PUBBLICITÁ

salvare le sale, sì ma anche guardare al futuro

Pensare che Netflix sia solo concorrenza sleale ai cinema (chiusi) è un errore

Mario Adinolfi

Puoi chiamarla innovazione, trasformazione, accelerazione, rivoluzione, ora va di moda la parola “disrupzione”, certo è che il paesaggio è cambiato drasticamente, e la quarantena ha solo impresso una forte accelerazione a processi già in corso.

PUBBLICITÁ

La cosa è semplice: quanti europei sono capaci oggi di infilare in una stessa proposizione le parole “cultura” e “California”? Diventa facile se invece di “cultura” ci metti “controcultura”, e allora vai con gli hippy, la beat generation, l’Lsd, i Jefferson Airplane. Ma “cultura”, una parola che per molti significa ancora soltanto libri di carta e scaffali, opera lirica e musei, premi letterari e cinema d’essai? Bisogna ammetterlo, è più difficile. Anche se tutto è già stato sdoganato, anche se si scrivono metafisiche dei fumetti, anche se Bob Dylan ha già vinto il premio Nobel e “Joker”, di Todd Phillips, il Leone d’oro.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


La cosa è semplice: quanti europei sono capaci oggi di infilare in una stessa proposizione le parole “cultura” e “California”? Diventa facile se invece di “cultura” ci metti “controcultura”, e allora vai con gli hippy, la beat generation, l’Lsd, i Jefferson Airplane. Ma “cultura”, una parola che per molti significa ancora soltanto libri di carta e scaffali, opera lirica e musei, premi letterari e cinema d’essai? Bisogna ammetterlo, è più difficile. Anche se tutto è già stato sdoganato, anche se si scrivono metafisiche dei fumetti, anche se Bob Dylan ha già vinto il premio Nobel e “Joker”, di Todd Phillips, il Leone d’oro.

PUBBLICITÁ

 

Poi però ti spiegano che gli hippy di ieri sono i nerd di oggi, che ci sono Berkeley e Stanford, che c’è un filo che porta dalla psichedelia agli schermi dei computer, proprio come, all’epoca dei Lumi, potevi andare dalle lettere inglesi, all’elettricità, alla Rivoluzione grazie a Voltaire e a Franklin, e allora magari cominci a pensare che si può fare, che il dibattito sulle due culture ha più di cent’anni e quello sulla morte dell’arte duecento, che le querimonie sull’alto e sul basso, il mainstream e l’underground sono ormai un genere letterario un po’ desueto, che Walter Benjamin ha scritto il saggio sulla riproducibilità tecnica dell’opera d’arte negli anni Trenta del secolo scorso e gli anatemi francofortesi sull’industria culturale sono scaduti da lunga pezza, e insomma sì: si può fare, fattene una ragione, accedi alla piattaforma e scegli una produzione originale Netflix (Los Gatos, California).

PUBBLICITÁ

 

Soprattutto se le sale sono drammaticamente chiuse. Ora, non è che uno debba pensare che sono chiuse e resteranno chiuse (come diceva Nietzsche? “Dio è morto, Dio resta morto!” – ma, si sa, Nietzsche era un tipo esagerato), ma è abbastanza illusorio credere che il 2020 sarà solo una parentesi, nella storia dei consumi culturali. Con il lockdown di marzo-aprile i contenuti in streaming sono schizzati alle stelle (insieme ai profitti degli Over the Top). McLuhan, uno che se ne intendeva, diceva che i media sono come il petrolio: una volta che l’hai scoperto, difficile rinunciarvi. Difficile, in particolare, che un nuovo medium non ridefinisca tutto lo spazio che gli cresce attorno. Puoi chiamarla innovazione, trasformazione, accelerazione, rivoluzione, ora va di moda la parola “disrupzione”, certo è che il paesaggio è cambiato drasticamente, e la quarantena ha solo impresso una forte accelerazione a processi già in corso.

 

Dopodiché le fasi di transizione si governano. Se c’è un governo, sarà per quello: per prendere provvedimenti, si spera, e non limitarsi a prendere atto. Ma pensare che Netflix sia solo concorrenza sleale – e dunque una iattura, non anche un’opportunità – significa mantenere un atteggiamento nobile, ma controproducente e infine perdente. Poi magari Bezos dirà delle sale cinematografiche quello che ha già detto dei giornali di carta: sono come cavalli, che ormai si tengono in scuderia perché sono belli, mica come mezzi di trasporto. E allora bisognerà chiedere a quelli come lui un po’ meno cinismo, magari un po’ più di tasse, e soprattutto una maggiore consapevolezza che tra l’essere utile e l’essere completamente inutile, tra il funzionale e l’esotico c’è una gamma ampia di possibilità (di pratiche, di modalità di fruizione, persino di riti collettivi) che può essere ancora esplorata ed esperita.  E che richiede ancora presenza, forme di presenza e non solo distanza.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

E infine la bellezza stessa può essere, a sua volta, utile, non solo esotica. Ma chi oggi vuol salvare il cinema, il teatro, la danza e i lavoratori del settore non può rinunciare, in nome di quel che le arti e le lettere sono state, a pensare al modo in cui saranno o potranno essere (il 23 ottobre Netflix mi ha persino fatto uscire “The Queen’s Gambit”, una serie televisiva sugli scacchi – con qualche sgrammaticatura, in verità –: e allora, come dargli torto?).

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