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“Difendiamo le libertà europee o sarà la sottomissione al fascismo dell'Islam politico”

“L’islamismo è più pericoloso del Covid", ci dice l'imam Chalghoumi

Giulio Meotti

Intervista all’imam Chalghoumi, alleato di Macron contro gli islamisti. Vive sotto scorta: “Ho dovuto allontanare la mia famiglia”. Esce oggi il suo libro "Les Combats d’un imam de la République"

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“Quando arrivai in Francia ero pieno di ideali. Ma ho trovato arabi senza radici che volevano diventare più europei degli europei ed europei che volevano diventare più arabi degli arabi! Sono rimasto scioccato dal grande vuoto di significato e di valori”. Si apre così Les Combats d’un imam de la République, il libro di Hassen Chalghoumi anticipato ieri dal Point. 
Lui è l’imam di Drancy protetto come un capo di stato. Dialogando con lo storico Stéphane Encel, Chalghoumi nel libro spiega che “il discorso dei Fratelli musulmani è trionfante”, che “è necessario avere l’onestà di parlare dei crimini perpetrati contro le tribù ebraiche all’epoca del Profeta”, che “non c’è razzismo di stato in Francia”, che “il terrorista non è un dannato della terra”, che “i potenziali terroristi stanno solo dormendo” e che l’odio per Israele è la causa che accomuna una ummah altrimenti destinata alla divisione. “Senza una causa palestinese, la maggior parte degli islamisti non esisterebbe  più. Sono tra coloro che riconoscono l’esistenza di Israele, il suo diritto a esistere in pace. Quando vediamo il successo dell’economia israeliana, come non farsi turbare dalla miseria palestinese, i miliardi dati dall’Unione europea e dai paesi arabi? Dove sono andati a finire?”. Fin dalle prime righe si capisce perché gli islamisti lo odino e la gauche multiculturale lo guardi con sospetto. 

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“Quando arrivai in Francia ero pieno di ideali. Ma ho trovato arabi senza radici che volevano diventare più europei degli europei ed europei che volevano diventare più arabi degli arabi! Sono rimasto scioccato dal grande vuoto di significato e di valori”. Si apre così Les Combats d’un imam de la République, il libro di Hassen Chalghoumi anticipato ieri dal Point. 
Lui è l’imam di Drancy protetto come un capo di stato. Dialogando con lo storico Stéphane Encel, Chalghoumi nel libro spiega che “il discorso dei Fratelli musulmani è trionfante”, che “è necessario avere l’onestà di parlare dei crimini perpetrati contro le tribù ebraiche all’epoca del Profeta”, che “non c’è razzismo di stato in Francia”, che “il terrorista non è un dannato della terra”, che “i potenziali terroristi stanno solo dormendo” e che l’odio per Israele è la causa che accomuna una ummah altrimenti destinata alla divisione. “Senza una causa palestinese, la maggior parte degli islamisti non esisterebbe  più. Sono tra coloro che riconoscono l’esistenza di Israele, il suo diritto a esistere in pace. Quando vediamo il successo dell’economia israeliana, come non farsi turbare dalla miseria palestinese, i miliardi dati dall’Unione europea e dai paesi arabi? Dove sono andati a finire?”. Fin dalle prime righe si capisce perché gli islamisti lo odino e la gauche multiculturale lo guardi con sospetto. 

