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Una coppia che rappresenta un’epoca

L'amore tra Giacomo e Renata Debenedetti, raccontata casa per casa

Nadia Terranova

Ne "La casa dalle finestre sempre accese" Anna Folli racconta la vita di coppia degli scrittori piemontesi. L'incontro di due adolescenti e il dialogo dopo la morte di lui

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C’era una volta, dunque, una casa dalle finestre accese fino a tardi. La loro luce festosa era come un faro agli occhi dei passanti frettolosi che, nelle sere di nebbia e di freddo, percorrevano quel tratto del lungo Po…”, scrive Antonio Debenedetti in “Giacomino”, per una storia che comincia come una favola e, come le favole, è innervata di mito, malinconia, grandiosità e avventura. È la storia di Giacomo Debenedetti e Renata Orengo, della loro vita insieme, di un lungo matrimonio e delle vicende storiche e personali che vi si intrecciarono, e viene oggi riattraversata da una scrittrice che ha già dato prova di saper entrare con profondità e maestria dentro una coppia letteraria: Anna Folli, già autrice di “MoranteMoravia”, libro bello e fortunato su Elsa e Alberto. I quali compaiono anche qui: le due coppie si somigliano, si discostano, si intrecciano, e i due volumi, in un certo senso, parlano fra loro.

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C’era una volta, dunque, una casa dalle finestre accese fino a tardi. La loro luce festosa era come un faro agli occhi dei passanti frettolosi che, nelle sere di nebbia e di freddo, percorrevano quel tratto del lungo Po…”, scrive Antonio Debenedetti in “Giacomino”, per una storia che comincia come una favola e, come le favole, è innervata di mito, malinconia, grandiosità e avventura. È la storia di Giacomo Debenedetti e Renata Orengo, della loro vita insieme, di un lungo matrimonio e delle vicende storiche e personali che vi si intrecciarono, e viene oggi riattraversata da una scrittrice che ha già dato prova di saper entrare con profondità e maestria dentro una coppia letteraria: Anna Folli, già autrice di “MoranteMoravia”, libro bello e fortunato su Elsa e Alberto. I quali compaiono anche qui: le due coppie si somigliano, si discostano, si intrecciano, e i due volumi, in un certo senso, parlano fra loro.

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La casa dalle finestre sempre accese” parte dall’immobile tra Corso san Maurizio e il Lungo Po Cadorna, “un edificio color sabbia che guarda il fiume e la collina”. Anna Folli porta i suoi occhi in quell’angolo durante una grigia e nevosa giornata decembrina, in una Torino lontana da quella di Piero Gobetti e dall’atmosfera che sta per rievocare, e nella pagina dopo siamo già dentro un altro tempo, dentro altre vite. È il 1919 e al teatro regio, accanto a una bambina di dodici anni prende posto un ragazzo di diciannove. I due non si sono mai visti prima, e quando parte “I maestri cantori di Norimberga” lei si perde un po’, non riesce a seguire bene – forse è lo spettacolo, forse un leggero batticuore per la vicinanza di quel giovane uomo timido ed estraneo.

 

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Allora lui punta il dito sul suo libretto, la aiuta a seguire le note, e di quel gesto, pieno di silenziosa e timida cura, Renata si ricorderà sempre individuandolo, forse un po’ romanticamente, come l’inizio di quell’amore. Nuovo capitolo, nuova città, nuova casa e un passo indietro: Anna Folli parte per Biella per cercare il fantasma di Giacomo, che nasce in via san Filippo da una famiglia di commercianti di tessuti il cui cognome ebraico è Baruch. È un libro di case, questo: c’è quella di Levanto, “quella cara vecchia casa tra i muri odorosi di sale e mare” dove Renata si rifugia dopo un tradimento di Giacomo con un’attrice, quando il loro matrimonio è in crisi.

 

La storia di un amore è complicata, sempre. La parte più commovente di questa storia, però, comincia dopo la morte di Giacomo, quando Renata continua a parlare con lui, a stargli accanto, attraverso i suoi scritti e comincia a curarne la pubblicazione mentre gli altri scrittori, come a espiare un senso di colpa, fanno a gara a osannarne la grandezza. Ed è lì, in quel pigiare a macchina e ricopiare quaderni, in quella disobbedienza al volere del marito, che aveva chiesto di buttar via tutto, che alla fine di questo libro, dopo aver percorso un lungo pezzo di storia italiana, inarrestabilmente ci si commuove.

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