Emma Stone e Damien Chazelle alla Mostra del cinema di Venezia (foto LaPresse)

Il Festival di Venezia inizia benissimo: se non vi piace il film di apertura allora non vi piace il cinema

Mariarosa Mancuso

Siamo nella categoria “Se non vi piace questo film non vi piace il cinema”. Ogni tanto capita, mai in apertura di festival. E' successo con “La La Land” di Damien Chazelle, regista di grande talento

Siamo nella categoria “Se non vi piace questo film non vi piace il cinema”. Ogni tanto capita, mai in apertura di festival. Il direttore della Mostra di Venezia Alberto Barbera aveva promesso più attenzione agli spettatori (con una frase contorta per evitare il linciaggio cinefilo). E ha invitato per l’inaugurazione il film “fetta di torta” più appetitoso in circolazione. Non solo: lo ha messo in concorso, come si fa con un regista di gran talento, e trent’anni soltanto. Si chiama Damien Chazelle, la mezza famiglia francese gli ha fatto adorare i musical di Jacques Demy come “Les parapluies de Cherbourg” (Catherine Deneuve e Nino Castelnuovo che si innamorano cantando). Di suo, ha studiato la grandiosa tradizione del musical americano, in testa a tutti Vincente Minnelli.

 

 

“La La Land” è ambientato a Los Angeles (come il film di Woody Allen che era a Cannes, “Café Society”, esce il 29 settembre). Los Angeles vuol dire ingorghi stradali, il primo numero di canto e ballo viene sparato a tutto volume tra le macchine incolonnate. Con le musiche Justin Hurwitz, che già aveva lavorato con Damien Chazelle per “Whiplash” (ricordate la storia del batterista che si esercitava fino a farsi sanguinare le mani? Ebbe sei nomination agli Oscar) e per il suo film di debutto, “Guy and Madeline on a Park Bench”.

 

Nelle rispettive auto, ci sono Emma Stone (che ripassa il copione per un provino) e Ryan Gosling (che ascolta ossessivamente poche battute di jazz). Incantevoli da fermi, irresistibili quando ballano il tip tap con le scarpe bicolori, e il testo della canzone dice “che magnifico tramonto, fossero altri due potrebbero anche innamorarsi, proprio una serata sprecata”. Per campare, lei serve cappuccini al bar della Warner, lui suona “dove c’è gente che mangia” (copyright Charles Schultz dei Peanuts). Colori, inquadrature, coreografie, costumi, attori, citazioni – e romanticismo non stucchevole – da dieci e lode.

 

Mariarosa Mancuso

 

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Cuori in alto per il film di pre-apertura “Tutti a casa” (1960, Venezia Classici) storica opera di Luigi Comencini sull’8 settembre ’43 e il suo reverbero sulle truppe italiane. Siamo entrati per buttarci un occhio, poi restando soggiogati dalla forza creativa e storica di copione, attori, regia e lucente restauro. Da non perdere, per ricordare cos’era il cinema italiano quando il mondo intero lo stimava il migliore in assoluto. Comencini era considerato un mestierante o poco più; big mistake. Il celebre bucone in zona cinema è stato coperto in bellezza. Erano state sepolte e dimenticate cabine smontate fatte con l’amianto, proprio dove doveva nascere il nuovo Palazzo del cinema; ora vi è sorto uno stupendo cubo rosso, la nuova sala per “Il cinema in giardino” per proiezioni all free. I cinici giornalisti si sono sciolti in lacrime e applausi dopo la proiezione stampa del film d’apertura, “La La Land”. La cagnetta quasi perdona all’infernale L.A. di esistere (quasi). La città degli angeli provoca in molti animi una devastante angoscia esistenziale, le temibili “L.A. Dips”, guarite solo dalla fuga. Non per niente si dice: “Go to Southern California and meet yourself.” Di diverso parere è la losangelena Silvia Bizio, neo-autrice di cinema con “You Never Had it: an evening with (Charles) Bukowski”. Matteo Bogardt, filmaker e figlio di Silvia, ha scoperto nel loro garage di L.A. i nastri di una video-intervista fatta da lei del 1981 a casa dello scrittore a San Pedro. L’ha convinta di averli sottovalutati; ad aiutarli a trasformare quelle vecchie riprese in un documentario è stata la produttrice Paola Ferrari. Erano tutti alla cena per il Premio Bookciak ai migliori video di 3 minuti ispirati da un libro alla Villa degli Autori, accolti con tanti altri ospiti dal dg delle Giornate Giorgio Gosetti, attivissimo. Ogni giorno allestisce eventi, proiezioni, pranzi. Durante l’aristocratica direzione di Marina Cicogna, presente anche lei alla serata, la Villa era nota come “Gosford Park”.