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Nick Cave contro il politicamente corretto, che ci vuole privare della complessità

Micol Flammini

La cancel culture secondo il cantautore australiano è "la religione più infelice del mondo"

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Bisognerebbe guardarlo a testa in giù il mondo per capirlo meglio, e così il mare diventerebbe il cielo, e sembrerebbe più profondo, più grande, se possibile. Poi bisognerebbe rialzarsi rapidamente, prendere la rincorsa e fissarlo da vicinissimo e da lontanissimo, dal mezzo. Bisognerebbe trovare ogni momento una prospettiva nuova per vedere come è fatto questo mondo, quanto è complesso: soltanto così si salvano le idee. Per Nick Cave, nella complessità sta tutta la forza dell’umanità, tutto ciò che rende il mondo straordinario e straziante, infinito e incompleto, ciò che ha permesso la sua storia, la sua letteratura, le sue idee. Il cantante australiano dal 2018 invia una newsletter che si chiama The Red Hand Files, in cui, oltre a parlare di musica, parla di se stesso, di idee, di pensieri, di filosofia. Risponde alle domande dei suoi fan lettori, anche a chi gli chiede del dolore per la morte di suo figlio Arthur o a chi gli domanda: “Cos’è la timidezza?”. 

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Bisognerebbe guardarlo a testa in giù il mondo per capirlo meglio, e così il mare diventerebbe il cielo, e sembrerebbe più profondo, più grande, se possibile. Poi bisognerebbe rialzarsi rapidamente, prendere la rincorsa e fissarlo da vicinissimo e da lontanissimo, dal mezzo. Bisognerebbe trovare ogni momento una prospettiva nuova per vedere come è fatto questo mondo, quanto è complesso: soltanto così si salvano le idee. Per Nick Cave, nella complessità sta tutta la forza dell’umanità, tutto ciò che rende il mondo straordinario e straziante, infinito e incompleto, ciò che ha permesso la sua storia, la sua letteratura, le sue idee. Il cantante australiano dal 2018 invia una newsletter che si chiama The Red Hand Files, in cui, oltre a parlare di musica, parla di se stesso, di idee, di pensieri, di filosofia. Risponde alle domande dei suoi fan lettori, anche a chi gli chiede del dolore per la morte di suo figlio Arthur o a chi gli domanda: “Cos’è la timidezza?”. 

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Nell’ultimo numero della newsletter, Nick Cave ha parlato di cancel culture, di politicamente corretto e di misericordia. Sono cose che lui riesce a tenere insieme benissimo e a ben guardare – dalla prospettiva giusta e anche da quella sbagliata – ha ragione. Tutto quello che era partito per rendere la società più equa, più corretta, più giusta, più abitabile, si è trasformato nella “religione più infelice del mondo”. Il politicamente corretto, all’inizio, era un sistema di valori quasi onorevole, il tentativo di reimmaginare le relazioni umane. Poi si è tramutato in una costrizione, in una strada tutta dritta, in un tunnel senza scorci, una religione che ha soltanto le cose peggiori da offrire: “certezza morale e ipocrisia priva anche della capacità di redenzione”. Nick Cave ha preso le sue posizioni contro la cancel culture, eppure lui ancora non è un cancellato e quando uscì il MeToo lo guardò quasi con interesse: all’inizio sapeva di emancipazione, poi si è trasformato in costrizione. La cancel culture in realtà è comodità, è il tentativo di annullare, di sacrificare le idee scomode, la complessità, il movimento che consente di cambiare la prospettiva. E’ una linea retta. E’ un velo scuro che, anziché rendere il mondo più equo, sta asfissiando l’anima creativa di una società. La creatività non ha nulla di lineare, la creatività spesso è urtante, scuote “le convinzioni fondamentali e così porta alla luce nuovi modi di vedere il mondo”. Questa secondo Nick Cave è la funzione dell’arte, questo è il compito naturale delle idee e, una forza che trova il suo compimento nella cancellazione, nella semplificazione delle idee, non può far altro che ostacolare “lo spirito di una società e colpire la natura composita della sua cultura”.

 

La cancel culture ha avuto il compito di spazzare via il controverso, il complesso, l’annodato, l’accidentato, è entrata ovunque, anche nella musica, dice il cantante, e così anche la musica, il rock, non ha reagito: “La musica rock contemporanea non ha la forza di lottare contro questi nemici dell’immaginazione, questi nemici dell’arte. E in questa forma attuale forse la musica rock non merita di essere salvata”.

 

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E’ stato tutto un grande errore, forse una buona intenzione che poi è sfuggita di mano. La nostra società, dice Nick Cave, è in transizione. Ci stiamo muovendo, ma questa linea retta, queste strade pulite sulle quali vorrebbero far scorrere il nostro cammino, sono una perdita, un lento soffocare. L’errore è stato considerare il politicamente corretto gentilezza, tatto, valori, pietà, tolleranza, equità. Cos’è la misericordia? Chiede Nick Cave. Non è questo. “E’ un valore che dovrebbe essere al centro di qualsiasi società tollerante”. E’ il riconoscimento dell’imperfezione, la ricerca del dialogo, è la complessità di cui una società ha bisogno. La guerra ai cancellati è la negazione di questo. “La religione più infelice del mondo”.

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