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usare la realta’ per immaginare

“La scrittura come salvezza, sotto il cielo di Israele”. Parla Eshkol Nevo

Chiara Clausi
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Il romanzo di Eshkol NevoL’ultima intervista”, uscito in Italia per Neri Pozza e ora finalista al Premio Lattes Grinzane 2020, ci chiede di credere a ogni parola, e il risultato è che noi davvero crediamo a ogni parola. L’autore mischia realtà e finzione, nella forma di un’intervista a un sito internet di uno scrittore che scrive in ebraico e si chiama Eshkol Nevo, mettendo a nudo l’esistenza in un modo profondo. Anche e soprattutto nei sentimenti più contraddittori e ambigui e nel tracollo della felicità. Un esercizio che lui sembra voler continuare anche nella presentazione in Italia del suo romanzo, in una relazione intensa e continua fra Israele e il nostro paese. Il luogo ideale di Eshkol Nevo è l’Italia di Calvino fatta di vita reale e letteratura.

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Il romanzo di Eshkol NevoL’ultima intervista”, uscito in Italia per Neri Pozza e ora finalista al Premio Lattes Grinzane 2020, ci chiede di credere a ogni parola, e il risultato è che noi davvero crediamo a ogni parola. L’autore mischia realtà e finzione, nella forma di un’intervista a un sito internet di uno scrittore che scrive in ebraico e si chiama Eshkol Nevo, mettendo a nudo l’esistenza in un modo profondo. Anche e soprattutto nei sentimenti più contraddittori e ambigui e nel tracollo della felicità. Un esercizio che lui sembra voler continuare anche nella presentazione in Italia del suo romanzo, in una relazione intensa e continua fra Israele e il nostro paese. Il luogo ideale di Eshkol Nevo è l’Italia di Calvino fatta di vita reale e letteratura.

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Quando parla di un mondo immaginario parla anche di sé, qual è il segreto? “Di solito quello che faccio è prendere qualcosa che è successo nella vita reale in taglia molto piccola, diciamo 10 (un vicino ha bussato alla mia porta mentre mi sentivo solo, chiedendo una cipolla, e siamo entrati in una conversazione sorprendentemente intima che mi ha rallegrato), poi lo ingrandisco alla taglia 48 (un fuggitivo bussa alla porta di una donna sposata e sola, chiedendo rifugio. Incanta lei e i suoi figli e scuote il suo mondo – la seconda trama di “Tre Piani”). Dalla taglia 10 alla taglia 48: è così che uso la realtà per immaginare”.

   

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Ma in Israele anche la violenza e la velocità con cui accadono le cose influenzano la scrittura. “Israele è un paradiso per i narratori. La quantità di conflitti che abbiamo qui! Devi solo alzare la testa o aprire un giornale e hai abbastanza materiale per una trilogia. Oltretutto tengo al mio paese e uno dei motivi per cui scrivo è protestare contro il modo in cui sta cambiando in peggio. E naturalmente c’è l’ebraico. Cosa può esserci di meglio che scrivere in questa antica lingua a più livelli e in continua evoluzione? Detto questo, non mi dispiacerebbe passare un anno vicino al lago di Como, scrivendo, facendo escursioni e migliorando il mio italiano”.

   

Non è mai solo Israele la materia dei libri di Nevo. “Molti italiani hanno visitato Israele prima della pandemia. Altri sono collegati alla vita reale qui attraverso i social media. D’altronde credo che i miei lettori in tutto il mondo trovino se stessi, il loro dolore, la loro gioia, i loro ricordi, nelle mie storie, e Israele è solo uno sfondo”.

   

Ma la storia del suo paese fa parte della sua memoria più intima: suo nonno Levi Eshkol è stato uno dei fondatori dello stato di Israele e il terzo capo del governo. “Levi Eshkol, mio nonno, è morto prima che io nascessi. Quindi la maggior parte dell’effetto che ha avuto su di me è stato attraverso sua figlia, mia madre. Immagino che il fatto che io dimostri ormai da 10 settimane, ogni sabato sera, contro il nostro primo ministro corrotto, sia collegato al fatto che sono cresciuto in una famiglia altamente politica. Sto parlando alle mie figlie di queste dimostrazioni, quindi spero che un giorno possano fare la stessa cosa”. Il successo che hanno i suoi romanzi che cosa significa per lei? “Per me il successo è una donna che dice di avere appena finito di leggere ‘Tre Piani’ e che vuole ringraziarmi, perché ‘il libro l’ha aiutata a perdonarsi’. Non dimenticherò mai questo momento: quando la tua verità più profonda e oscura incontra la verità più profonda e oscura di un lettore, è un miracolo e la sua salvezza”.

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Lei ha un lato oscuro? “Quando ho fatto il servizio militare ed ero un soldato ero molto nostalgico, infelice. Quella tristezza mi faceva solidificare nel passato. Ho riversato i miei desideri inespressi mai realizzati nei miei personaggi, i dolori della vita, le scelte intraprese e le strade diverse che avrei potuto percorrere. Scrivere per me è stata una liberazione”.

 

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Nel suo ultimo libro “Vocabolario dei desideri” un racconto è dedicato a Italo Calvino. “Quando viaggiavo zaino in spalla si usava scambiarsi i libri tra compagni di avventura. In America latina quando mi trovavo all’Isola del Sol mi è capitato tra le mani ‘Le città invisibili’. La città dei miei sogni nel ‘Vocabolario dei desideri’ è Rondovia, progettata perché nessuno dei suoi abitanti si trovi a incontrare per strada un amore del passato”.

  

La grandezza di Calvino? “Ama giocare. E quando si leggono i suoi libri si gioca con lui”. Lei invece ama la solitudine? “Non ho nessun amore per la solitudine. Io amo le persone, viaggiare, incontrare i miei amici e i miei genitori. In questo periodo di lockdown ho scritto molto, ero molto concentrato. Ma mi sentivo come un fiore a cui manca l’acqua”.

 

Uscirà anche, appena sarà possibile, il film molto atteso di Nanni Moretti tratto dal suo libro “Tre piani”. Che cosa si aspetta? “Sarà interessante sapere cosa non sapevo di aver messo nel mio libro. Io ho soltanto scritto la storia, quando lo facevo ero coinvolto, ma non conoscevo lo scopo dell’opera. Due mesi dopo un titolo di una recensione me lo ha chiarito: è un racconto sull’aspetto oscuro dell’essere genitori. Se avessi saputo il significato prima di scriverlo non l’avrei mai fatto”.

  

Lei ha fede nell’umanità? “Ovviamente. Altrimenti, perché scrivere?”.

 

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