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Il Salò del Libro

Via nazisti, dannunziani, nostalgici, trumpiani, terrapiattisti. E con massoni e cannibali che si fa? Spunti in movimento dal Salone di Torino

Mercoledì, verso il Salò del Libro di Torino.

Amici, compagni, coautori, rispondiamo all’appello di Christian. Si marcia su Torino, si presidia, si picchetta, si volantina, si canta “Bella Ciao”, si legge ad alta voce la disposizione transitoria (come transitoria?!?) della Costituzione. Si scandisce anche la legge Scelba, ma ricordiamoci di dire, come ci ricorda giustamente Vincenzo Ostuni, che Scelba era un fascista. E che diamine, ha ragione l’Ostuni, un po’ di memoria storica compagni, non ci scordiamo di Portella della Ginestra, di Gaspare Pisciotta, delle stragi dei lavoratori. L’avete letto il Primato nazionale? “Scelba, il massacratore degli operai diventato idolo della sinistra”. Però, chi altri se non il fascista Scelba, è riuscito a mettere in piedi il reato di apologia di fascismo? Amici, che fatica fare gli antifascisti militanti, che bisogna militare e già questo pone un serio problema di coscienza. Non lo sentite il richiamo lessicale bellicista e guerrafondaio? Ma c’è il fascismo ragazzi, c’è poco da sottilizzare. Non si vorrà mica passare per panciafichisti, per dirla con Mussolini. Suvvia, non è il caso di dirla come il duce. 
Facciamo una chat, presto. Si voti: “Questa è una chat antifascista”. Melissa Panarello pone un giusto quesito: “E se ci menano? Quelli menano forte”. Asor Rosa che dice? Non si sa, a Diaccialone non prende. Il collettivo Wu Ming ci fa sapere che sta a casa. Non si parla con i fascisti. Ma ho la presentazione, ragazzi, guardate sul programma: “Concita De Gregorio, ‘Nella notte’, Arena Robinson”. Non equivocate, amici, sono con voi, nel nome del podista Noel Hitimana, che dal Ruanda ha dato una lezione di vita alla Trieste fascista, nel nome di Vittorio Foa e Giuseppe Bottazzi. Io sono antifascista e non ci sto a farmi fare la lezione di morale da Zerocalcare, che tra l’altro ho scoperto io. Le ragazze lo sanno. Ma questo editore fascista ha chiesto uno spazio? E se fosse stato un marchio di parmigiano o di aspirapolveri? Mettiamo un codice: esclusi massoni, terrapiattisti e cannibali. Sennò dentro tutti, anche la Folletto: del resto quante volte l’abbiamo vista alle feste dell’Unità? Intendiamoci, io aderisco con entusiasmo, ma andiamo: staremo corpo a corpo contro i fascisti. Vibreremo insieme.

 

E Asor Rosa? Ancora niente. L’amica Concita, invece, non ha tutti i torti: bisogna andare ma restare a casa, presentare il libro, presidiando la propria assenza militante. Ricordiamoci di quando Ernesto Galli della Loggia, nell’Intervista sulla Destra, si chiedeva: “Fino a che punto i cataloghi dell’Adelphi sono compatibili con la democrazia?”. Amiamo la bella libertà di Raimo: non vi siete commossi al suo racconto su Facebook di quando camminando lungo i Murazzi, preso dall’enfasi antifascista, è sprofondato nel Po ed è stato salvato con un ramo da un’eroica amica democratica? Cantiamo la nostra gioia militante. E ripetiamo il paradosso di Popper: volete tollerare gli intolleranti che, una volta tollerati, non tollereranno più la tolleranza? Volete voi? Non vogliamo noi!
 Un momento, ma come la mettiamo con Chomsky? (segue a pagina quattro)

 

