PUBBLICITÁ

forse e’ piu’ prudente inventarle, le storie

L’ultima vittima dell’autofiction è Carrère, che litiga con l’ex moglie per “Yoga”

Mariarosa Mancuso

Nel suo ultimo libro, lo scrittore parla dei quattro mesi passati in un ospedale psichiatrico per una grave depressione, di cui non specifica la causa. Intanto l'ex moglie lo accusa di non aver tenuto fede all'accordo di divorzio e di aver mentito

PUBBLICITÁ

Risse sulla vita come materiale narrativo se ne conoscono. Karl Ove Knausgård è in guerra con mezzo parentado, e la consorte depressa, per le 3.500 pagine di “La mia battaglia”. Si spera che in futuro lavori a un progetto meno ambizioso e ombelicale, sappiamo già tutto dei cereali per la colazione e pure le merende dei figli innocenti che protesteranno da grandi. Claire Bloom, l’attrice inglese sposata per decenni con Philip Roth, dopo aver letto “Inganno” – protagonisti un certo Philip e una lamentosa signora inglese che sempre fa il confronto con le donne più giovani, mentre lui se le ripassa sul pavimento dello studio – risponde a tono con il proprio memoir. Intitolato “Leaving the Doll House” – via dalla casa delle bambole: è sempre la Nora di Ibsen che torna in mente, anche alle attrici diventate famose recitando accanto a Chaplin in “Luci della ribalta”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Risse sulla vita come materiale narrativo se ne conoscono. Karl Ove Knausgård è in guerra con mezzo parentado, e la consorte depressa, per le 3.500 pagine di “La mia battaglia”. Si spera che in futuro lavori a un progetto meno ambizioso e ombelicale, sappiamo già tutto dei cereali per la colazione e pure le merende dei figli innocenti che protesteranno da grandi. Claire Bloom, l’attrice inglese sposata per decenni con Philip Roth, dopo aver letto “Inganno” – protagonisti un certo Philip e una lamentosa signora inglese che sempre fa il confronto con le donne più giovani, mentre lui se le ripassa sul pavimento dello studio – risponde a tono con il proprio memoir. Intitolato “Leaving the Doll House” – via dalla casa delle bambole: è sempre la Nora di Ibsen che torna in mente, anche alle attrici diventate famose recitando accanto a Chaplin in “Luci della ribalta”.

PUBBLICITÁ

 

L’ultima vittima – diciamo dell’autofiction, per capirci, anche se tutti gli interrogati in materia sentendo la parola reagiscono come alla vista di un topo morto – si chiama Emmanuel Carrère. Colpa dell’ultimo libro, “Yoga” (edizioni P.O.L, l’anno prossimo in italiano da Adelphi) che il lettore tende a confondere con gli altri. E dunque: una lunga serie di fatti personali, in senso molto ampio, raccontati così bene che nel giro di una frase dal pensiero dell’evangelista Paolo (nel libro “Il Regno”) e disinvoltamente passiamo alla pornografia. “Yoga” è diviso in tre sezioni, neppure un robusto shakeraggio riesce a tirarne fuori un cocktail bevibile. La prima parte racconta dieci giorni intensivi di meditazione, e con tutto il rispetto (lo diciamo da innamorati delusi, leggevamo Carrère quando “L’avversario” usciva da Einaudi) non è particolarmente originale. Già lo scrittore raccontava nelle interviste che si metteva a testa in giù e gambe in su per meditare.

 

PUBBLICITÁ

 

La seconda parte racconta i quattro mesi passati all’ospedale psichiatrico di Sainte-Anne, per una grave depressione curata con 14 elettrochoc. Dopo la depressione, terza parte: due mesi a Leros per fare convalescenza tra i migranti che soffrono. La parte più noiosa, non fosse per la rivelazione che Emmanuel Carrère ha scritto tutti – tutti – i suoi libri battendo a macchina con un dito solo. Chiunque abbia letto “Yoga” si è domandato cosa può avere condotto uno scrittore di successo, bello e ricco, a un ricovero psichiatrico. Nel libro non se ne fa cenno, ma abbiamo imparato dai francesi a “chercher la femme”. L’ex moglie si è palesata ieri, con un lettera a Vanity Fair edizione francese. Ha accusato Carrère di non avere tenuto fede all’accordo di divorzio, stipulato nel marzo scorso. Non soldi, ma privacy: "Non parlerai di me nei tuoi libri futuri, ora che non mi ami più e non sarai clemente”.

 

Lo scrittore nega ogni addebito, appellandosi a un paio di righe che solo i lettori fanatici hanno notato: “‘Yoga’, a differenza degli altri libri, non è vero al cento per cento”. Si pente anche un po’, per avere rivelato intimità altrui in “Vite che non sono la mia”. All’ex moglie non basta: esige che venga eliminata una lunga citazione tratta da un libro precedente all’accordo, dove compare il nome “Hélène”. E lancia una freccia al curaro: “Emmanuel Carrère non è andato due mesi a Leros da solo, per convalescenza. C’eravamo andati insieme per pochi giorni, prima del ricovero in ospedale”. E’ subito litigioso divorzio, con opposte versioni dei fatti. Oltre all’affidamento dei figli e a quello del cane, e alla divisione dei libri, dei mobili e della pendola della nonna, si discute se uno scrittore possa o no disporre del suo ombelico. Inventate, che è più prudente.

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