Non lo cercò solo Leopardi: ecco gli altri esploratori dell'infinito
Da Borges a Friedrich fino a Mark Rothko, lo spazio senza fine è stato simboleggiato con ogni astuzia possibile. Dare forma all’ineffabile attraverso l’arte è uno degli esercizi più umani che ci sia
L’infinito misura centottanta millimetri per centodiciassette. Sta in una sorta di ottavino (ma le carte sono dieci) composto di bifogli rigati dai margini irregolari, ripiegati a metà e confezionati a quadernetto. Le prime quattro carte, interfogliate, sono infilate una nell’altra. La quinta carta, inserita quasi casualmente, con una lacerazione all’angolo superiore sinistro, vergata con tratto nitido e sottile, in inchiostro marrone dal fondo scuro, consente la “lettura” dell’Infinito: quell’infinito che Giacomo Leopardi, da due secoli esatti, con “soltanto” alcune parole fa “vedere”, “percepire”, “intuire”, e oltre… Fa “sentire” il mistero in cui tutti siamo calati.
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