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Il Mondo Nuovo degli esseri umani ogm

J’accuse di Testart, il "padre" della prima bambina francese nata in provetta, contro “l’eugenetica democratica"

Giulio Meotti

All'esposizione Désir d'enfant a Parigi sulla maternità surrogata si scelgono i bambini da catologo (si può arrivare a 90mila euro). La legge sulla bioetica, denuncia Testart, "consente la cernita quasi industriale degli embrioni”

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Roma. René Frydman era il ginecologo; lui, Jacques Testart, il biologo che, nella penombra del suo laboratorio, aveva realizzato l’impensabile: fecondazione in vitro, riproduzione al di fuori del corpo umano. Era il 1982 e il mondo  si inchinò, sbalordito, di fronte alla nascita in Francia di Amandine dopo Louise Brown in Inghilterra. Subito dopo, la coppia scientifica Frydman-Testart sarebbe implosa. Il primo si schiererà per la selezione  degli embrioni; il secondo, atterrito, la denuncia. Le avventure davanti a pipette e piastre di Petri iniziano ad angosciare Testart, che pubblica “L’oeuf transparent”, primo libro di accuse al mondo della biologia sull’uovo, cioè l’embrione, reso “non soltanto trasparente ma vulnerabile”. Mentre la fecondazione in vitro, in particolare il congelamento dell’embrione, avrebbe aperto un campo infinito di pratiche e di domande – la gravidanza anni dopo la fecondazione, la donazione di ovociti, la maternità surrogata – Jacques Testart adottava un atteggiamento poco apprezzato dai  colleghi: un invito alla prudenza (il presidente Mitterrand andava a trovarlo in laboratorio per dimostrare che i socialisti, al tempo, non erano insensibili a questi problemi). Ma la separazione stabilita  da Henri Poincaré tra la scienza che dice “ciò che è” e la morale che spiega “ciò che deve essere” si era incrinata. La moralità  avrebbe scandito la scienza in ogni suo progresso. Testart ha così cercato di convincere scienziati e politici a porre limiti alla medicina riproduttiva invocata per soddisfare ogni desiderio. E lo ha fatto non da cattolico e conservatore, ma da umanista e ateo di sinistra, predicendo,  con anni di anticipo, ciò che i più si rifiutavano di credere. L’avvento di una “eugenetica invisibile”. Un mondo in cui i bambini concepiti in vitro avrebbero finito per assomigliarsi, poiché i loro genomi sarebbero stati sempre più standardizzati. E’ la “clonazione sociale”, come l’ha chiamata Testart, clonazione de facto, anche se de iure è ancora proibita. 

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Roma. René Frydman era il ginecologo; lui, Jacques Testart, il biologo che, nella penombra del suo laboratorio, aveva realizzato l’impensabile: fecondazione in vitro, riproduzione al di fuori del corpo umano. Era il 1982 e il mondo  si inchinò, sbalordito, di fronte alla nascita in Francia di Amandine dopo Louise Brown in Inghilterra. Subito dopo, la coppia scientifica Frydman-Testart sarebbe implosa. Il primo si schiererà per la selezione  degli embrioni; il secondo, atterrito, la denuncia. Le avventure davanti a pipette e piastre di Petri iniziano ad angosciare Testart, che pubblica “L’oeuf transparent”, primo libro di accuse al mondo della biologia sull’uovo, cioè l’embrione, reso “non soltanto trasparente ma vulnerabile”. Mentre la fecondazione in vitro, in particolare il congelamento dell’embrione, avrebbe aperto un campo infinito di pratiche e di domande – la gravidanza anni dopo la fecondazione, la donazione di ovociti, la maternità surrogata – Jacques Testart adottava un atteggiamento poco apprezzato dai  colleghi: un invito alla prudenza (il presidente Mitterrand andava a trovarlo in laboratorio per dimostrare che i socialisti, al tempo, non erano insensibili a questi problemi). Ma la separazione stabilita  da Henri Poincaré tra la scienza che dice “ciò che è” e la morale che spiega “ciò che deve essere” si era incrinata. La moralità  avrebbe scandito la scienza in ogni suo progresso. Testart ha così cercato di convincere scienziati e politici a porre limiti alla medicina riproduttiva invocata per soddisfare ogni desiderio. E lo ha fatto non da cattolico e conservatore, ma da umanista e ateo di sinistra, predicendo,  con anni di anticipo, ciò che i più si rifiutavano di credere. L’avvento di una “eugenetica invisibile”. Un mondo in cui i bambini concepiti in vitro avrebbero finito per assomigliarsi, poiché i loro genomi sarebbero stati sempre più standardizzati. E’ la “clonazione sociale”, come l’ha chiamata Testart, clonazione de facto, anche se de iure è ancora proibita. 

