elitari” che storicamente aprono la strada alla Ivy League.

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