Asimov il profeta

Stefano Priarone

A un quarto di secolo dalla morte, le intuizioni del famoso scrittore di fantascienza sono più vive che mai, dai robot al supercomputer Multivac, che prefigurava Internet. E i liberal anti Trump forse vorrebbero che fosse il Multivac a decidere chi ha diritto di voto

“La fantascienza è profetica” ha scritto Giuseppe Lippi, curatore della rivista di fantascienza Urania “l’arte del profeta consiste nel prevenire e non nel prevedere, avvertendo chi ha orecchie per intendere che sta per arrivare qualcosa di enorme e inatteso e provando a immaginarlo”. Isaac Asimov, il famoso scrittore di fantascienza (ma anche divulgatore scientifico, giallista, biochimico) russo-americano è stato un profeta. Ed ancora più evidente adesso,  a un quarto di secolo dalla morte (il 6 aprile 1992, era nato il 2 gennaio 1920).

Profetico non significa indovino: Asimov ha spesso ironizzato sul fatto di aver predetto, nel racconto “Everest” del 1953 che la celebre vetta himalayana non sarebbe mai stata conquistata sette mesi dopo la scalata di Edmund Hillary. Il suo racconto, nel quale la cima del monte viene raggiunta solo paracadutandosi da un aereo (e si scopre che i famosi Yeti altro non sono che marziani, i quali trovano l'atmosfera rarefatta dell'Himalaya simile a quella del loro pianeta d'origine), scritto in aprile, esce solo a dicembre, mentre a maggio l'Everest era già stato conquistato. 

 

Ma profetico lo è stato: mai come adesso i robot per i quali ha formulato le celebri Tre Leggi della Robotica (che dovrebbero impedire ai robot di nuocere agli umani) e che appaiono in tanti suoi racconti e romanzi (il Ciclo dei Robot) sono stati così presenti nella realtà e nell’immaginario. Il recente  spot delle Poste Italiane cita il film del 1999 “L’uomo bicentenario” diretto da Chris Columbus e interpretato da Robin Williams che racconta la storia di un robot che a poco a poco riesce a raggiungere lo status di umano, film ispirato al suo omonimo racconto.

La serie tv probabilmente più interessante della stagione è stata “Westworld”, ambientata in un parco a tema western i cui “residenti” sono robot (e gli ospiti umani), anche se ispirata al film di Michael Crichton “Il mondo dei robot” esplora il tema, caro ad Asimov (i suoi robot sono spesso simulacri di umani) su cosa significhi davvero essere creature viventi. E il creatore del parco Robert Ford (Anthony Hopkins) ama i suoi robot, spesso preferendoli agli umani, come la robopsicologa Susan Calvin dei racconti di Asimov. Fra l’altro, i robot considerano “sogni” gli incontri con i programmatori e “Sogni di robot” è un racconto di Asimov nel quale un androide, novello Mosè (Asimov era ebreo) sogna un dio robot che gli dice “Libera il mio popolo!”.

I replicanti di “Blade Runner” sono diversi dai robot di Asimov (non seguono le Tre Leggi), ma è curioso che il sequel del capolavoro di Ridley Scott, “Blade Runner 2049” esca proprio quest’anno. È appena uscito il terzo volume (edito da Bao) della serie a fumetti “Descender” di  Jeff Lemire e Dustin Nguyen con protagonista TIM-21, un giovane androide da compagnia, perseguitato dai cacciatori di robot, gli esseri meccanici sono fuorilegge dopo che giganteschi robot noti come i Mietitori  hanno devastato il Centro Galattico Unito, una alleanza di pianeti. Altra serie “asimoviana”, sia per il rapporto fra umani e robot, sia per la presenza di un pianeta-capitale (Niyrata) che  sembra la Trantor di vari romanzi di Asimov.

 

E non parliamo soltanto di robot, anche altre intuizioni di Asimov sono attualissime. Come il Multivac, il supercomputer che governa tutta la terra, nel quale gli uomini inseriscono informazioni che poi vengono elaborate, e in qualunque punto del pianeta c’è un terminale con il quale gli si possono porre domande. Pur se creato negli anni Cinquanta, ricorda molto Internet e il futuro World Wide Web. Negli anni Ottanta Asimov decide di unificare i suoi cicli di romanzi (Robot, Impero e Fondazione) e lo fa utilizzando il personaggio del robot  R. Daneel Olivaw (la R. sta appunto per robot).

Nato nel romanzo “Abissi d’acciaio” come assistente del detective umano Elijah Baley (il suo Watson) diventa sempre più intelligente (acquisisce pure poteri telepatici) e nel romanzo del 1986 “Fondazione e terra” scopriamo che è ancora in vita dopo oltre ventimila anni. Spacciandosi per umano e con vari assistenti, ha contribuito alla nascita dell’Impero Galattico e, successivamente, a quella della Fondazione che dovrà limitare il periodo di caos fra il Primo e il Secondo Impero Galattico utilizzando la scienza nota come psicostoria.

Insomma, è il capo di una sorta di massoneria robotica, seppure “benevola” la quale attua una cospirazione che dura per millenni, il massimo per un complottista. Sarebbe inoltre davvero utile la psicostoria per cercare di controllare il prossimo, incerto futuro. E profetica è stata anche la copertina dell’edizione italiana di “L’orlo della Fondazione”, quarto libro del ciclo della Fondazione. L’illustratore Giuseppe Festino la realizza nel 1981 e la intitola “Terza Fondazione” come fake cover: erano passati trent’anni dal precedente romanzo del ciclo, era improbabile ne uscisse uno nuovo e invece, di lì a poco, il romanzo viene pubblicato negli States e come copertina per l’edizione italiana viene utilizzata proprio l’immagine di Festino.

 

Il Multivac realizzerebbe anche una fantasia di tanti liberal che dopo la Brexit e l’elezione di Donald Trump hanno iniziato a contestare il suffragio universale e ad affermare che solo i “colti e  intelligenti” (loro) dovrebbero avere diritto di voto. Nel racconto del 1955 “Diritto di voto” (“Franchise”) è il supercomputer a scegliere l'unica persona, rappresentativa dell'intera nazione, che deve votare per eleggere il presidente degli States. E non deve realmente votare, il prescelto viene collegato a Multivac che gli fa alcune domande e sulle base delle sue risposte verrà eletto il presidente. Il racconto è ambientato nel 2008, l'anno dell'elezione di Obama nella nostra realtà: ma siamo davvero sicuri che nel 2016 il Multivac avrebbe fatto eleggere Hillary Clinton e non The Donald? 

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