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Testart, che in Francia per anni hanno chiamato “papà artificiale” e che di esperimenti e manipolazioni genetiche ne aveva abbastanza, folgorato sulla via di Damasco non aveva più dubbi: la scienza deve porsi un limite. Eppure, la Francia ha appena scelto la strada contraria, con una “legge bioetica” che apre  ai peggiori incubi di questo pioniere della manipolazione. Il libro di Testart aveva influenzato il Comitato nazionale di etica, il gruppo di saggi-scienziati francesi che alla Sorbona si riunì per raccomandare una moratoria di tre anni per le ricerche che mirano alla diagnosi e scelta del sesso, a produzioni di chimere… Tutto quello che la nuova legge  ha sdoganato. 

 

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In un’intervista al giornale ecologista La Décroissance, in cui si conferma il critico di sinistra più acceso della legge francese, Testart ora denuncia i rischi di una “eugenetica liberale” alimentata “dalla concorrenza esasperata tra persone, aziende e stati”. Un’eugenetica basata “non su uno stato forte e autoritario, ma sulla richiesta da parte della popolazione di scegliere i tratti dei propri discendenti”. “Naturalmente, è  l’offerta che crea la domanda”, afferma Jacques Testart. “Questa è eugenetica di mercato, non eugenetica di stato”.
I tormenti  di Testart si sono appena materializzati a Parigi. “Trova il tuo donatore preferito”, “l’ultima tecnologia per garantire un bambino sano”, “felicità dei genitori per coloro che hanno perso la speranza”… Alla fiera Désir d’enfant, che si è tenuta a Parigi nei giorni scorsi, questi erano alcuni degli slogan che lodavano la gioia di diventare genitori attraverso la procreazione medicalmente assistita. Tra gli espositori,  cliniche e centri di procreazione  in Spagna, Ucraina e Canada, che praticano la maternità surrogata a pagamento. Il relatore del gruppo di cliniche ucraine Feskov annuncia la maternità surrogata a partire da 37 mila euro. Il prezzo aumenta a seconda delle “opzioni”. Scelta del sesso del bambino, del profilo della madre surrogata, dello screening genetico del donatore di ovociti… La loro tecnica consente “il cento per cento di libertà dai disturbi cromosomici”, annunciano da Parigi i rappresentanti di Feskov. “Ci adattiamo anche ai nostri clienti che non vogliono viaggiare in Ucraina. Possono scegliere se le consegne avvengono in Belgio o in Grecia”, afferma da Parigi la responsabile  marketing Tetiana Prykhodko. E la perfezione ha comunque un prezzo, un bambino senza macchia, senza futuri problemi di salute o disturbi genetici “sarà tuo per 90 mila euro” (lo racconta la rivista di Michel Onfray, Front Populaire). Gli oratori americani hanno parlato di tariffe fino a 127 mila euro.

 

Quattro anni dopo la nascita di Amandine, Testart decideva di sospendere dunque le proprie ricerche per motivi etici e auspicava una “moratoria internazionale” delle tecniche di riproduzione artificiale lanciando un  grido d’allarme. “In un primo tempo la fecondazione in vitro aveva una funzione precisa, quella di dare un bambino a una coppia sterile. Domani, o comunque presto, si andrà verso una domanda ben diversa, quella di un bambino calibrato, ‘su misura’, ‘chiavi in mano’. Tra poco i nostri piccoli saranno scelti come al canile: colore dei capelli e lunghezza degli arti…”, dichiarava il biologo, affermando di rendersi conto che la sua decisione rappresentava un “suicidio professionale”. E  si lanciava anche  in una previsione a dir poco realistica: “Ciò mi spaventa perché può portare ad aborti in vitro, o a squilibri demografici, per esempio a favore del maschio” (vedi Cina e India).

