Perdere il senno mescolando complottismo politico e occultismo satanico
Rubriche astrologiche, sedute spiritiche, palazzi del potere
“Italia lunare. Gli anni Sessanta e l’occulto”, un saggio di Fabio Camilletti pubblicato nel nostro fatale marzo 2018 dall’editore Peter Lang di Oxford, si apre su una coincidenza curiosa. Il 13 giugno del 1971 la Rai manda in onda l’ultima puntata del popolarissimo sceneggiato gotico-esoterico “Il Segno del Comando”. E’ giorno di elezioni amministrative in alcune grandi città, tra cui la Roma notturna e spettrale in cui è ambientato lo sceneggiato, e molti scrutatori si portano l’apparecchio televisivo al seggio pur di non perdersi il gran finale. E’ anche il giorno in cui l’Espresso pubblica la famigerata lettera aperta di giornalisti e intellettuali sulla morte di Pinelli. I quindici milioni di spettatori del “Segno del Comando” cercavano, in quella fastosa adunata di negromanti, alchimisti, amuleti magici, ritratti perturbanti e spiriti reincarnati, una via di fuga da un’atmosfera politica che si andava facendo, letteralmente, plumbea? Può darsi. Ma al termine di una lunga cavalcata erudita in sella al suo ippogrifo tra i luoghi ameni e terrifici del fantastico italiano dal boom economico al diverso boom di Piazza Fontana, Camilletti ci dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che già allora nel prisma dell’occulto letterario e cinematografico si riverberavano fantasmi politici, e che anche per effetto di un lento e impercettibile travaso di registri, compiuto sul lato in ombra dell’Italia lunare, una certa visione della nostra storia e dei suoi misteri è ormai intrinsecamente gotica, senza bisogno di riferimenti espliciti ai romanzi di fantasmi o di vampiri: “Palazzi del potere deserti, segreti inconfessabili, morti misteriose, ‘Grandi Vecchi’ che controllano ogni cosa, città corrusche e notturne, complotti e sette segrete, banditi e figure di innocenza perseguitata sono tutti tópoi del gotico che non abbisognano dei castelli diroccati della tradizione per dispiegare il loro potenziale simbolico”. Così leggiamo nelle pagine conclusive, dall’eloquente titolo-pastiche “La notte che Pinelli uscì dalla tomba”.
La Nasa non ha abbastanza navicelle per far seguire al Programma Apollo, che ci portò sulla Luna, un Programma Astolfo, che dovrebbe riportarci sulla Terra. Ma chi intanto volesse tenere il registro della nostra discesa della follia, o se vogliamo il dilagare dello “stile paranoide” nella politica italiana, faccia tappa nel bosco esoterico di Camilletti. Dai segni bizzarri incisi sui tronchi della narrativa fantastica capirà un po’ meglio dov’è che abbiamo perso il senno.