Il professor Jordan Peterson dell'Università di Toronto

Un eroico dissidente del politicamente corretto

Giulio Meotti
Il primo ministro più glamour del mondo, Justin Trudeau, ha annunciato il disegno di legge C-16 che aggiungerà “l’identità di genere” a razza, religione, età, sesso e orientamento sessuale alla  clausola di protezione dello Human Rights Act.

Roma. Il primo ministro più glamour del mondo, Justin Trudeau, ha annunciato il disegno di legge C-16 che aggiungerà “l’identità di genere” a razza, religione, età, sesso e orientamento sessuale alla  clausola di protezione dello Human Rights Act. La legge, che punirà con due anni di carcere ogni violazione, andrà a coprire il comportamento e l’aspetto esteriore, gli abiti e i capelli, il linguaggio del corpo e persino la voce, così come il nome di una persona e i pronomi che vuole che si utilizzino. Il Canada valuta anche l’uso di opzioni di genere neutro sulle carte d’identità. “E’ il grande arco della storia che tende verso la giustizia”, ha detto Trudeau. La provincia canadese dell’Ontario ha permesso l’uso del “genere X” neutro per le patenti di guida. Il vescovo di Calgary, Fred Henry, ha denunciato invece le nuove linee guida che costringono le scuole cattoliche canadesi ad accettare l’Lgbt. “Follia del relativismo”, le ha definite Henry, che parla di un “approccio totalitario”.

 

Una legge oppressiva e lesiva della libertà di opinione che sta già facendo discutere nelle università. C’è un dissidente, infatti, che sta guastando la festa dell’inclusione e del conformismo di baby face Trudeau. Si chiama Jordan Peterson, è un celebre docente di Psicologia che ha insegnato all’Università di Harvard e che adesso è di ruolo all’Università di Toronto. In un video su YouTube rivolto agli studenti, Peterson ha attaccato la legge C-16, denigrando quello che secondo lui è il tentativo da parte dell’università di trasformarsi in una “istituzione politicamente corretta”. Peterson ha paragonato quanto stanno facendo i liberal di Trudeau agli “stati totalitari”. Contro l’esistenza di identità di genere “non binarie”, ovvero esclusivamente maschile o femminile, Peterson ha detto: “Io non credo che ci sia alcuna prova per questo”. Il professore ha anche detto che se uno studente gli chiederà di essere indicato con un pronome non binario lui non asseconderà la richiesta: “Non riconosco il diritto di un’altra persona a determinare quali pronomi io uso. No, io non mi metterò in bocca le parole degli ideologi, non sarò il burattino della vostra ideologia”.

 

 

 

Ovviamente Peterson è già finito nei guai. La portavoce dell’Università di Toronto, Althea Blackburn-Evans, ha detto al National Post che il college sta esaminando il video di Peterson e che dirà la sua. “Noi ci aspettiamo che tutti i membri della nostra comunità, tra cui il professor Peterson, rispettino le politiche universitarie”, ha detto un’altra portavoce della facoltà. L’Ottawa Citizen, fra i principali quotidiani canadesi, ha chiesto la chiusura dei tribunali dei diritti umani che dovranno applicare la nuova legge di Trudeau, definendoli “neo maoisti” e il cui scopo sarebbe la “rieducazione” (fu processato già il commentatore Mark Steyn per sospetta “islamofobia”).

 

Nelle università e nelle scuole, il minimo sospiro vagamente critico nei confronti del gender viene ormai punito con una solerzia inquisitoria. Un professore che rifiuta di essere il burattino di una ideologia farsesca. Come osa questo Peterson?

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.