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Se ne va Roger Scruton, coscienza filosofica del conservatorismo inglese

Giulio Meotti

Per anni ha accompagnato Il Foglio concedendogli interviste, traduzioni e interventi in una sorta di peregrinazione fra i punti di rottura e di crisi della cultura contemporanea. Ci mancherà

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E' morto a 75 anni dopo una battaglia di sei mesi contro il cancro Roger Scruton, autore di 50 libri di estetica, morale e politica e considerato da critici ed estimatori come l'anima filosofica del conservatismo britannico. Aveva fatto un paio di apparizioni a Londra nelle ultime settimane per ricevere le medaglie al merito che i paesi dell'Europa orientale gli avevano assegnato per il suo lavoro a favore della dissidenza dietro la Cortina di ferro. Scruton divenne un conservatore quando non solo non era di moda, ma era uno scandalo. “Quando entrai nella biblioteca della mia università, negli anni Settanta, il conservatorismo era la fissazione soltanto di qualche matto recluso” scriverà. “Trovai libri di Marx, Lenin, Mao, ma nessuno di Leo Strauss, Eric Voegelin, Friedrich von Hayek o Milton Friedman. C’era ogni tipo di rivista socialista, ma non una che fosse conservatrice”. Fondatore della Salisbury Review, la più prestigiosa rivista del conservatorismo inglese e autore di quel The Meaning of Conservatism poi definito “la Bibbia della rivoluzione thatcheriana”, Scruton per anni ha accompagnato Il Foglio concedendogli interviste, traduzioni e interventi in una sorta di peregrinazione fra i punti di rottura e di crisi della cultura contemporanea. Ci mancherà.

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