Il ritorno di “Mad Men”
Una delle serie tv più amate degli ultimi anni arriva (finalmente) su Sky Atlantic. Da stasera in prima serata, poi in replica su Sky on demand e disponibile su Sky Box Sets.
Nel corso della storia recente della televisione pochi personaggi sono riusciti dove è riuscito Don Draper. Macho, misterioso, bellissimo, fila di lato e doppiopetto. Rivoluzione prima, icona dopo. Il merito è in buona parte di Jon Hamm, l’attore che l’ha interpretato e che, faccia a parte, c’ha messo tutto sé stesso, spezzandosi, ricomponendosi e poi diventando qualcos’altro.
Quando nemmeno due anni fa fu dato l’annuncio della fine di “Mad Men”, il pubblico - i fan e i meno fan - era affranto, cuori spezzati e disperazione. Ma ora, almeno in Italia, il signor Draper sta per tornare: in prima serata su Sky Atlantic HD da stasera; e in replica - sempre disponibile - su Sky on demand e custodito negli Sky Box Sets. Insomma: non avete più scuse.
Per coloro che si chiedono chi sia Don Draper, non c’è una sola risposta. Don non è Don (piccolo spoiler); ha un passato difficile, viene da una famiglia complicata, ha fatto la guerra, poi carriera come venditore d’auto, infine è diventato direttore creativo di una grossa azienda pubblicitaria, ed è qui che, nel pieno degli anni Sessanta, lo troviamo per la prima volta. Prima puntata, prima stagione. Re del mondo, re delle gonnelle. Ha una moglie, dei figli e un’amante. Sembra invincibile, capace di qualunque cosa, pieno di idee e di trovate. Don Draper, invidiato e apprezzatissimo tra i colleghi, un “mind opened” per dirla all’inglese, ha sempre un occhio al futuro e un piede nel passato.
L'emancipazione femminile è ancora lontana. E siamo a New York, non in uno degli stati bigotti del sud, siamo al centro del mondo, circondati dai grattacieli, ringalluzziti dalla ricchezza e dal commercio. Figli del capitalismo, viziati dal consumismo e spaventati dalla Guerra Fredda. Poi c'è Joan Holloway: rossa fiammante, curve mozzafiato, una sensualità di altri tempi. È interpretata da Christina Hendricks, ed è - nella sua primissima bozza - il prototipo della segretaria: furba, accattivante, delusa dagli uomini e abile manovratrice. Di ben altra pasta è Betty, la moglie di Don, autoritaria nei confronti del marito, sotto stress, confusa e in cura da un’analista, interpretata dalla bravissima January Jones. Bionda e acconciature alla moda, altro assaggio della borghesia newyorkese.
Allargando per un momento il quadro, compaiono anche altri personaggi, come l'arrivista e sessuomane Pete Campbell (Vincent Kartheiser) e la neo-segretaria Peggy Olson (Elisabeth Moss), che nella prima stagione, contrariamente a Joan, diventa la donna-oggetto dei suoi colleghi, quella che si innamora e si lascia prendere in giro. Dal punto di vista narrativo, Mad Men è una serie tv complessa, non semplificabile, né prevedibile. Ha un suo ritmo, una sua struttura e i suoi punti fermi. Primo tra tutti: Don. Non è intrattenimento a basso costo, né ricercatezza allo stato puro. È stato un esperimento (riuscito) del piccolo schermo, dove la qualità ha incontrato i compromessi dello star system senza mai cedere. E’ una meraviglia della televisione, una storia che non solo appassiona chi la segue, ma che riesce a rimanere sempre fedele a sé stessa. Va segnalato, in chiusura, l’opening della serie: una figura che cade (o si butta?) giù da un grattacielo, sagoma nera e volto oscurato, irriconoscibile; in sottofondo “A Beautiful Mine” degli RJD2, e tutt’attorno, immensa e onnipresente, la pubblicità. Benvenuti a New York, signori, benvenuti tra i “Mad Men”.