Giulia Maria Crespi

E' morta Giulia Maria Crespi. Il ritratto di una dinastia orfana

Michele Masneri

Una vita originale divisa tra ambiente ed editoria. Figlia di un'importante famiglia industriale lombarda. Muore a 97 anni Giulia Maria Crespi, un cognome e una dinastia italiana

Fondatrice del Fai, protagonista dell'editoria (negli anni sessanta era entrata nella proprietà del Corriere della Sera imprimendo una svolta a sinistra con la sua forte personalità). A 97 anni si spegne Giulia Maria Crespi. Ambientalista, figlia di una importante famiglia industriale lombarda di cotonieri. Una vita originale. Pochi mesi fa, in modo drammatico, era morto il figlio Aldo Paravicini. In un articolo di Michele Masneri si raccontava la famiglia, la dinastia.

 

Con la morte di Aldo Paravicini, figlio della mitologica Giulia Maria Crespi, ecco un altro capitolo di una dinastia molto milanese che aveva creato lifestyle e narrazioni peculiari. Paravicini, 65 anni, morto in uno strano incidente stradale due giorni fa nella campagna milanese, andando a sbattere con la sua macchina contro una cascina, era uno dei due gemelli di Giulia Maria e di Marco Paravicini. Illustre stirpe cotoniera lei, leggendaria “zarina” bio fondatrice del Fai, illustre stirpe partigiana lui. Grande amore ribelle – i Crespi, famigliona affluente e mondana, non avevano visto di buon occhio quell’erede blasonato ma di stramba schiatta (campeggi, vita nei boschi, culto calvinista della semplicità). E viceversa, poco entusiasmo presso i ricchissimi Crespi col casone ancor oggi stupefacente in corso Venezia, rimesso su dal Portaluppi, le cene per duecento “seduti” con personale tutto “di casa”, e i due Canaletto che la regina Elisabetta ha sempre considerato più belli dei suoi.

 

Dunque, per quel matrimonio, gran consultazioni di abati e mediazioni di vecchie cameriere. I Crespi si interrogano. Fanno ricerche araldiche sui Paravicini pur comitali: “Lo zio Tullio era andato a sfogliare il Gotha e l’esito non era stato poi tanto male” scrive Giulia Maria in un’autobiografia uscita qualche anno fa tra Mitford sisters e il campione di quel genere araldico-industriale, Vestivamo alla marinara. “Le ore di massima felicità le ho passate nella scarna semplicità”, in campeggi e boschi e cacce, scoprendo quel mondo araldico ma appunto “sul semplice”, come direbbe Franca Valeri, prototipo della milanese affluente dell’epoca. Nozze in San Babila. Il Corriere della Sera, dal 1900 giornale proprietario, “unito per antico vincolo di fedeltà, di lavoro e di affetti, esprime voti alla Famiglia”. Viaggio di nozze di un anno in nave, sul Queen Elizabeth: a New York dove scoprono Picasso e Ugo Stille gli spiega la politica americana. Poi Dallas, Messico, Cuba. Poi arrivano i gemelli, Aldo e Luca, “tondi vermiciattoli rugosi e rossi”, e poi “bambini stupendi”. Sposeranno poi, raccontano a Milano, “le due Vannozze”; Aldo una Vannozza della Seta, e Luca, l’altro gemello, una Vannozza Guicciardini (dette Vannozzina e Vannozzona).

 

I party benefici di Vannozzina, che si occupa di aiutare le donne indiane, ancor oggi ambitissimi a Corso Venezia. Altre case: al Biffo, storica residenza dei Crespi a Merate (oggi villa dei Cedri, trasformata in Rsa, chissà se colpita da pandemia). Camilla Cederna ai tempi d’oro ospite di tutti i giorni, mentre Antonio insegna l’ambientalismo, e amici come Edoardo Visconti vendono le tenute e scappano in Canada convinti che stia per arrivare il comunismo. E poi barche per crociere in Grecia, colpevoli su yacht “che puzzano di nafta”, e boschi. Sardegna ma mica Billionaire bensì le tenute immense ancor oggi a bosco, e si dorme in antiche case dei contadini. Crespi style.

 

Dopo soli quattro anni di nozze, funerale del marito, anche lui per incidente stradale. All’isola d’Elba Giulia Maria vede una casa di amici che le piace, chiede di conoscere l’architetto, è Guglielmo Mozzoni, “senta architetto, potrebbe trovarmi qualche località con un rudere simpatico dove costruire un mio rifugio vicino a Milano?”. Mozzoni, gran schiatta (come te sbagli), ex partigiano, trova lei simpatica, e la sposa; e quindi investono sulla Zelata, terreno di famiglia verso Pavia su cui erigeranno palafitte molto Frank Lloyd Wright, e impiantano coltivazioni biodinamiche guidate poi dal Paravicini perito l’altro ieri. Pasolini, firma del Corriere, invitato per il fine settimana, chiese e ottenne di ambientarvi scene di Teorema. Il vecchio partigiano-conte Mozzoni poi al cinema per poco non volle divorziare: “Tutte ’ste perversioni in casa nostra”. Anche, alla Zelata, piccole regate sul Ticino, con le tradizionali barche a fondo piatto “ma così pochi ospiti sanno portarle”, sospirava donna Giulia Maria (e sospiravano anche i direttori del Corriere, pregati per il weekend, e presi d’assalto dalle zanzare, ai remi).

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