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Cos'è "Old Man Repeller", roccaforte contro la cancel culture

Valeria Sforzini

C'era una volta il blog di moda Man Repeller, un invito a vestirsi per se stessi, seguendo il proprio gusto, a prescindere dagli sguardi esterrefatti dei passanti, in particolare degli uomini. Ma non era abbastanza "inclusivo". Dopo la sua defenestrazione mediatica, sull’onda del movimento Black Lives Matter, due ragazzel'hanno riportato in vita

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Avete mai pensato di indossare un paio di calzine rosa con dei sandali gialli in camoscio con piume e swarowski? O un abito svolazzante con una stampa a limoni abbinato a una pelliccia in faux-fur a righe bianche e nere, magari con mocassini in velluto rosso e gambaletti grigi? Leandra Medine si. Ne ha scritto, lo ha postato e ha trasformato un esperimento di stile in un invito a vestirsi per se stessi, seguendo il proprio gusto, a prescindere dagli sguardi esterrefatti dei passanti, in particolare degli uomini. È così che è nato il sito “Man Repeller”, il cui nome è stato scelto alla luce dell’effetto repellente che molti trend amati dalle donne hanno sugli uomini (dagli occhiali da nerd soprannominati ironicamente da Medine “birth control glasses”, agli zoccoli muccati). Oggi, a dieci anni di distanza dalla creazione del suo blog personale, dopo aver toccato vette di popolarità, Leandra Medine è diventata l’ennesima icona da cancellare.

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Avete mai pensato di indossare un paio di calzine rosa con dei sandali gialli in camoscio con piume e swarowski? O un abito svolazzante con una stampa a limoni abbinato a una pelliccia in faux-fur a righe bianche e nere, magari con mocassini in velluto rosso e gambaletti grigi? Leandra Medine si. Ne ha scritto, lo ha postato e ha trasformato un esperimento di stile in un invito a vestirsi per se stessi, seguendo il proprio gusto, a prescindere dagli sguardi esterrefatti dei passanti, in particolare degli uomini. È così che è nato il sito “Man Repeller”, il cui nome è stato scelto alla luce dell’effetto repellente che molti trend amati dalle donne hanno sugli uomini (dagli occhiali da nerd soprannominati ironicamente da Medine “birth control glasses”, agli zoccoli muccati). Oggi, a dieci anni di distanza dalla creazione del suo blog personale, dopo aver toccato vette di popolarità, Leandra Medine è diventata l’ennesima icona da cancellare.

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La defenestrazione mediatica è avvenuta sull’onda del movimento Black Lives Matter quando Medine è stata accusata di aver licenziato due dipendenti di colore. A questo si sono aggiunte critiche per i contenuti del suo profilo personale e del sito, considerati incapaci di essere inclusivi e destinati a un solo tipo di donna: bianca, eterosessuale e benestante. La fondatrice ha fatto un passo indietro, chiudendosi in un silenzio social, come impongono le norme non scritte di Instagram. Dal nome della testata è stato tagliato il “Man”, trasformandolo in: “Repeller”. Gli articoli, pur cercando di mantenere lo stile giocoso del passato, hanno puntato sull’inclusività, per non perdere il proprio pubblico. Ma è servito a poco: Repeller ha chiuso definitivamente e dal 26 ottobre 2020 non viene più aggiornato.

  

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"Per noi è stata la fine di un’era", spiegano al Foglio Grace Avery e Sian Frances, due ragazze di 24 anni che hanno creato il profilo Instagram “Old Man Repeller” per difendere la memoria di quello che il sito di Leandra Medine aveva significato per loro e per evitare che la community che si era creata attorno alla sua figura in dieci anni si sciogliesse. Le due fondatrici si sono conosciute in Australia un anno fa, quando Frances, inglese, dell’Hampshire, aveva già terminato il proprio percorso di studi in Moda e Avery, di Sidney, stava concludendo il suo in Fashion Business. Hanno deciso di creare il profilo “Old Man Repeller” a settembre, nel giro di una notte, dopo il rebranding del sito. In poco più di due mesi, condividendo foto di look storici di Leandra e vecchi post del blog, hanno raggiunto 33mila followers in tutto il mondo. "Non volevamo che quello che lo rendeva speciale andasse perso – spiega Sian Frances - L’intero concetto di non aver bisogno di ottenere una validazione dall’esterno, ma di decidere solo in base al proprio gusto personale, aveva un valore. Penso che molte persone si identificassero con il vecchio Man Repeller. Probabilmente non si allineava a tutti, ma noi non volevamo perdere quella parte di seguito". Una sorta di roccaforte contro la “cancel culture” di una figura che è stata l’icona di una generazione.

 

"Eravamo combattute – spiega Grace Avery – Ma penso che si debba stare molto attenti sui social network a non elevarsi a polizia della moralità, senza sforzarsi di capire perché le persone facciano determinate cose. Sta diventando un mondo in bianco e nero". Old Man Repeller è anche un modo per dimostrare l’esistenza di zone grigie: "Io e Grace abbiamo la stessa visione sulla cancel culture – commenta Sian Frances – non è sana e non è realistica. Oggi esistono dei profili con un seguito gigantesco che si elevano a moralizzatori. Mettono alla gogna chi ha commesso un errore e lasciano che i loro followers facciano il resto. È giusto che chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità, ma c’è una sostanziale differenza tra chi nega la necessità di un cambiamento e chi fa un passo falso cercando di correggersi".

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Il blog di Leandra Medine aveva in qualche modo anticipato molte delle tendenze che oggi stanno alla base della bellezza inclusiva. “Man Repelling è un atteggiamento. È uno stato di esistenza. Non si tratta di farsi i capelli, arricciare le ciglia. Non riguarda quello che si indossa – scriveva Medine in uno dei suoi post – È il perché e come si fanno queste cose. Forse, ancora più importante, è una lettera d'amore all'individualità, che si manifesta in modi molto diversi”. Leandra Medine ha creato il suo sito nel 2010, prima che nascesse Instagram, mentre stava ancora frequentando l’ultimo anno del master in giornalismo alla New School University. In dieci anni il suo pubblico è esploso. Il sito si è ingrandito, trasformandosi da piccolo blog a redazione con oltre 50 dipendenti.

 

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"Man Repeller è nato come un blog personale – spiegano – era normale che non potesse riflettere le esigenze di tutti. Credo che le persone si aspettassero più diversity all’interno dello staff e un cambiamento era certamente necessario, ma penso che il messaggio dietro al sito, quando ha iniziato a espandersi, fosse davvero inclusivo. La sensazione è stata quella che volessero tirare una riga e ripartire da zero. Noi lo accettavamo per quello che era, ma eravamo curiose di vedere dove sarebbe arrivato. Purtroppo non è stato possibile".

  

 

“Man Repeller è uno stato d’animo. Non vendiamo corpi, vendiamo idee” era uno dei mantra di Medine, che Grace Avery e Sian Frances hanno conosciuto per la prima volta quando avevano quasi vent’anni. "Quando sei una ragazza giovane riponi molta importanza in cose che stanno al di fuori di te, come nel caso di Man Repeller: gli uomini – racconta Avery – E questo blog rappresentava una sorta di promemoria costante che se ti rende felice indossare righe e pois insieme, puoi farlo. E quello che pensano gli altri non è certo la fine del mondo".

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