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Chalghoumi è l’imam che più sta sostenendo Emmanuel Macron nel suo progetto di legge contro il “separatismo islamista”. “Questa legge non è contro i musulmani, ma contro gli islamisti. Se il governo non risponde in questo modo, andremo verso la guerra civile. C’è un aumento dell’odio e del razzismo”. Per questo l’imam sta pagando un prezzo altissimo. “Le minacce sono state numerose negli ultimi quindici anni”, ci racconta Chalghoumi. “Ho una fatwa sulla testa, come Salman Rushdie. Ricevo centinaia di minacce: Isis, Hezbollah, al Qaida, Jabat al Nusra, tutti chiedono la mia morte, per non parlare delle molestie quotidiane e di diverse aggressioni fisiche a me e alla mia famiglia. Ero in Tunisia e venni individuato da due franco-tunisini nel mio hotel a Tunisi. Hanno gridato ‘Chalghoumi il sionista’ e hanno iniziato a colpirmi. Ho avuto diversi traumi, mia moglie venne aggredita assieme a uno dei miei figli di tredici anni, che ha ricevuto un pugno al petto. Sono stato ricoverato per una settimana all’ospedale militare di Parigi, quasi in coma. Durante gli attentati al Bataclan, un gruppo di persone incappucciate è venuto a casa mia a Drancy. Sono stati messi in fuga dalla polizia. Non possiamo più tornare indietro. Questa fatwa è per la vita. Sono stato in posti in cui non avrei mai pensato di essere riconosciuto, ma, mentre camminavo per strada, ho sentito gridare ‘Chalghoumi!’. Quando andavo nei centri commerciali a Parigi – cosa che ora evito – la polizia in borghese responsabile della mia protezione mi ha detto che dozzine di persone si sono voltate e so che senza di loro sarei stato colpito”. 


Le minacce contro l’imam sono aumentate dopo la decapitazione di Samuel Paty, quando Chalghoumi si è presentato davanti ai cancelli della scuola media di Conflans-Sainte-Honorine, dove insegnava Paty, per chiedere scusa alla Francia e alla famiglia del professore. “Ho ricevuto una fatwa da al Qaida che diceva che, dato che condividevo le idee di questo insegnante, avrei dovuto unirmi a lui e incontrare lo stesso destino. Il mio dichiarato amore per lo spirito della Francia, il mio islam spirituale, il mio rifiuto di ridurre i musulmani a vittime eterne e le mie buone relazioni con Israele, mi hanno posto sotto questa fatwa”. 

 

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A spingere l’imam Hassen Chalgoumi a scrivere il libro è stata l’urgenza del momento. “La situazione attuale mi ha motivato”, aggiunge al Foglio il religioso di Drancy. “La mia fede è in armonia con la Repubblica. La Francia, come l’Europa, continua ad essere attaccata. E’ una lotta di civiltà. O difendiamo i valori dell’emancipazione e della tolleranza europea, oppure accettiamo la sottomissione all’ideologia fascista dell’islam politico. Di fronte a questa alternativa, non posso restare in silenzio. Il silenzio è una forma di complicità. Quanti musulmani sono felici di godere di tutte le benedizioni che abbiamo in Europa. Eppure, non si rendono conto che tutto questo è il prodotto di molti secoli. E che tutto questo può finire. Lo faccio per loro, anche se non ne sono consapevoli. Lo faccio per i miei figli. E per tutti i francesi. Lo faccio per la Francia, che ci dà tanto. Hanno messo della benzina sulla mia macchina... Per fortuna non ha bruciato, ma c’è stato un trauma per la mia famiglia. Mia moglie è un sostegno immancabile, crede nella battaglia, ma sono stato costretto a tenerli lontani dalla moschea in modo che gli islamisti non li vedessero. Hanno anche cercato di ottenere delle foto di mia moglie per metterle sui social. E’ una tensione quotidiana e permanente”. 


Il tempo gioca a vantaggio degli islamisti. “C’è ancora speranza, ma siamo in ritardo” ci dice Chalghoumi. “L’islamismo è più pericoloso del Covid. Gli è stato permesso di prendere piede. E sta devastando la gioventù. Quando una percentuale significativa di giovani musulmani considera la sharia superiore alle leggi della Repubblica, la situazione è preoccupante. La reazione delle autorità  e della società deve essere forte. Dobbiamo lottare contro le interferenze straniere. Abbiamo bisogno di cooperazione a livello europeo. E’ necessario organizzare un islam dei lumi per farne un baluardo.  Duemila persone sono partite per la Siria e l’Iraq. Da cinque a diecimila sono i profili identificati come pericolosi. Ci sarà un prezzo da pagare. Ci saranno rotture. Ma la libertà e la sicurezza di tutti sono più importanti della libertà di pochi”. Shukran.
 

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