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dall’esperienza quotidiana al discorso politico

Quando la moda della maleducazione delegittima la protesta dal basso

Alfonso Berardinelli

In "Sulla maleducazione”, Sergio Tramma la definisce come "un insieme di fenomeni, di micro-atti quotidiani, che non riceve unanimità di valutazioni". Oggi è una moda, una manieristica forma di espressione fondata sull’esibizionismo isterico di una passionalità più finta che vera

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Mi sembra davvero un’eccellente scelta quella che ha portato Sergio Tramma a scrivere un libro intitolato “Sulla maleducazione” (Raffaello Cortina Editore, pp. 189, euro 14). Scelta audace e impegnativa, perché la maleducazione sembra essere qualcosa di assolutamente noto e ovvio di cui si ha un’esperienza più o meno quotidiana, mentre invece è una realtà insidiosa, multiforme e sfuggente la cui definizione è tutt’altro che facile. Ecco l’esauriente incipit con cui si apre questo breve trattato: “La maleducazione accompagna la vita quotidiana di ciascuno, è una presenza costante della quale alle volte si è vittime, altre testimoni, e, non sporadicamente, anche produttori. E’ come una mosca, una zanzara, un tafano, esseri sempre fastidiosi anche se sono poche le volte in cui producono danni seri e irreparabili, e in questi casi forse non è più maleducazione ma qualcosa che va ben oltre. Oggetto sfuggente e scivoloso, non si riesce a individuare e fissare più di tanto i suoi tratti costitutivi, la sua identità, i suoi confini. E’ un insieme di fenomeni, di micro-atti quotidiani, che non riceve unanimità di valutazioni…”.

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Mi sembra davvero un’eccellente scelta quella che ha portato Sergio Tramma a scrivere un libro intitolato “Sulla maleducazione” (Raffaello Cortina Editore, pp. 189, euro 14). Scelta audace e impegnativa, perché la maleducazione sembra essere qualcosa di assolutamente noto e ovvio di cui si ha un’esperienza più o meno quotidiana, mentre invece è una realtà insidiosa, multiforme e sfuggente la cui definizione è tutt’altro che facile. Ecco l’esauriente incipit con cui si apre questo breve trattato: “La maleducazione accompagna la vita quotidiana di ciascuno, è una presenza costante della quale alle volte si è vittime, altre testimoni, e, non sporadicamente, anche produttori. E’ come una mosca, una zanzara, un tafano, esseri sempre fastidiosi anche se sono poche le volte in cui producono danni seri e irreparabili, e in questi casi forse non è più maleducazione ma qualcosa che va ben oltre. Oggetto sfuggente e scivoloso, non si riesce a individuare e fissare più di tanto i suoi tratti costitutivi, la sua identità, i suoi confini. E’ un insieme di fenomeni, di micro-atti quotidiani, che non riceve unanimità di valutazioni…”.

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Proprio così: la persona che compie un atto maleducato ne è molto spesso poco o affatto consapevole. Se chi ne è vittima si offende, vedrà che quasi immancabilmente l’autore dell’offesa protesterà dichiarando la propria innocenza e la mancanza assoluta di intenzioni malevole e colpevoli. C’è poi chi esalta come prima virtù morale l’assoluta sincerità e quindi il dovere di essere anche maleducati se si tratta di non tradire nessuna verità e di dare corso senza remore alle proprie reazioni emotive e ai propri giudizi. La maleducazione è diventata un’altra cosa, una cosa bella, liberatoria e anche spettacolare da quando il dottor Sigmund Freud, o meglio i suoi milioni di poco intelligenti seguaci e adepti, psicoterapeuti o pazienti, hanno scoperto che la propria naturale e quindi sacrosanta aggressività non deve essere repressa ma espressa e liberata perché così ci si sente meglio e ci si sbarazza dell’insopportabile, malata e umanamente squallida “ipocrisia borghese”.

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Chiedo scusa a Sergio Tramma e mi permetto qui una piccola maleducazione nei suoi confronti, prendendo la parola io stesso di persona sul tema del libro che sto lodando. Ho notato che a volte sono portati a una certa maleducazione due tipi di persone: (a) quelle veramente e naturalmente buone, così prive di male intenzioni da non accorgersi che esistono anche alcune semplici regole di buona educazione, le quali potranno certo sembrare formali, ma la cui forma esprime come contenuto un rispetto preliminare, di principio, nei confronti del prossimo, come per esempio salutare sorridendo o ascoltare chi parla. Ci sono poi (b) le persone non istintivamente morali ma convintamente, intenzionalmente morali, in consapevole possesso di idee giuste e di persuasioni superiori, civili, politiche o perfino religiose, in nome delle quali è possibile e anzi giusto trattare dall’alto in basso e maleducatamente il prossimo in nome di un ideale di altruismo lungimirante che per il momento esige di maltrattare coloro che egoisticamente, narcisisticamente vorrebbero essere rispettati.

 

Si tratta in questo caso del maleducato etico e militante. La sua certezza di amare il genere umano gli permette di rivolgere il più schietto, rude ma virtuoso disprezzo per la buona educazione nei confronti del singolo essere umano lì presente. Questo tipo può essere ed è sgradevole benché sostanzialmente innocuo; ma, in situazioni di forte conflitto politico o sociale o culturale, diventa molto pericoloso dato che può spingere a compiere atti anche criminosi allo scopo di migliorare, educare, purificare l’umanità. Questa mia digressione è troppo lunga. Mi costringe quindi a precisare che non sto scrivendo una vera recensione ma solo segnalando un libro interessante. Al primo posto tra gli obiettivi polemici di Tramma c’è “l’irrompere nello scenario e nel discorso pubblico della maleducazione tradizionalmente intesa, associabile a quello che può essere definito, pur con molte approssimazioni e distinguo, populismo”.

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Quando il populismo, in quanto critica motivata a una immeritata presunzione delle élite, diventa la messa in scena di rabbia allo stato puro senza mediazioni razionali, come nei vecchi comizi di Beppe Grillo a base di continui “vaffanculo” seguiti da immancabili applausi, allora non si gratifica ma si denigra e si offende il popolo. In realtà chi sta “in basso” e protesta è più serio di chi sta “in alto” e governa abusando dei suoi poteri. Ma oggi la maleducazione è di moda. E’ una manieristica forma di espressione fondata sull’esibizionismo isterico di una passionalità più finta che vera. E’ un volersi “nudi” in pubblico e pretendere l’applauso per così poco.

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