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Ritorna Borat, e vuole regalare sua figlia al “vice pussy grabber”

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Ora sappiamo perché nel titolo di “Borat 2” (il numero uno era uscito nel 2006) si parla della “un tempo gloriosa nazione kazaka”. Lo era prima che il cronista con i baffoni – non se ne vedevano così dai porno anni 70 – la sputtanasse per sempre agli occhi del mondo. Borat è stato condannato ai lavori forzati, vita natural durante. Viene ritirato fuori per una delicata missione: restaurare l’onore perduto della patria, ora che anche Donald Trump afferra le donne proprio come fanno i kazaki, senza chiedere permesso e puntando all’essenziale. E’ l’inizio del “subsequent movie film” con Sacha Baron Cohen, comico geniale costretto a rilanciare per il troppo successo.

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Borat ormai è conosciuto, negli Stati Uniti gli chiedono l’autografo, mentre nel primo film aveva impunemente fatto la cacca nell’aiuola davanti alla Trump Tower. Quindi, con una doppia capriola, qui si traveste da Borat che si traveste da patriota americano, compositore di inni contro Hillary Clinton, Obama, il dottor Fauci (stavano girando il film quando è scoppiato il contagio). Sorpresa, Borat ha una figlia che lo segue negli Stati Uniti, sostituendosi alla scimmia (pornostar nonché ministro della cultura kazaka) che sarebbe servita da regalo.

 

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La ragazza vive in gabbia, come usa nella remota nazione, e invece di “La Bella e la Bestia” guarda un disegno animato intitolato “Melania”, nata in una nazione altrettanto remota. Ha sentito parlare di “gabbia dorata” e siccome il genitore la tiene in gabbia come si conviene a una figlia femmina, per di più scandalosamente nubile alla veneranda età di 15 anni, ha il suo sogno americano da coltivare. Il film è da ieri su Amazon Prime, oltraggioso e divertente. A Borat iniettano “lacrime di zingaro”, per proteggerlo dai pericoli.

 

Padre e figlia consultano spessissimo un “manuale per i proprietari di fanciulle” (da cui uscirà una delle gag più spassose). La torta al cioccolato da spedire in patria ha la scritta “Jews will not replace us” (il pasticciere, armato dell’apposito attrezzo, esegue senza obiettare). Tutar – la figlia, l’attrice si chiama Maria Bakalova – è il nuovo regalo, se non si riesce a raggiungere Trump c’è il “vice pussy grabber” Mike Pence. E così arriviamo a Rudolph Giuliani, che è quel che davvero volete sapere. Sì, si infila la mano nella patta. Per un attimo almeno, piuttosto goffamente.

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Sono peggio i viscidi sorrisi che rivolge alla presunta giornalista, e lo scatto con cui la segue in camera da letto, con il bicchiere in mano, per togliersi il microfono. Irrompe Borat, urlando: “Ha quindici anni, è troppo vecchia per te”. Con il sexy completino rosa trasparente, ben descritto da Giuliani alla polizia qualche mese fa, denunciando l’incidente. Si era dimenticato di aggiungere il sacrificio del genitore addolorato: “Prendi me, al suo posto prendi me”.

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