Il ritorno di “Mad Men”

Gianmaria Tammaro

Una delle serie tv più amate degli ultimi anni arriva (finalmente) su Sky Atlantic. Da stasera in prima serata, poi in replica su Sky on demand e disponibile su Sky Box Sets.

Nel corso della storia recente della televisione pochi personaggi sono riusciti dove è riuscito Don Draper. Macho, misterioso, bellissimo, fila di lato e doppiopetto. Rivoluzione prima, icona dopo. Il merito è in buona parte di Jon Hamm, l’attore che l’ha interpretato e che, faccia a parte, c’ha messo tutto sé stesso, spezzandosi, ricomponendosi e poi diventando qualcos’altro.
Quando nemmeno due anni fa fu dato l’annuncio della fine di “Mad Men”, il pubblico - i fan e i meno fan - era affranto, cuori spezzati e disperazione. Ma ora, almeno in Italia, il signor Draper sta per tornare: in prima serata su Sky Atlantic HD da stasera; e in replica - sempre disponibile - su Sky on demand e custodito negli Sky Box Sets. Insomma: non avete più scuse.

 



 

Per coloro che si chiedono chi sia Don Draper, non c’è una sola risposta. Don non è Don (piccolo spoiler); ha un passato difficile, viene da una famiglia complicata, ha fatto la guerra, poi carriera come venditore d’auto, infine è diventato direttore creativo di una grossa azienda pubblicitaria, ed è qui che, nel pieno degli anni Sessanta, lo troviamo per la prima volta. Prima puntata, prima stagione. Re del mondo, re delle gonnelle. Ha una moglie, dei figli e un’amante. Sembra invincibile, capace di qualunque cosa, pieno di idee e di trovate. Don Draper, invidiato e apprezzatissimo tra i colleghi, un “mind opened” per dirla all’inglese, ha sempre un occhio al futuro e un piede nel passato.

 

Matthew Weiner, che è il creatore di Mad Men, c'ha visto lungo: ha riportato in vita un mondo intero, ha dato dignità e spessore a un'epoca, e ha scritto una serie di personaggi imperdibili. Nella prima stagione non c'è - ovviamente - solo Don Draper; c'è anche la bellissima Rachel Menken, interpretata da Maggie Siff (protagonista, tra le altre cose, del più recente “Billions”), figlia ed erede dell'alta borghesia newyorkese, proprietaria di un grande magazzino esclusivo (sono i tempi delle prime esposizioni e delle prime composizioni commerciali per il grande pubblico) e forte di un'intelligenza acuta. La sua sfortuna - secondo il suo punto di vista - è essere nata donna in una società ancora profondamente maschilista, post guerra, legata a doppio filo a un'idea novecentesca della famiglia (lei pulisce e cresce i figli; lui lavora).

 

L'emancipazione femminile è ancora lontana. E siamo a New York, non in uno degli stati bigotti del sud, siamo al centro del mondo, circondati dai grattacieli, ringalluzziti dalla ricchezza e dal commercio. Figli del capitalismo, viziati dal consumismo e spaventati dalla Guerra Fredda. Poi c'è Joan Holloway: rossa fiammante, curve mozzafiato, una sensualità di altri tempi. È interpretata da Christina Hendricks, ed è - nella sua primissima bozza - il prototipo della segretaria: furba, accattivante, delusa dagli uomini e abile manovratrice. Di ben altra pasta è Betty, la moglie di Don, autoritaria nei confronti del marito, sotto stress, confusa e in cura da un’analista, interpretata dalla bravissima January Jones. Bionda e acconciature alla moda, altro assaggio della borghesia newyorkese.

 

Allargando per un momento il quadro, compaiono anche altri personaggi, come l'arrivista e sessuomane Pete Campbell (Vincent Kartheiser) e la neo-segretaria Peggy Olson (Elisabeth Moss), che nella prima stagione, contrariamente a Joan, diventa la donna-oggetto dei suoi colleghi, quella che si innamora e si lascia prendere in giro. Dal punto di vista narrativo, Mad Men è una serie tv complessa, non semplificabile, né prevedibile. Ha un suo ritmo, una sua struttura e i suoi punti fermi. Primo tra tutti: Don. Non è intrattenimento a basso costo, né ricercatezza allo stato puro. È stato un esperimento (riuscito) del piccolo schermo, dove la qualità ha incontrato i compromessi dello star system senza mai cedere. E’ una meraviglia della televisione, una storia che non solo appassiona chi la segue, ma che riesce a rimanere sempre fedele a sé stessa. Va segnalato, in chiusura, l’opening della serie: una figura che cade (o si butta?) giù da un grattacielo, sagoma nera e volto oscurato, irriconoscibile; in sottofondo “A Beautiful Mine” degli RJD2, e tutt’attorno, immensa e onnipresente, la pubblicità. Benvenuti a New York, signori, benvenuti tra i “Mad Men”.

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