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Ripartire dalla cultura non è uno slogan, è un modello di cambiamento

Maurizio Crippa

Giovedì 17 lo streaming dell’evento del Foglio e Intesa Sanpaolo

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Gli Amanti, quelli velati, che René Magritte dipinse nel 1928  sono una delle immagini più rilanciate dai social in questi mesi di clausure forzate. L’impossibilità di vedere ciò che si ama, ciò che è bellezza, è un trauma non secondario tra gli effetti prodotti dalla pandemia. Ma il quadro di Magritte è al MoMA di New York, si potrebbe andare a vederlo, se si potesse viaggiare liberamente. Così gli Amanti che non possono vedere sono metafora inquieta anche per i nostri musei, le gallerie, i luoghi di cultura ancora chiusi e in cerca di strategie e idee per affrontare un futuro che sarà in ogni caso diverso. Non è soltanto la depressione per una forma di piacere  che ci viene temporaneamente negata. C’è qualcosa di cruciale soprattutto per il nostro paese, che di arte e cultura è intessuto e vive. Riaprire i luoghi, rilanciare al più presto la cultura – in attesa che ritorni un nuovo turismo, ma sostenibile – è essenziale per la ripresa dell’Italia. Economica, sociale, di crescita. Senza arte e cultura siamo più poveri come individui, e senza un volano essenziale per l’attrattività delle nostre città  siamo più poveri di mezzi per ripartire. In queste settimane si parla molto di shopping e feste natalizie. Ma si deve avere la lungimiranza di mettere a tema nazionale anche il futuro culturale. Il Foglio questa attenzione ce l’ha, e per questo, in partnership con Intesa Sanpaolo, ha realizzato un evento per discuterne. Un convegno, che giovedì 17 dicembre sarà possibile seguire in streaming sul sito e la pagina Facebook del Foglio e sui siti di Intesa Sanpaolo e Ansa. Un pomeriggio di idee con un titolo esplicito e propositivo: “Ripartiamo dall’arte e dalla cultura”. 

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Gli Amanti, quelli velati, che René Magritte dipinse nel 1928  sono una delle immagini più rilanciate dai social in questi mesi di clausure forzate. L’impossibilità di vedere ciò che si ama, ciò che è bellezza, è un trauma non secondario tra gli effetti prodotti dalla pandemia. Ma il quadro di Magritte è al MoMA di New York, si potrebbe andare a vederlo, se si potesse viaggiare liberamente. Così gli Amanti che non possono vedere sono metafora inquieta anche per i nostri musei, le gallerie, i luoghi di cultura ancora chiusi e in cerca di strategie e idee per affrontare un futuro che sarà in ogni caso diverso. Non è soltanto la depressione per una forma di piacere  che ci viene temporaneamente negata. C’è qualcosa di cruciale soprattutto per il nostro paese, che di arte e cultura è intessuto e vive. Riaprire i luoghi, rilanciare al più presto la cultura – in attesa che ritorni un nuovo turismo, ma sostenibile – è essenziale per la ripresa dell’Italia. Economica, sociale, di crescita. Senza arte e cultura siamo più poveri come individui, e senza un volano essenziale per l’attrattività delle nostre città  siamo più poveri di mezzi per ripartire. In queste settimane si parla molto di shopping e feste natalizie. Ma si deve avere la lungimiranza di mettere a tema nazionale anche il futuro culturale. Il Foglio questa attenzione ce l’ha, e per questo, in partnership con Intesa Sanpaolo, ha realizzato un evento per discuterne. Un convegno, che giovedì 17 dicembre sarà possibile seguire in streaming sul sito e la pagina Facebook del Foglio e sui siti di Intesa Sanpaolo e Ansa. Un pomeriggio di idee con un titolo esplicito e propositivo: “Ripartiamo dall’arte e dalla cultura”. 

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Come ama sempre ricordare Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, che sarà il primo dei relatori, il gruppo bancario che ha contribuito a formare ha posto la promozione della cultura come un suo compito istituzionale: non solo come un veicolo d’immagine. Come dimostrano il lavoro del suo settore Arte, Cultura e Beni storici e le sue Gallerie d’Italia. L’idea che arte e cultura, quando vengono valorizzate e messe a disposizione di tutti, diventano un “bene pubblico”. E’ anche la convinzione del Foglio, e in questo momento di difficoltà è ancora più importante rilanciare non solo la parola “cultura” come contenitore astratto, ma aiutare chi investe su di essa: sia lo stato e le pubbliche amministrazioni, che ne hanno il dovere, sia tutti gli attori privati –  che contribuiscono a quel bene “pubblico”. Il dialogo di giovedì proverà ad affermare che bisogna farlo in un modo nuovo, liberando tutte le energie che il paese possiede.

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Per parlarne con concretezza e autorevolezza, personalità di primo piano  si alterneranno sul palco di una location d’eccezione: dietro a loro,  alle Gallerie d’Italia di Milano, le tele del Tiepolo radunate per la mostra “Tiepolo. Venezia, Milano e l’Europa” inaugurata il 30 ottobre e in attesa di ripartire. Oltre a Bazoli e a Michele Coppola, direttore del settore Cultura di Intesa Sanpaolo, ci saranno i direttori delle Gallerie Estensi di Modena Martina Bagnoli, della Pinacoteca di Brera James Bradburne, delle National Gallery di Londra Gabriele Finaldi e di Artissima Torino Ilaria Bonaccossi: a loro raccontare come il lockdown ha stimolato la trasformazione  digitale dei musei, con la scoperta di nuovi strumenti e modi per cui i musei non sono rimasti semplicemente “chiusi”, ma hanno saputo offrire una fruizione differente. Ma non solo: è urgente la domanda sul “come” diventeranno questi luoghi, non più scrigni dove custodire tesori, ma spazi aperti e condivisi. Ne parleranno architetti che su questa visione da tempo lavorano, come Michele De Lucchi e Umberto Napolitano e il curatore d’arte, nonché responsabile del nostro Foglio Arte, Francesco Stocchi. Perché non si tratterà soltanto di mettere a disposizione nuovi canali, ma di farli “vivere” al pubblico in modi differenti, come dirà, pensando al suo amato teatro ma non solo a quello, Andrée Ruth Shammah, presente alla tavola rotonda. 

    
Come sarà la ripartenza attraverso l’arte e la cultura? E’ la domanda cui chiederemo di rispondere al direttore generale dei musei del Mibact, Massimo Osanna, all’assessore alla Cultura di Milano, Filippo Del Corno e al suo omologo per la Regione Lombardia, Stefano Bruno Galli. Non una domanda retorica o puramente rivendicativa, ma una domanda che in questo lavoro comune il Foglio e Intesa Sanpaolo intendono porre come una prospettiva per il  nostro paese. Occorre liberare le forze, superare i compartimenti stagni, scommettere su un’arte e una cultura che sono sempre “bene pubblico”, ricchezza che va restituita e valorizzata per il bene di tutti.
 

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