Diceva: “Impedire i convegni fascisti è un grosso regalo alle destre”. Scrisse una prefazione a quel negazionista di Faurisson, in nome della libertà d’espressione. Ma quale libertà d’espressione, il fascismo non è un’opinione, è un crimine. Ottima questa, ce la giochiamo alla festa di Minimum al Circolo Canottieri. Il fascismo sì, ma quale fascismo? Questi si dicono sovranisti, sono picchiatori sovranisti, ci tengono a decidere di picchiare senza interferenze straniere. Ma è fascismo? Certo, è il fascismo eterno, l’ur fascismo di Umberto Eco, non ancorato a una congiuntura storica. E’ fascismo antropologico. Non era fascista Fanfani? E non andavano anche gli autori dc a Torino? Amici, compagni, coautori, no, non ci andavano i democristi a Torino, perché il Salone è nato nel ’98. Giusto, ma non è questo il punto. La Dc era fascista, lo stato era stragista. E’ ora di alzare la vigilanza. Non siamo morti democristiani, non moriremo di CasaPound.

 

Non si parla con i fascisti! Ma siamo sicuri che non si parla con i fascisti? Ve lo ricordate Pannella, nell’82, al congresso Msi da Almirante? Disse: “Il primo dovere di un democratico, nella diversità anche drammatica, è parlare con l’avversario o con il nemico. E’ il presupposto stesso, per noi antifascisti, dell’antifascismo. Quello di Ernesto Rossi, di Umberto Terracina, dei fratelli Rosselli, incarcerati e uccisi: sono loro che non mi danno altra alternativa che di essere deferente alla prassi democratica e di essere qui, da voi”. Me lo ricordo bene Pannella. Lui concluse: “Dovete crescere”. Almirante rispose: “Crescere e cresceremo”. Ma se non andiamo, chi lo sente poi Nicola? Io a Monti non mi faccio più vedere. Certo che se non si va, il Salone muore. Non sentite già la nostalgia di quelle belle feste sulla Dora, di quando Baricco e Feltrinelli parlavano fitto fitto con Procacci, all’Hiroshima Mon Amour? E lo struggimento nel veder ballare Emmanuel Carrère, pazzo ed ebbro di letteratura e di Cynar? E le serate nella bella casa sul Po di Gianluigi Ricuperati? La salsiccia di Bra nelle piole democratiche? Le litigate con la proprietaria della Maison di Chez Rinoo? I pomeriggi in meditazione davanti alla Sacra sindone? 
Vogliamo fare la conta? Ragazzi, mi sembra di stare dentro “Lia”, il film di Alberto Grifi. Che tempi.

 

Ma non si può fare un po’ d’ordine? Abbiamo le adesioni del museo di Auschwitz e della presidente dell’Anpi. Ma la Loewenthal? Dice che “boicottare il Salone in nome dell’antifascismo significa rinunciare al principio fondativo della democrazia”. Va bene, ma quella è candidata con +Europa. Una che sta in lista con Tabacci può darci lezioni di antifascismo? Fermi tutti, sono arrivate le dichiarazioni di Asor Rosa da Capalbio, via Radio Radicale. Ascoltiamo: “Devo fare una cosa lì a Torino, quindi si tratta di rispettare o non rispettare l’impegno preso. Ci sono due piatti della bilancia: da una parte lo sdegno sacrosanto per tutto ciò che odora di fascismo, dall’altra l’esigenza fortissima di proteggere e rilanciare il Salone. Non c’è dubbio, la seconda è indiscutibilmente più importante”. E ti pareva. Non c’è nessun altro vecchio della sinistra? Chi c’è rimasto? I soliti: Macaluso, Castellina, Rossanda. Che si fa?
Amici, compagni, coautori, contrordine, il Salone è stato liberato, il fascismo debellato. L’alba di un nuovo giorno è spuntata. Il banchetto degli spregevoli è stato spostato vicino a una friggitoria, anzi cancellato. Il compagno Chiamparino e la compagna Appendino hanno ristabilito l’ordine democratico. Si può marciare democraticamente su Torino, si può andare a pisciare con Zerocalcare senza paura di incontrare i fascisti. Ora c’è da scrivere il codice etico. Fuori nazisti, fascisti, dannunziani, nostalgici, fasciopopulisti, neoliberisti, trumpiani, salviniani, terrapiattisti, pigibattistiani, politiani. Ma con massoni e cannibali che si fa?

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