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Senza stipendio da mesi al Salone del libro

David Allegranti

Il direttore Nicola Lagioia e i suoi consulenti non vengono pagati da mesi. E neanche gli organizzatori

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Roma. Il direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia e i suoi venti consulenti che fanno parte del comitato editoriale (tra cui Giuseppe Culicchia, Valeria Parrella e Claudia Durastanti) sono senza stipendio da mesi. Non si parla di grosse cifre, peraltro; in particolare, le retribuzioni dei soli consulenti ammontano in totale a 70 mila euro. Non solo. Anche gli organizzatori del Salone, che dopo la liquidazione della vecchia Fondazione hanno costituito l’Associazione Torino e anche la Srl Salone Libro, presiedute da Silvio Viale, e rilevato il marchio del Salone, non vedono soldi da tempo. 

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Roma. Il direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia e i suoi venti consulenti che fanno parte del comitato editoriale (tra cui Giuseppe Culicchia, Valeria Parrella e Claudia Durastanti) sono senza stipendio da mesi. Non si parla di grosse cifre, peraltro; in particolare, le retribuzioni dei soli consulenti ammontano in totale a 70 mila euro. Non solo. Anche gli organizzatori del Salone, che dopo la liquidazione della vecchia Fondazione hanno costituito l’Associazione Torino e anche la Srl Salone Libro, presiedute da Silvio Viale, e rilevato il marchio del Salone, non vedono soldi da tempo. 

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Eppure sono loro, insieme a Lagioia, ad aver salvato l’evento torinese, che rischiava di naufragare fra i debiti accumulati dalla precedente gestione. E sono i consulenti scelti da Lagioia a organizzare, grazie alla loro rete di contatti, il programma del Salone e quello degli eventi collegati, con ospiti internazionali che vanno da Margaret Atwood a Bret Easton Ellis.

  

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Da quando esiste la nuova versione del Salone, gestito dall’Associazione Torino, dalla Città del libro e dalla Fondazione Circolo dei lettori, le cose avevano ripreso a funzionare dopo un periodo molto travagliato. Adesso però c’è un nuovo problema di soldi. Una questione che ciclicamente si ripete. E dire che il Salone riceve, tramite la Fondazione Circolo dei lettori, il sostegno fra gli altri della Regione Piemonte, della Città di Torino, della Compagnia di San Paolo, del Ministero per i beni culturali, del Centro per il Libro

   

Il Salone, dice ora il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, “deve essere fatto. Mi batterò perché si faccia, ci sono sensibilità, legittimamente, diverse, ma non possiamo annullare i grandi eventi che ci permettono di tenere acceso il faro sul Piemonte, che è vivo, in salute”. Gli effetti del lockdown hanno colpito dappertutto e comprensibilmente gli eventi pubblici come il Salone possono dare una mano a riportare vitalità e persone a Torino e in Piemonte. A Lagioia però, che da settimane chiede spiegazioni, è stato detto che le casse del Circolo dei Lettori sono vuote da mesi. Non ci sono neanche i soldi per i rimborsi dei viaggi (per intenderci, giusto oggi gli hanno pagato un treno) e in questi mesi spesso le riunioni sono state fatte a casa sua.

 

Per domani, venerdì 24 luglio, è in programma una riunione per capire come risolvere in fretta la situazione. Anche perché la macchina del Salone è complessa, non ci sono solo gli eventi culturali, c’è anche una parte fieristica che necessita di risorse per poter funzionare e l’autunno è dietro l’angolo. Il problema non sono soltanto i contratti di Lagioia e dei suoi consulenti, ma pure le risorse per pagare la logistica e l’organizzazione. “Non ne farei soltanto una questione economica anche se, certo, senza contratti chiari è difficile mettere in piedi in tempi rapidi il Salone, la cui architettura organizzativa è complessa”, dice Viale al Foglio: “In questo momento, visto che non siamo soltanto organizzatori del Salone ma facciamo anche altro, ci sentiamo come allevatori di polli quando è uscita l’aviaria. Gli assembramenti sono il nostro mercato e le difficoltà già oggi sono enormi”.

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