Come l’unico racconto per bambini di Borges è passato dalla parola alla carta
Esce per Pequeño Editor "El secreto de Borges", la trascrizione di una storia raccontata dal grande letterato argentino a un gruppo di studenti di quarta elementare: “Vi spiegherò come ho fatto a vivere tanti anni”
Si intitola “El secreto de Borges”, ed è l’unico racconto per bambini di Jorge Luis Borges. Ma esce ora, a 31 anni dalla sua morte. È firmato da altri due autori, Matías Alinovi e Diego Alterleib. E tecnicamente non fu “scritto” da lui: ma questo si può dire praticamente per tutte le opere da lui firmate a partire da quando divenne cieco, alla fine degli anni ’50. Come spiega la sua vedova María Kodama nelle interviste, una volta anche all’autore di queste note, “Borges diceva di essere troppo pigro per mettersi a imparare il sistema Braille a sessant’anni. Così si faceva leggere a voce alta, e dettava”. Molto lo aiutava la madre, che morì 99enne. Ma è noto che spesso in cambio di un’intervista chiedeva all’intervistatore di leggergli qualcosa, e la stessa María Kodama, 38 anni più giovane di lui, prima di diventare sua moglie era stata un’assistente contrattata per aiutarlo a studiare senza occhi l’antico anglosassone e l’islandese.
Proprio questa sua abilità a comporre storie oralmente spiega quel che accadde nel 1981, quando Borges nella sua casa fu visitato da un gruppo di bambini, e lui per intrattenerli inventò una favola. Si trattava di alunni di una quarta elementare, compagni di classe di un nipote di quella Fanny che fu domestica dello scrittore per quarant’anni. “Avevo due paure”, disse loro a mo’ di benvenuto. “Una, che veniste. L’altra, che non veniste”. I bambini avevano portato in regalo un grosso pacco di caramelle, e ne erano stati ricambiati con altre caramelle, sparse su un gigantesco vassoio. Avevano anche preparato una lista di domande a volte indiscrete: dal sapere quante volte si era sposato a quanti Nobel aveva ricevuto. Ma la maestra impedì loro di farle. Per far trascorrere il tempo, lo scrittore iniziò a chiedere loro il nome e la provenienza. E poi iniziò a raccontare: “Vi spiegherò come ho fatto a vivere tanti anni”. Allora ne aveva 82, ma María Kodama testimonia che proprio per il precedente della madre era convinto che sarebbe arrivato a cent’anni, e il famoso racconto “L’immortale” testimonia come forse gli fosse venuta addirittura la paura di non morire più.
“L’immortale” sembra comunque essere proprio l’antecedente della favola. Come il tribuno militare romano Marco Flaminio Rufo in quel racconto è infatti diventato immortale bevendo l’acqua di un fiume magico, Borges spiega che da ragazzino aveva bevuto acqua da un “aljibe”: una di quelle cisterne sotterranee di origine araba che sono tipiche del mondo ispanico. Ma quella particolare cisterna era popolata da tartarughe, animale proverbialmente longevo. E così la longevità si era trasmessa allo scrittore.
Quella volta, nessuno trascrisse il racconto orale, che sarebbe stato così destinato a essere perduto. Ma tra quei bambini c’era Matías Alinovi, che poi è diventato scrittore a sua volta. 36 anni dopo, ha deciso di mettere per iscritto quella storia, che gli era rimasta vivida nella memoria. Corredato col racconto di quella visita e con una biografia di Borges per bambini, illustrato con i disegni di Diego Alterleib, il libro di 42 pagine esce per Pequeño Editor: vincitrice nel 2015 del premio per la miglior casa editrice per bambini di tutta l’America Latina.