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La Germania irrisolta

Micol Flammini

Un documentario su Netflix racconta in quattro episodi l’omicidio di Detlev Rohwedder, “il martire della riunificazione” tedesca

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Roma. Quel che i tedeschi ricordano oggi di trent’anni fa è un momento preciso della loro storia nazionale e della storia europea in generale. E’ il momento in cui la Repubblica democratica tedesca viene sciolta e i suoi territori diventano parte della Repubblica federale, il Muro era già stato buttato giù, ma per fare della Germania un’entità unica, una nazione sola, bisognava ancora portare avanti molti trattati. Tutti i tedeschi si sarebbero dovuti trasformare un po’, lavorare sugli ultimi anni per trovare un tessuto comune che fosse storico, culturale e anche economico. Le due Germanie erano vissute in due mondi diversi e dovevano trovare il modo di rincontrarsi, raccontarsi, perché il Muro non c’era più ma rimanevano le differenze di una ricostruzione che, dopo la Seconda guerra mondiale, era stata portata avanti in due modi opposti, tra est e ovest. Soprattutto era la Ddr, che non esisteva più, a dover cambiare con tutte le difficoltà che questa trasformazione le avrebbe richiesto. Questa trasformazione complessa, rapida e turbolenta viene raccontata da una serie uscita su Netflix la scorsa settimana (Un omicidio irrisolto: il caso Rohwedder) e che riesamina uno degli episodi ancora aperti della storia della riunificazione tedesca: la morte di Detlev Rohwedder

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Roma. Quel che i tedeschi ricordano oggi di trent’anni fa è un momento preciso della loro storia nazionale e della storia europea in generale. E’ il momento in cui la Repubblica democratica tedesca viene sciolta e i suoi territori diventano parte della Repubblica federale, il Muro era già stato buttato giù, ma per fare della Germania un’entità unica, una nazione sola, bisognava ancora portare avanti molti trattati. Tutti i tedeschi si sarebbero dovuti trasformare un po’, lavorare sugli ultimi anni per trovare un tessuto comune che fosse storico, culturale e anche economico. Le due Germanie erano vissute in due mondi diversi e dovevano trovare il modo di rincontrarsi, raccontarsi, perché il Muro non c’era più ma rimanevano le differenze di una ricostruzione che, dopo la Seconda guerra mondiale, era stata portata avanti in due modi opposti, tra est e ovest. Soprattutto era la Ddr, che non esisteva più, a dover cambiare con tutte le difficoltà che questa trasformazione le avrebbe richiesto. Questa trasformazione complessa, rapida e turbolenta viene raccontata da una serie uscita su Netflix la scorsa settimana (Un omicidio irrisolto: il caso Rohwedder) e che riesamina uno degli episodi ancora aperti della storia della riunificazione tedesca: la morte di Detlev Rohwedder

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Rohwedder aveva collaborato con Willy Brandt e poi con Helmut Schmidt, era un esponente del partito socialdemocratico che aveva acquisito importanza dopo aver gestito e guidato il gruppo Hoesch nel pieno della crisi dell’industria siderurgica. Figlio di un libraio, nato a est ma cresciuto a ovest, viene nominato capo della Treuhand nell'estate del 1990, qualche mese prima della riunificazione. La Treuhand era la fiduciaria responsabile della privatizzazione dell’economia dell’est e Rohwedder era la persona che avrebbe dovuto decidere come portare avanti questa privatizzazione. In poco tempo divenne l’uomo più odiato di tutta la Germania dell’est.  Concorrenza ed economia di mercato erano le parole più complesse da pronunciare per i funzionari dell’est impegnati – e nel documentario che riprende interviste dell’epoca si vede bene – nel compito difficilissimo di non far crescere il malcontento dei cittadini e di soddisfare le richieste del cancelliere Helmut Kohl. Alcune fabbriche  vennero privatizzate, altre cessarono di esistere, come la Trabant, qualsiasi mossa, necessaria e imprescindibile, sembrava comportare la sofferenza dei tedeschi dell’est, colpiti  da una una crisi economica e anche identitaria che nell’entusiasmo per la riunificazione in pochi avrebbero immaginato. Rohwedder viene ucciso a Düsseldorf il primo aprile del 1991, nel documentario di quattro puntate, si alternano giornalisti, ex ministri, polizia e tutti raccontano quanto  il ruolo del direttore della Treuhand fosse complicato. Theo Waigel, che allora era ministro delle Finanze, definisce Rohwedder un martire della riunificazione, un uomo molto competente che aveva accettato la più difficile delle cariche in quel periodo. Il delitto è rimasto irrisolto anche se esiste una rivendicazione della Raf: vicino casa di Rohwedder era stato trovato un comunicato della Frazione dell’Armata rossa, un gruppo terroristico di estrema sinistra che si era formato a ovest, ma non si sa chi sia stato materialmente a sparare a Rohwedder. Il documentario segue anche altre ipotesi: la Raf avrebbe potuto agire con il supporto di quel che rimaneva degli uomini della Stasi, la polizia politica della Ddr. Rohwedder a est era un corpo estraneo, secondo alcuni, inclusa sua moglie, la polizia si rifiutava di dargli la giusta protezione. Il politico era diventato il simbolo di un’istituzione, la Treuhand, che si sarebbe sciolta tre anni dopo, un’organizzazione enorme che ancora oggi rimane uno degli argomenti più controversi della riunificazione tanto che sul suo ruolo, lo scorso anno, il partito di estrema sinistra Die Linke, e l’estrema destra dell’AfD hanno chiesto una commissione di inchiesta. 

 

 

La riunificazione tedesca  è stata uno dei momenti più potenti e importanti per l’Europa, che smetteva di sentirsi divisa a metà. Ma i traumi, la storia veloce di questo  cambiamento  che la serie racconta bene continuano ancora a essere visibili nella politica tedesca. Quel periodo in Germania è noto come Die Wende, la svolta. Forse è giusto pensare che questa svolta si stia ancora compiendo. 

 

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