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“Transfobo”. Le Monde lo censura e il vignettista Xavier Gorce si dimette

“I giornali stanno cedendo al moralismo dei social", dichiara il vignettista celebre per i pinguini

Giulio Meotti

"La libertà non si negozia". Intanto Alain Finkielkraut, licenziato dalla trasmissione su Lci, accusa: "Non è il potere politico che è liberticida, è il potere dei media, schiavo dell’isteria del tempo"

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“Annuncio la mia immediata decisione di non lavorare più  per il Monde, una decisione personale, unilaterale e definitiva. La libertà non si negozia”. E’ con questo tweet che Xavier Gorce, famoso vignettista del Monde, ha rassegnato le dimissioni dal maggiore quotidiano francese. Poi una frase di Jean-François Revel: “Il marxismo ieri, il neoprogressismo oggi, con il pretesto di riparare le vere ingiustizie, tendono a sostituire un’ideologia dominante con un’altra. La nuova borghesia neo-progressista, presentando il razzismo e il sessismo come  sistemici nel mondo occidentale, si esonera da ogni responsabilità, ottiene l’appoggio incondizionato del ‘dominato’ e giustifica il suo dominio morale”. 

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“Annuncio la mia immediata decisione di non lavorare più  per il Monde, una decisione personale, unilaterale e definitiva. La libertà non si negozia”. E’ con questo tweet che Xavier Gorce, famoso vignettista del Monde, ha rassegnato le dimissioni dal maggiore quotidiano francese. Poi una frase di Jean-François Revel: “Il marxismo ieri, il neoprogressismo oggi, con il pretesto di riparare le vere ingiustizie, tendono a sostituire un’ideologia dominante con un’altra. La nuova borghesia neo-progressista, presentando il razzismo e il sessismo come  sistemici nel mondo occidentale, si esonera da ogni responsabilità, ottiene l’appoggio incondizionato del ‘dominato’ e giustifica il suo dominio morale”. 

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I celebri pinguini di Gorce dovranno trovare altri lidi, dopo che la direzione del Monde si era scusata con i lettori per avere pubblicato una sua vignetta che aveva suscitato reazioni virulente sui social, ammettendo   che “non avrebbe dovuto essere pubblicata”. La vignetta mostra un giovane pinguino che chiede a un altro: “Se ho subìto un abuso dal fratellastro adottivo della compagna di mio padre trans diventato mia madre, si tratta di incesto?”.

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Accusato di “transfobia”, Gorce è stato travolto dall’emozione suscitata dal libro di Camille Kouchner, che  denuncia il patrigno, il famoso politologo Olivier Duhamel, di avere aggredito sessualmente suo fratello gemello quando aveva quattordici anni, alla fine degli anni Ottanta. “Invece di invocare la libertà di espressione, di dire ‘siamo Charlie, non ci importa di niente’, il Monde si sottomette  al branco”, commenta Elisabeth Lévy, direttrice di Causeur. “La nostra epoca pretende di amare la sovversione, la trasgressione, la provocazione, ma dispiega in ogni momento uno spaventoso spirito serioso e di censura”. Solo alcuni soggetti possono essere irrisi: Marine Le Pen, la destra, la chiesa, i reazionari… Natacha Polony, direttrice di Marianne, fa notare che anche il New York Times ha interrotto  la pubblicazione di tutte le vignette, perché rischiavano sempre di ferire qualcuno. Dopo gli attacchi contro Charlie Hebdo, molti giornali hanno rinunciato a pubblicare le vignette al centro della strage, perché avrebbero “offeso i musulmani”. Si impone ovunque “una visione moralistica della satira”, dice Polony. 

  
Parlando con il Point, Gorce spiega che il problema è profondo: “I giornali non resistono alla pressione dei social”. Nei giorni scorsi un’altra testa è rotolata sul caso Duhamel. Alain Finkielkraut,  polemista e filosofo, è stato licenziato da Lci, dove era ospite fisso della trasmissione  “24h Pujadas”. “Certo è un crimine abominevole”, aveva detto Finkielkraut del caso Duhamel. “Ma c’è stato consenso? A che età possiamo dire che non è consenziente? C’è stata o no una forma di reciprocità? Ogni volta che si cerca di fare delle distinzioni, suona come un’assoluzione. Ogni volta che si cercano degli elementi specifici, si è accusati di complicità con il crimine”. 

  
Dopo il licenziamento, Finkielkraut si è difeso sempre sul Point: “Ho contrapposto la giustizia penale alla giustizia dei media. La prima fa distinzioni, la seconda le abolisce tutte”. Spiega che, a differenza delle precedenti polemiche che lo avevano visto protagonista, stavolta i microfoni si sono tutti spenti. “Dopo il mio  licenziamento, nessuno mi ha invitato. Silenzio radio, è il caso di dirlo”. Ha scritto un testo per difendere il proprio onore. “E’ stato rifiutato ovunque. L’ho inviato ai miei amici e conoscenti. Alcuni lo hanno messo sulla loro pagina Facebook. E’ stato il mio primo samizdat”. Come Gorce, Finkielkraut ne fa una questione generale: “Non è il potere politico che è liberticida, è il potere dei media, esso stesso schiavo dell’isteria del tempo. Sono stato ingenuo nel dimenticare che i social ora dettano legge. Se riapparirò in televisione, mi censurerò”. Si era capito subito dopo Charlie che la festa della libertà di espressione organizzata  dai correttissimi era in realtà il suo funerale.
 

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