“Mia cara Francia, non capitolare agli islamisti”. Parla Waleed al Husseini

Giulio Meotti

Il “blasfemo” palestinese a Parigi: “Mila è meglio dei politici”

Roma. Waleed al Husseini è stato meno fortunato di Mila, la liceale francese minacciata pesantemente di morte per alcune frasi su Instagram contro l’islam, costretta a girare con la scorta, a nascondersi e a cambiare scuola. Waleed ha trascorso dieci mesi in una prigione palestinese per lo stesso crimine di Mila: “blasfemia”. All’ambasciata francese di Amman, Waleed chiese asilo politico, riparando poi a Parigi, dove non poteva di certo immaginare che la classe dirigente francese avrebbe capitolato di fronte al caso di una semplice liceale come Mila.

 

 

Autore per la casa editrice francese Grasset del libro “Blasphémateur! Les prisons d’Allah”, Waleed al Husseini è a colloquio col Foglio. L’islamismo, dice, sta vincendo. “Certo, vediamo tanti ‘territori perduti della Repubblica’, tanto attivismo islamico sui social, la loro diffusione nella società in nome della libertà e della cultura”. Non si contano i dirigenti francesi che, su Mila, hanno quasi dato ragione a chi la minacciava di morte, dal ministro della Giustizia Nicole Belloubet (“quello che ha detto Mila è grave”) all’ex candidata alle presidenziali Ségolène Royal (“Mila è irrispettosa”). Alla domanda sull’affaire Mila, il giornalista Jean-Michel Aphatie ha scelto da che parte stare: “Non sono Mila, sono Ségolène”. “Senza coraggio, senza cuore, senza vergogna: gli indecenti”, ha titolato in copertina il settimanale Marianne. Sul Figaro, Eric Zemmour ha sferzato al suo solito: “Per le nostre femministe, l’odiato patriarcato è solo quello del maschio bianco occidentale della cultura cristiana – tanto più un bersaglio poiché è già a terra. Hanno la più grande tolleranza per il patriarcato arabo-musulmano, esotico e associato a popolazioni che sono, agli occhi delle nostre nuove signore della carità, le eterne vittime del proletariato. Paura? Fascinazione? Attrazione? Non lo sappiamo”.

 

 Waleed al Husseini (foto Wikimedia)

 

Chi sono questi che ammansiscono gli islamisti? “Accettano la violenza, collaborano con l’islamismo perché sarebbe la vittima, chiudono gli occhi in nome della ‘sicurezza’ della società, e tutto questo concorre a far vincere l’islamismo”, continua Waleed al Husseini. “Per molti a sinistra, sono anche voti. L’islam politico è forte perché spaventa, mette a tacere le persone. Quando le persone iniziano a temere di parlare dell’islam per paura delle rappresaglie, è l’inizio della sua presa sulla società. Se l’islamismo si imporrà in Francia, non è perché è potente come gli piace far credere, ma a causa della codardia di una parte dei politici e dei francesi. Il governo non si è preso cura di Mila. I media non l’hanno difesa. L’umorista che ha cantato ‘Gesù è gay’ su France-Inter ha ricevuto migliaia di minacce di morte e ha avuto bisogno della protezione della polizia? Assolutamente no. Riesci a immaginare la reazione dei musulmani se avesse cantato ‘Maometto è gay’? I musulmani non sono vittime, i musulmani sono cittadini come tutti gli altri che devono accettare le regole del gioco nella nostra società. Ma i politici non sono gli unici colpevoli. Troppi intellettuali si rifiutano ancora di nominare il problema, che è l’islam politico”.

 

Waleed non avrebbe immaginato di lasciare Ramallah per rivivere le stesse paure a Parigi. “Ecco perché mi batto, perché l’ho già vissuto in Palestina”. Anche se, spesso, si cede al pessimismo. “Dopo Mila, domani, tanti penseranno che la paura è troppa, che ci vuole troppo coraggio per parlare”. Intanto la Francia continua a guardarsi dentro mentre osserva questa liceale che, nonostante un tormento finora riservato a giornalisti e vignettisti che hanno scelto di stare in prima linea, ha ripetuto alle telecamere di Tf1: “Non mi pento per niente delle mie parole”. Mila no, ma la società francese forse sì.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.