 

Come sottolinea adesso Testart, il Consiglio di stato francese aveva già ricordato  nel 2009 che l’eugenetica “può essere il frutto di una politica deliberatamente portata avanti da uno stato. Può anche essere il risultato collettivo di una somma di decisioni individuali convergenti prese dai futuri genitori, in una società dove la ricerca del ‘figlio perfetto’, o almeno ‘libero da tante gravi malattie’, ha la precedenza”. L’eugenetica, dice Testart, fu ampiamente condannata dopo la Seconda guerra mondiale, “soprattutto perché assimilata all’Olocausto di alcune popolazioni (ebrei, zingari). La sua attuale rinascita è stata stimolata da una crescente conoscenza dei geni e della loro manipolazione (ogm, ingegneria genetica) e dalle tecnologie apparse negli ultimi decenni (procreazione medicalmente assistita, coltura cellulare e differenziazione)”. La nuova eugenetica, afferma ancora, “è benevola, morbida e democratica, come dimostrano i dibattiti delle istituzioni dotte o politiche intorno alle leggi di bioetica”. Per lo scienziato, non importa quale legge sarà approvata nel 2020, perché “i rapporti delle varie istituzioni (Comitato etico nazionale, Accademia delle scienze, Accademia delle tecnologie…) convergono a chiedere nuove misure orientate alla ‘qualità’ umana”. 

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Tra i rischi maggiori della legge di bioetica, Testart indica la ricerca che consente di produrre gameti. Gameti che diventerebbero “disponibili in abbondanza”, “consentendo la cernita quasi industriale degli embrioni”. Parallelamente, lo sviluppo di algoritmi e intelligenza artificiale “permetterà di ricercare  rischi di patologie in coppie e individui sempre più numerosi”. Per il biologo, “la sperimentazione per effettuare la transgenesi degli embrioni nelle migliori condizioni ha senso solo se si prevede di produrre bambini geneticamente modificati”. E “la ricerca”, sempre mitizzata, “permette di andare verso questo traguardo senza che si sia deciso ufficialmente”. Ciò che la nuova legge persegue è “la medicalizzazione delle vite a scapito dell’autonomia, ma anche l’affermazione che qualsiasi problema o frustrazione umana può e deve ricevere una risposta tecnica”. Un elenco non esaustivo: si potrebbe “chiedere di non essere malati o disabili, di avere figli rifiutando il rapporto sessuale, che questi bambini siano ‘di qualità’, di esigere di non morire”. Per Testart, “la cosa grave è che quando la distruzione di culture e stili di vita diventerà evidente, l’analisi critica di questo ‘collasso’ sarà resa impossibile da ciò che gli esperti di etica chiamano avidamente ‘l’evoluzione delle mentalità’. La scienza ci sta lavorando e la ‘bioetica’ si sta impegnando per far accettare tutti questi progressi”. 

 

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Come ricordava Michel Serres nella prefazione al libro “L’oeuf transparent”, il Faust di Goethe, dopo la morte di Margherita e legato dal suo patto, torna in laboratorio, dove il dottor Wagner  sta producendo un omuncolo in  provetta. “Si sta facendo un uomo. Dio ci scampi e liberi! Per noi, il modo antico di procreare è una sciocchezza. Quel che si esalta mistero di natura noi osiamo tentarlo secondo ragione. E ciò che prima la natura lasciava organizzare,  noi lo facciamo qui cristallizzare… Del caso noi vogliamo in futuro ridere”. La fiala si colora e freme, la creatura fuoriesce e saluta Mefistofele. Ma si deve far tacere la campanella della vecchia cappella, dove vivono Filemone e Bauci. Ma dopo aver bruciato i vecchi amanti, lo spavento invade Faust. Come è successo a Testart.

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