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Idee in circolo

Per una cultura liberale

Carlo Lottieri

Come tutelare le libertà individuali. Ne parliamo il 30 e 31 gennaio a Piacenza

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Nonostante il Covid-19, il “Festival della cultura della libertà” di Piacenza – ormai giunto alla quinta edizione – si terrà anche quest’anno, combinando relatori in presenza e collegamenti streaming. L’obiettivo è quello di mostrare come, adottate le precauzioni opportune, si possa e si debba continuare a vivere, fare cultura e avanzare proposte pure in una situazione come questa, resa tanto complicata dai lockdown governativi. Nei giorni 30 e 31 gennaio, quindi, nelle sale di Palazzo Galli una quarantina di relatori rifletteranno su quali possano essere le strategie più opportune per difendere le libertà dei singoli. Organizzato dall’Associazione dei liberali piacentini “Luigi Einaudi” in collaborazione con Confedilizia, il Foglio ed European Students for Liberty, il festival proverà allora a investigare le possibili strade che i liberali devono percorrere per affermare le loro tesi. A Piacenza ci sarà allora chi mostrerà l’importanza di un’editoria controcorrente, perché se talune idee – pur restando minoritarie – cominciano a essere conosciute e rispettate è anche perché sono sorte case editrici che hanno pubblicato i lavori più importanti di Ludwig von Mises, Frédéric Bastiat, Lord Acton, Lysander Spooner e altri fondamentali interpreti del pensiero liberale.

 

E c’è stato anche chi, con associazioni culturali e think tank, ha trasformato quelle visioni filosofiche e quelle teorie economiche in iniziative concrete, calate nel dibattito civile. Riflettendo su cosa si possa fare per rendere un po’ meno autoritaria e conformista la società italiana, fatalmente si rifletterà anche sulla possibilità di sviluppare una proposta politica in qualche modo liberale e libertaria. Oltre a ciò, alcuni amministratori locali saranno chiamati a raccontare la loro esperienza, evidenziando successi e difficoltà. Una questione cruciale, ovviamente, è quella dei media. Che si tratti della stampa come della televisione, come pure dei social network, è chiaro che le tesi liberali possono essere apprezzate solo se circolano, ed è evidente che a Piacenza uno spazio sarà riservato a fare il punto su una situazione che assai di rado permette alle proposte liberali di essere conosciute. E se i liberali sono pochi e marginali nell’universo dell’informazione (dove prevalgono logiche dirigiste e assistenziali, anche per i rapporti che sussistono tra media e potere), non certo migliore è la situazione in ambito accademico.

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Scorrendo il programma si ha la sensazione che nel corso del festival si finirà, tra le altre cose, per stilare una lunga lista d’intenti, dato che i difensori delle libertà individuali che ancora sopravvivono in questo paese devono imparare a fare di più e meglio: soprattutto nell’attuale situazione emergenziale, che sta vedendo l’intera popolazione abituarsi a non disporre più di diritti fondamentali, da quello di iniziativa a quello di movimento. In tal senso, la crisi connessa al Covid-19 è anche – e forse soprattutto – un problema di libertà negate, dato che in ogni situazione emergenziale il potere è portato a dilatarsi, a soffocare i diritti fondamentali e a moltiplicare gli interventi politici e burocratici. Non solo l’epidemia in corso ha generato quel folle programma di iniziative pubbliche denominato Recovery plan, ma soprattutto ha permesso una gestione di fatto autoritaria della nostra vita, prima ancora che delle nostre relazioni sociali e delle nostre iniziative imprenditoriali.

 

E di questo, ovviamente, a Piacenza si discuterà a più riprese. Il programma indica come sia opportuno fare crescere una certa sensibilità nelle associazioni di categoria e nelle comunità religiose, ma come si debbano anche intraprendere iniziative legali a tutela dei diritti: usando l’ordinamento contro se stesso. E come si debba favorire quell’autogoverno dei territori che, discutendo di strategie per la libertà, forse resta davvero la nostra arma potenzialmente più efficace per indebolire quanti ci governano e per rafforzare il sacrosanto diritto a gestirsi da sé.

 

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