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Il club delle scrittrici

Mariarosa Mancuso

Alessandro Laterza non ne vede più, si è fermato alla Morante. E giù botte social da chi prospera su un vorticoso giro di recensioni incrociate

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Cose da obiettare, all’ormai famigerato tweet di Alessandro Laterza, ce n’erano parecchie. Per esempio, il tirare il sasso e nascondere la mano che induce a parlare di stile, ma piazzando la parola tra virgolette, come una timida sciampista che per la prima volta si affacci al meraviglioso mondo delle lettere. Per esempio, la sconsiderata affermazione che “trama, personaggi, soggetto sono marginali”: via maestra per ripiombare nella “prosa d’arte” che rende insopportabili tanti libri ben posizionati nella storia della letteratura patria. Per esempio, le modeste letture che fanno nominare con rispetto Natalia Ginzburg e Elsa Morante, dimenticando che “La storia” fu il libro più stroncato del Dopoguerra italiano.

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Cose da obiettare, all’ormai famigerato tweet di Alessandro Laterza, ce n’erano parecchie. Per esempio, il tirare il sasso e nascondere la mano che induce a parlare di stile, ma piazzando la parola tra virgolette, come una timida sciampista che per la prima volta si affacci al meraviglioso mondo delle lettere. Per esempio, la sconsiderata affermazione che “trama, personaggi, soggetto sono marginali”: via maestra per ripiombare nella “prosa d’arte” che rende insopportabili tanti libri ben posizionati nella storia della letteratura patria. Per esempio, le modeste letture che fanno nominare con rispetto Natalia Ginzburg e Elsa Morante, dimenticando che “La storia” fu il libro più stroncato del Dopoguerra italiano.

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Le colpe: aveva trama e personaggi, i critici (impegnati e di sinistra soprattutto) trovavano la cosa intollerabile. Aveva anche tirature e vendite da bestseller, segno che era piaciuto ai lettori, variabile che per un editore dovrebbe pur contare qualcosa. Su questi punti avremmo volentieri attaccato. Non riusciamo invece ad appassionarci alle vibrate proteste che lo hanno accusato di sessismo, giacché sottovaluta e trascura le importanti scrittrici italiane di questi anni. Promossa, la vibrata protesta, dalle scrittrici medesime, che hanno avuto cura in questi anni di autoproclamarsi tali – nonché decisive per le sorti della letteratura mondiale – con un vorticoso giro di recensioni incrociate. Peccato non farci trovare pronte, da un po’ stiamo mettendo insieme i materiali per un’infografica che mostri chi recensisce chi, e quante volte.

 

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Chiamiamola modernità, già anticipata da Karl Kraus nella vecchia Vienna di inizio Novecento: “In principio era la copia per recensione, e uno la riceveva dall’editore. Poi scriveva una recensione. Poi scriveva un libro, che l’editore riceveva e rispediva come copia per recensione. Il prossimo a cui arrivava faceva lo stesso. Così è nata la letteratura moderna”. Mischiata con il femminismo della lagna e del “non ci considerano abbastanza” ha un effetto ancor più disastroso. Della mancanza di ironia diremo un’altra volta, è talmente clamorosa che qui non ci sta. Ovvio che non tutte possono essere scrittrici che il mondo ci invidierà, se non altro per una questione di numero (sennò le storie letterarie, genere in via d’estinzione, dovrebbero essere spesse come l’elenco del telefono – si sarebbe detto quando c’erano le une e gli altri).

 

Ci sarebbe da considerare il margine di errore, gli abbagli critici esistono e ben figurare sulla copertina di un settimanale non offre garanzie. Senza sottovalutare il fatto che i libri delle scrittrici in questione capita di leggerli, senza mai trovarli somiglianti alle liricheggianti recensioni. Un giorno intero a prendersi palettate di merda – preferite shitstorm che fa più fine? – e Alessandro Laterza (amministratore delegato della casa editrice di famiglia, non uno che passava per caso) si scusa con un altro tweet. Mossa insulsa, dettata dal comandamento “mai metterti contro una donna, figuriamoci una sciame di scrittrici, puoi soltanto perdere con ignominia”.

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Mai mettersi contro le lettrici di Elena Ferrante (chiunque sia, e noi da anni speriamo che sia maschio). Mai mettersi contro chi ambisce a diventare Elena Ferrante, e intanto fa rete rosa, può sempre essere utile. Mai mettersi contro Elena Ferrante medesima (altra colpa di cui Alessandro Laterza si è macchiato), proprio quando elenca sul Guardian le sue 40 scrittrici preferite. Le reazioni sono spropositate (ché a dire isteriche si rischia la lapidazione). Scusarsi è come darla vinta ai bambini, quando fanno troppi capricci.

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