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Come grida Saviano

Mariarosa Mancuso

Il suo ultimo libro, "Gridalo", vorrebbe essere “una bussola per affrontare la vita” ma è solo un malloppo che lascia perplessi

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Cornice. Roberto Saviano si apposta al liceo Diaz di Caserta, in cerca del se stesso giovane. Ha una mappa da consegnargli – “Una cartina, una bussola per affrontare la vita, evitando i vicoli ciechi”. Consegna la stessa mappa a chi comprerà "Gridalo", attratto dal nome dello scrittore o magari dalla grafica sovietica che sistema le lettere del titolo a forma di megafono (l’editore è Bompiani). La promessa è chiara: “Voglio mostrarti cosa c’è sottotraccia”. Spoiler: riesce ad attirare l’attenzione del giovane Saviano solo a pagina 525. La mappa si configura in realtà come un massiccio volume che qualsiasi liceale oggi guarderebbe con sospetto. Illustrato con volti che sembrano santini, per come sono stati disegnati da Alessandro Baronciani, e per come sono stati scelti dal Roberto Saviano didatta.

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Cornice. Roberto Saviano si apposta al liceo Diaz di Caserta, in cerca del se stesso giovane. Ha una mappa da consegnargli – “Una cartina, una bussola per affrontare la vita, evitando i vicoli ciechi”. Consegna la stessa mappa a chi comprerà "Gridalo", attratto dal nome dello scrittore o magari dalla grafica sovietica che sistema le lettere del titolo a forma di megafono (l’editore è Bompiani). La promessa è chiara: “Voglio mostrarti cosa c’è sottotraccia”. Spoiler: riesce ad attirare l’attenzione del giovane Saviano solo a pagina 525. La mappa si configura in realtà come un massiccio volume che qualsiasi liceale oggi guarderebbe con sospetto. Illustrato con volti che sembrano santini, per come sono stati disegnati da Alessandro Baronciani, e per come sono stati scelti dal Roberto Saviano didatta.

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Giornaliste uccise perché facevano il loro mestiere, Pier Paolo Pasolini che si accompagna a ragazzi “disidratati dalla miseria”, attivisti come Martin Luther King, George Floyd che non poteva mancare. E poi i fratelli Grimm che raccolgono le favole tramandate dai contadini tedeschi, l’attrice Jean Seberg uccisa dal gossip, e anche una santa vera, Francesca Saveria Cabrini patrona degli emigranti. Ché questo gli italiani sono stati e sono, secondo Roberto Saviano: la qualifica andrebbe messa tra le altre eccellenze come il cibo, il vino, la moda. Non può mancare il web, che era nato buono e ora è in mano ai populisti che vogliono farci credere cose brutte e cattive. Buono non basta, era insieme la terra della speranza e il sol dell’avvenire.

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Nelle parole di Saviano: “Quando Internet è nato era ancora una terra verdeggiante. I prati erano fioriti e l’acqua cristallina. Il vento che lo attraversava era una brezza leggera, quella della curiosità, persino della solidarietà”. Mancano gli agnellini saltellanti, e siamo nelle fantasie bucoliche di Walt Disney in “Fantasia”. Ma poi arrivano i cattivi, che come i palazzinari hanno riempito l’erba verde con grattacieli, centri commerciali, villette a schiera. Eterno sarà il regno di Adriano Celentano e dei ragazzi della via Gluck, che preferiscono la fontana in cortile all’acqua calda in casa. Quel che dovremmo gridare – no, non dalle finestre, deformazione professionale, è tornato in mente il giornalista televisivo Peter Finch che in “Quinto Potere”, non del tutto in sé, si affaccia per gridare “sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più” – viene riassunto alla fine per lo studente frettoloso.

 

Lo studente secchione invece lo troverà alla fine di ogni capitolo che affronta il guaio a cui dobbiamo porre rimedio. Mica cosa da poco: povertà, disuguaglianza, dittatura e altri mali del mondo. Fortunatamente esistono rimedi semplici ai problemi complicati: “Chi fa un corso di teatro non diventerà mai un criminale”. “Fama e successo sono un dito al culo”, scrive Roberto Saviano. E chi siamo noi, per addolcire le parole? Lui è lo scrittore, e se usa proprio queste ha i suoi buoni motivi, pazienza per le professoresse democratiche che invece potrebbero far parte del suo pubblico d’elezione. L’importante è “non consegnare alle piattaforme la chiave di lettura della tua anima”. Troviamo però una parola buona anche per il famigerato TikTok, che permette agli adolescenti bocciati a scuola di mostrare “quel che sanno fare: il ballo, lo humour, il travestimento, il canto, la gag” (e le corna nella foto di classe? quelle non valgono?). Il fotografo Robert Capa raccomanda di “non mettere mai completamente a fuoco la vita”, qualsiasi cosa voglia dire. Più chiara la ricetta per dichiararsi “scomodi”: “Metti del brecciolino sulla sedia”.

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