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“Le bambine non possono vedere Dumbo, ma possono essere velate?”

Giulio Meotti

L'affondo della scrittrice iraniana Abnousse Shalmani: "Se in Francia fischi a una donna per strada ti multano, ma puoi velare di nero le bambine"

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“Sono considerate pudiche a due, tre, quattro anni? Questo significa che fin dalla tenera età sono separate dalla Repubblica. E’ insopportabile vedere una bambina di cinque anni con il velo. Dovrebbe essere il nostro ruolo di legislatori proteggere i più vulnerabili”. E’ con queste parole che una deputata del partito di Emmanuel Macron, Aurore Bergé, ha introdotto un emendamento per proibire il velo per le bambine in Francia. La norma è stata respinta per l’opposizione dell’esecutivo ed eliminata dal pacchetto di provvedimenti in discussione sulla legge contro il separatismo islamista. Anche la giornalista di origine marocchina Zineb el Rhazoui ha chiesto al governo di bandire il velo nell’infanzia: “Nessuna bambina in Francia dovrebbe essere privata dei suoi diritti fondamentali, reificata e sottratta alla promessa repubblicana di pari diritti”. 

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“Sono considerate pudiche a due, tre, quattro anni? Questo significa che fin dalla tenera età sono separate dalla Repubblica. E’ insopportabile vedere una bambina di cinque anni con il velo. Dovrebbe essere il nostro ruolo di legislatori proteggere i più vulnerabili”. E’ con queste parole che una deputata del partito di Emmanuel Macron, Aurore Bergé, ha introdotto un emendamento per proibire il velo per le bambine in Francia. La norma è stata respinta per l’opposizione dell’esecutivo ed eliminata dal pacchetto di provvedimenti in discussione sulla legge contro il separatismo islamista. Anche la giornalista di origine marocchina Zineb el Rhazoui ha chiesto al governo di bandire il velo nell’infanzia: “Nessuna bambina in Francia dovrebbe essere privata dei suoi diritti fondamentali, reificata e sottratta alla promessa repubblicana di pari diritti”. 

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Poche ore dopo, “per proteggere i più vulnerabili”, Disney annunciava che “Peter Pan” coi suoi “pellirosse”, “Gli Aristogatti” che fanno il verso agli orientali e “Dumbo” un po’ troppo irrispettoso sulla schiavitù, erano stati eliminati dal servizio streaming per i bambini sotto ai sette anni. 


“Un velo può essere una schiavitù, ma anche una scelta”, dichiarava intanto il Guardasigilli Eric Dupond-Moretti. “Una bambina di due anni – o sei o otto anni – è quindi in grado di fare una scelta”, scrive sull’Express la scrittrice iraniana Abnousse Shalmani, nata a Teheran, arrivata in esilio a Parigi nel 1985 in seguito alla rivoluzione islamica e autrice di “Khomeini, Sade et moi” (Grasset). “E non una scelta qualsiasi: quella di coprire la testa e il corpo per non provocare o eccitare gli uomini”. Scrive Shalmani che fischiare per strada una donna è un reato in Francia, “l’insopportabile ingiunzione patriarcale eterosessuale”, mentre “guardare gli ‘Aristogatti’, ‘Peter Pan’ o ‘La bella e la bestia’ ti trasforma senza dubbio in un futuro nemico dell’umanità, tendenza suprematista bianca. Ma sembra che una ragazzina velata rappresenti l’apice della soddisfazione nelle nostre società malate del cancro  della tolleranza”. Fa denotare non pochi paradossi, Shalmani: “In un momento in cui si apre un dibattito  sull’incesto dopo l’elettroshock del libro di Camille Kouchner, la sessualizzazione dei corpi delle bambine musulmane viene accettata, difesa e applaudita”. 


Così, il “fecondo connubio di continua indignazione e postura multiculturalista”, come lo chiama la scrittrice iraniana, nasconde la verità, “mentre la realtà svanisce davanti al mostro della ‘tolleranza’ che lo ha messo alla luce”. Ricorda che quando è apparso l’hashtag #MeToo è scoppiato uno scandalo nel Regno Unito, “mai denunciato dalle neofemministe, ipnotizzate dalla modestia islamista vittimizzata e che avrebbe dovuto proteggerle dall’orco bianco eterosessuale, fonte di ogni ingiustizia”. A Rochdale, cinquanta  adolescenti (bianche) sono state costrette a prostituirsi da una gang di  britannici di origine pakistana. La polizia di Manchester si è scusata per non avere osato indagare per paura di essere considerata razzista. “La giovane Mila viene abbandonata sullo stesso altare”, dice Shalmani. Lo stesso silenzio accompagna le vittime di Tariq Ramadan e le bambine “costrette a coprirsi di nero”.
Conclude Shalmani che “l’‘inclusività’ è diventata l’altro nome della censura, promuove il determinismo e nega la libertà”. Più iraniani che illuministi.

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