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I due ungheresi che hanno fondato Hollywood

Micol Flammini

Adolph Zukor e Vilmos Fuchs sono i signori della Paramount e della Fox Corporation, senza di loro non ci sarebbe il cinema americano, ma di questo l'Ungheria sa molto poco. Una damnatio memoriae che ha a che vedere con storia, guerra e regimi

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Hollywood inizia a Zemplén, una regione che in Ungheria è famosa soprattutto per il vino, ma questo, secondo alcuni giornalisti e storici ungheresi, gli ungheresi non lo sanno. Che il regno del cinema non ci sarebbe senza gli europei è cosa nota, e a noi europei piace anche ripeterlo spesso, ma, scendendo ancora di più nei dettagli, non basta dire che è tutto merito degli europei, perché molto si deve a due in particolare: senza la vita romanzesca di due ungheresi probabilmente Hollywood non sarebbe mai esistita, oppure avrebbe avuto un’altra storia, meno favolosa. 

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Hollywood inizia a Zemplén, una regione che in Ungheria è famosa soprattutto per il vino, ma questo, secondo alcuni giornalisti e storici ungheresi, gli ungheresi non lo sanno. Che il regno del cinema non ci sarebbe senza gli europei è cosa nota, e a noi europei piace anche ripeterlo spesso, ma, scendendo ancora di più nei dettagli, non basta dire che è tutto merito degli europei, perché molto si deve a due in particolare: senza la vita romanzesca di due ungheresi probabilmente Hollywood non sarebbe mai esistita, oppure avrebbe avuto un’altra storia, meno favolosa. 

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Adolph Zukor e Vilmos Fuchs erano originari di Ricse e di Tolcsva, nella zona di Zemplén e negli anni Ottanta tutti e due lasciarono l’Europa per trasferirsi negli Stati Uniti. Zukor era rimasto orfano, aveva quindici anni quando se ne andò e appena arrivato in America lavorò per un po’ in un negozio di pellicce e poi entrò in società in una delle prime sale giochi dell’epoca. Lì iniziò a vedere i primi cortometraggi, e un’idea, con tutte quelle immagini davanti agli occhi,  deve avergli iniziato a ronzare per la testa e poco meno di dieci anni dopo, dopo tante scene viste e riviste e chissà immaginate, decise di comprare i diritti di distribuzione di “La regina Elisabetta”, interpretata da Sarah Bernhardt, un film ovviamente muto, come muto sarà il primo lungometraggio americano, “The Prisoner of Zenda”, prodotto da Zukor ancora prima di fondare, assieme a Jesse L. Lasky, la Paramount Pictures. Tutto in silenzio, soltanto immagini, perché è all’altro ungherese, Fuchs, che è invece legata la storia del suono. 

 

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Vilmos Fuchs aveva un’altra storia, era arrivato negli Stati Uniti con tutta la famiglia, e non ci sono pellicce né sale giochi nel suo passato, c’era un’azienda di famiglia, venduta per darsi al cinema. Comprò una sala a Brooklyn e siccome Fuchs era molto meno attaccato di Zukor alle sue origini ungheresi, il suo nome lo aveva già cambiato in Fox ed è da quella sala di Brooklyn che inizia a mettere su la Fox Corporation, e vince anche un Oscar nel 1929 come produttore di “Aurora”, film di Friedrich Murnau. Anche Zukor venti anni dopo vincerà un Oscar e dalla sua, rispetto a Fuchs ha anche una stella lungo  Hollywood Boulevard. Se Zukor era tanto attaccato al suo essere ungherese, talmente tanto da aver rincorso la sua patria persino sposando una donna ungherese e appendendo nel suo studio la frase: “Non è sufficiente essere ungherese, ma può aiutare”, per Fox quella patria lontana era poco più di un ricordo. Tutti e due hanno scritto una biografia, Zukor per raccontare Hollywood e  i propri problemi economici, Fox per raccontare  se stesso, raccogliendo materiale d’archivio e sue interviste e  una fine molto silenziosa: è morto dopo un incidente mentre la sua compagnia e il cinema erano attraversati da una crisi molto dura.

 

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Nonostante l’America li consideri tra i fondatori di Hollywood, per qualcuno ne sono i veri fondatori, la loro memoria in Ungheria è stata dimenticata. C’entra il tempo, c’entra un’Ungheria che non era ancora Ungheria, due guerre mondiali di mezzo, il nazismo e l’origine ebraica dei due. Di loro gli ungheresi sanno ben poco e non hanno neppure avuto modo di inorgoglirsi troppo per il fatto di aver fondato l’universo del cinema. Qualcuno ha pensato che non fosse giusto, che fosse il caso di far sapere all’Ungheria che senza due ungheresi Hollywood non sarebbe stata Hollywood. Ci hanno pensato Tamás Kollárik e Sándor Takó,  esperti di cinema che hanno rimesso in fila la vita dei due, le biografie, le traversate dell’Atlantico, hanno incrociato le loro avventure, si sono addentrati in un universo  letterario che ha prodotto le prime opere in ungherese su Zukor e Fuchs. Quando i due erano famosi, in Ungheria erano ancora in vigore le leggi razziali e sia Zukor sia Fuchs erano ebrei. Poi, una volta arrivati i comunisti, i due produttori erano diventati  traditori, comprati dall’America  e dal capitalismo, quindi non degni di essere ricordati tra i talenti ungheresi. Adesso, in questa nuova Ungheria, che sembra sempre così chiusa e con poca voglia di avventura, nell’epoca di Orbán, i due autori sperano di risollevare Zukor e Fichs dalla damnatio memoriae. 

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