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L'intervista

Il Vernacoliere messo in crisi dalle frasi di Osho

Allo storico mensile servono cinquemila abbonamenti per sopravvivere. Parla il direttore Mario Cardinali

David Allegranti

Charlie Hebdo? È una filosofia che non condivido. Denuncio satiricamente l’uso che viene fatto della religione e penso che la religione nasca dove finisce la filosofia. Laddove il raziocinio si trova di fronte all’inconnu, nascono le superstizioni. Ecco, la religione è la canonizzazione della superstizione. Ma non vado a fare sberleffi su dio, Gesù, Maometto o Budda”

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“Il Vernacoliere è una agorà di liberi pensatori e di cervelli. Non fritti, eh”, dice al Foglio Mario Cardinali, classe 1937, direttore dello storico mensile livornese che oggi è a rischio chiusura. Qualche giorno fa, Cardinali ha rivolto un appello pubblico: aiutateci, abbonatevi. “C’è stata una grossa risposta, abbiamo fatto 2.000 abbonamenti. Non mi aspettavo tanta solidarietà. Evidentemente, siamo una realtà più radicata nel paese di quanto immaginavo”. Ma la colpa è di Internet? Cardinali prende la rincorsa e spiega: “La satira è entrata in crisi con la fine degli anni Ottanta, Tangentopoli è stata il culmine. All’epoca, la tiratura del Vernacoliere era di 80 mila copie, ne vendevamo 60 mila. Un’enormità per l’editoria satirica. Poi è arrivata la crisi, per la satira ma anche per i suoi fruitori. Il monopolio è finito e tutti i grandi giornali hanno iniziato ad avere una pagina satirica, che però via via ha perso efficacia. La satira non può essere al servizio di interessi economici”.

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“Il Vernacoliere è una agorà di liberi pensatori e di cervelli. Non fritti, eh”, dice al Foglio Mario Cardinali, classe 1937, direttore dello storico mensile livornese che oggi è a rischio chiusura. Qualche giorno fa, Cardinali ha rivolto un appello pubblico: aiutateci, abbonatevi. “C’è stata una grossa risposta, abbiamo fatto 2.000 abbonamenti. Non mi aspettavo tanta solidarietà. Evidentemente, siamo una realtà più radicata nel paese di quanto immaginavo”. Ma la colpa è di Internet? Cardinali prende la rincorsa e spiega: “La satira è entrata in crisi con la fine degli anni Ottanta, Tangentopoli è stata il culmine. All’epoca, la tiratura del Vernacoliere era di 80 mila copie, ne vendevamo 60 mila. Un’enormità per l’editoria satirica. Poi è arrivata la crisi, per la satira ma anche per i suoi fruitori. Il monopolio è finito e tutti i grandi giornali hanno iniziato ad avere una pagina satirica, che però via via ha perso efficacia. La satira non può essere al servizio di interessi economici”.

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Il Vernacoliere, per scelta, non ha mai avuto pubblicità e si regge solo sulle vendite in edicola e tramite abbonamenti. “Non abbiamo mai avuto sostegni, né li abbiamo mai cercati. Niente tessere di partito, loggia o cosca in tasca. Abbiamo potuto continuare a lavorare con il favore dei lettori”. Il problema oggi però è che “la satira è stata svilita nella sua caratteristica di antinomia con il potere e con il Palazzo, perché è stata la stessa politica a usare battutine a valanga. I politici sono diventati dei battutisti. Poi c’è stata la diffusione sul web di battute e battutine e, come si dice, a mangiar troppo viene la nausea. Tutta questa abbondanza di battutine ha svilito la vera satira, che ha dei contenuti. Dietro una locandina irriverente, c’è una costruzione. La gente vede solo quella, ma solo una parte legge il Vernacoliere”, dice ancora Cardinali, che nel 1961 fondò Livornocronaca e nel 1965 si beccò il primo processo per aver pubblicato, in un articolo contro la guerra, una foto di Hiroshima con tanto di didascalia: “Dedichiamo questa foto a quanti pensano ancora che la guerra sia la gloria delle nazioni”.

 

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“Fui accusato di turbamento del senso del pudore morale, poi fui assolto”, ricorda Cardinali, che ha penato non poco a spiegare alle persone che il Vernacoliere non è solo le sue locandine sulla “topa”. “Una signora a Prato una volta, al termine di uno spettacolo su Datini, l’inventore della cambiale, mi chiese se ero io a pubblicare tutte quelle parolacce. Le risposi: ‘Sono io e non sa quanto ho studiato per saperle dire’. Se la gente capisce che non sei uno sprovveduto, cambia giudizio”, aggiunge il direttore del Vernacoliere, che dall’anno di fondazione in poi (1982) ha vissuto l’epoca felice della satira ma anche la sua decadenza, culminata appunto negli anni Novanta, ai quali hanno fatto seguito la crisi dell’editoria cartacea e il trionfo del web. “È arrivata la crisi della possibilità di ragionamento, resta solo la battutina e nessuno vuole approfondire le prime impressioni. È qui che abbiamo iniziato a perdere copie. Oggi siamo sulle 15-20 mila, ma di solito ne facevamo 40-50 mila”. Colpa delle frasi di Osho? “Sono tutte battutine. Attenzione, quella è una scuola che ho fondato io nell’82. Certo, mi ispiravo al Male, nessuno nasce vergine, ma a differenza del Male non commento solo i fatti, invento fatti grotteschi a commento della realtà”.

 

Internet da solo non basta, serve la carta. “Abbiamo una pagina Facebook con 300 mila follower, poi però nelle vendite i dati sono diversi. Anche perché siamo diffusi soprattutto in Toscana e in 5-6 regioni”. Per questo servono gli abbonamenti, dice Cardinali, “Poste permettendo, è 30 anni che ci batto la testa”. Ma Charlie Hebdo le piace? “È una filosofia che non condivido. Denuncio satiricamente l’uso che viene fatto della religione e penso che la religione nasca dove finisce la filosofia. Laddove il raziocinio si trova di fronte all’inconnu, nascono le superstizioni. Ecco, la religione è la canonizzazione della superstizione. Ma non vado a fare sberleffi su dio, Gesù, Maometto o Budda”. 

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