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"Brucia, strega femminazi". La nuova gogna di J.K. Rowling

L'autrice di "Harry Potter" di nuovo nei guai per un romanzo "transofobo"

Giulio Meotti

Aveva già detto che l'attivismo trans cancella le donne e che le differenze sessuali sono reali 

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Roma. Entrando in una libreria di lingua inglese è impossibile evitare che fra le mani ci finisca anche solo per sbaglio un saggio sugli uomini che odiano le donne. Men Who Hate Women di Laura Bates, Boys & Sex di Peggy Orenstein ed Entitled: How Male Privilege Hurts Women di Kate Manne, per citare solo le ultime tre uscite. E’ il solito refrain dell’oppressione della mascolinità patriarcale. Una donna, una famosa scrittrice, con  le credenziali di sinistra al posto giusto (un passato in Amnesty, il femminismo, l’antitrumpismo), che difende il gentil sesso dagli uomini che si dichiarano donne in nome del gender, non poteva mandare in corto il refrain. E’ vero, c’era già stato Vestito per uccidere di Brian De Palma, famoso thriller  su un assassino travestito da donna. Ma era il 1989. Poi un altro blockbuster, “Il silenzio degli innocenti”, dove l’assassinio è un altro aspirante trans. E nel 1960, Alfred Hitchcock aveva sconvolto con “Psycho”. Altri tempi, tanto che tre anni fa un remake di Psycho aveva tolto gli abiti femminili a Norman Bates per paura di essere tacciata di “transfobia”. Cortocircuito riparato. Se non fosse stato per J. K. Rowling di Harry Potter, coinvolta in una nuova polemica che la vede tacciata di “transfobia”. Il suo assassinio non si consuma in una doccia, ma nei social, e per mezzo non di un coltello, ma di uno shitstorm. 

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Roma. Entrando in una libreria di lingua inglese è impossibile evitare che fra le mani ci finisca anche solo per sbaglio un saggio sugli uomini che odiano le donne. Men Who Hate Women di Laura Bates, Boys & Sex di Peggy Orenstein ed Entitled: How Male Privilege Hurts Women di Kate Manne, per citare solo le ultime tre uscite. E’ il solito refrain dell’oppressione della mascolinità patriarcale. Una donna, una famosa scrittrice, con  le credenziali di sinistra al posto giusto (un passato in Amnesty, il femminismo, l’antitrumpismo), che difende il gentil sesso dagli uomini che si dichiarano donne in nome del gender, non poteva mandare in corto il refrain. E’ vero, c’era già stato Vestito per uccidere di Brian De Palma, famoso thriller  su un assassino travestito da donna. Ma era il 1989. Poi un altro blockbuster, “Il silenzio degli innocenti”, dove l’assassinio è un altro aspirante trans. E nel 1960, Alfred Hitchcock aveva sconvolto con “Psycho”. Altri tempi, tanto che tre anni fa un remake di Psycho aveva tolto gli abiti femminili a Norman Bates per paura di essere tacciata di “transfobia”. Cortocircuito riparato. Se non fosse stato per J. K. Rowling di Harry Potter, coinvolta in una nuova polemica che la vede tacciata di “transfobia”. Il suo assassinio non si consuma in una doccia, ma nei social, e per mezzo non di un coltello, ma di uno shitstorm. 

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Nell’ultimo romanzo di Rowling, il cattivo è un assassino che si veste da donna. Non importa che i transgender combattano proprio per non essere associati ai travestiti. Troubled Blood, scritto da Rowling sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith (in un gioco degli specchi che le è valsa anche l’accusa di favorire la conversione dei gay), è uscito ieri ed è già gogna. “Qualcuno ha bisogno di legna da ardere quest’inverno!”, recita un tweet. “Il nuovo libro di J. K. è perfetto da bruciare”. Una prima recensione del romanzo è apparsa sul Telegraph: “La morale del libro è ‘non fidatevi mai di un uomo travestito’”. Tutto un mondo si è sentito “oltraggiato” da un romanzo di novecento pagine che non ha ancora letto e che ora considera Rowling come un vero Voldemort, una figura spregevole e malvagia le cui opere dovrebbero essere bruciate. Il giornalista liberal dell’Observer Nick Cohen lo ha letto e ha difeso Rowling: “Dire che è antitrans è una fesseria totale”. Parlando al Foglio, Cohen spiega così il caso Rowling: “I social media generano molto odio. E’ una questione complicata questa dei transgender. Ma lo spettro dell’intolleranza e della censura alligna ormai a sinistra”.


Da mesi, Rowling è  una “strega femminazi”, una “cagna”, per aver detto che l’attivismo trans e  gender  cancella l’identità femminile e che ci sono differenze tra uomini e donne. A fine agosto, la scrittrice aveva restituito il  Premio Ripple of Hope assegnatole dall’associazione Robert F. Kennedy, dopo che la famiglia l’aveva accusata di “transfobia”. E con le nuove accuse arrivano anche le prime librerie che boicottano il romanzo. 

 
Rabble Books a Maylands, in Australia, ha annunciato di non vendere la Rowling. Il proprietario Nat Latter ha detto che il negozio non avrebbe “messo libri  transofobi sugli scaffali”. C’è da aspettarsi editor che si dimettono (sta già succedendo) e sit-in fisici e ideologici contro la scrittrice  bombardata di minacce di stupro  (“succhiami il cazzo'”, le twittano i sessisti del gender). Ma se si è abbastanza tonti da credere a tutto quello che gira su Twitter si potrebbe pensare che la questione sia già chiusa.   #RIPJKRowling fa tendenza su Twitter. Ma non è un necrologio. E’ un augurio di morte. Ai  tre slogan di “1984” di George Orwell (“la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”), dobbiamo aggiungere un altro: “L’amore è odio”.

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