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"Stelle o sparo" e il post-Zerocalcare

Gianmaria Tammaro

Nova ha un’ironia molto più decisa e caustica di quella di Zerocalcare. Il suo racconto è più trasversale, quasi in bilico: sospeso tra l’idea che la protagonista sia lei e che possa essere di chiunque altro

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C'è “Stelle o sparo” di Nova, edito da Bao Publishing. Ci sono altri autori, altre voci, che nel fumetto italiano hanno trovato la loro strada e il loro linguaggio, e che finalmente si fanno avanti (aiutati da editori illuminati) e che raccontano la loro storia. Quella di Nova è una fatta d’amicizia, di due ragazze che si frequentano dal liceo, che si sono sempre spalleggiate e che decidono di andare in vacanza insieme. Incontrano un bambino, un orfano, e trovano il modo di conoscersi meglio. Tra di loro, certo. Ma anche sé stesse.

 

La bellezza di questo libro, oltre che nel disegno fluido – e la fluidità, certe volte, è tutto –, sta anche nel tono con cui Nova parla al lettore e gli dice la sua storia. Il primo pensiero, leggendolo, è che siamo di fronte a un’autrice post-Zerocalcare: perché ci sono i riferimenti, le citazioni e gli ammicchi a una cultura che fa parte di una certa generazione. Quella dei trentenni.

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Nova, però, è innanzitutto Nova. Ha un’ironia molto più decisa e caustica di quella di Zerocalcare. Il suo racconto è più trasversale, quasi in bilico: sospeso tra l’idea che la protagonista sia lei e che possa essere di chiunque altro. Torna la crisi, sempre lì, sempre sullo sfondo ultimamente: ma è una crisi che coinvolge tutti e che non può essere ascritta a uno stile preciso. C’è la difficoltà di stare al mondo, in “Stelle o sparo”. C’è la difficoltà di trovare un posto che vada bene, che non faccia troppo schifo, in cui poter essere quello che siamo. Si parla di accettarsi; si parla anche di luci ed ombre. Che ci sono sempre e che sempre ci saranno, e con cui è importante imparare a convivere.

 

Non è un racconto lezioso o buonista, o eccessivamente speranzoso. Anzi. Nova è precisa, quasi chirurgica, nelle intenzioni e nelle conclusioni. È brava nel trovare la sua voce, il modo giusto di comunicare con gli altri. Che è poi quello che fa la differenza. Perché se è vero, da una parte, che le storie di oggi, in libri, film e serie tv, tendono tutte a somigliarsi, è altrettanto vero che regna ancora la regola di chi sa dirlo meglio, e quindi della forma. E quella di Nova è onestamente straordinaria.

 

Zerocalcare ha aperto una strada, un “patto”, e di questo bisogna dargli atto. Ma va pure sottolineato che molti degli autori che ora si stanno affacciando sul mercato italiano, sostenuti dal boom economico e editoriale di graphic novel e storie autoconclusive e più personali, riescono perché hanno qualcosa, dentro di sé, di diverso.

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Il fumetto, quando fatto bene, quando trova una giusta alchimia tra tutte le sue parti, disegno e parole, riesce a raggiungere l’empatia e la vicinanza con il lettore. Vive nell’intimità della vita di ogni giorno, come un romanzo, ma è pure forte di immagini e segni specifici, riconoscibili e profondamente inconsci nell’individuo. E Nova, questo, anche se solo al suo primo lavoro, sembra capirlo perfettamente: ci sono alti e bassi, nel racconto; ci sono salite ripidissime e discese leggere. Si passa dai toni colloquiali a quelli più esistenziali e difficili. Ci sono le battute che, come in un’ottima sceneggiatura, fanno da contrappeso ai momenti più drammatici e lenti. Si riduce tutto, ancora una volta, al ritmo: alla musicalità della narrazione.

 

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“Stelle o sparo” non è una sinfonia, ma sicuramente fa parte del miglior pop che oggi – tra edicole e fumetterie – c’è in circolazione.

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