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Brevi istruzioni non pretenziose per sfuggire alla petulanza del petaloso

Dev’esserci un gran vuoto se per riempirlo scegliamo di premiare una parola stupida e brutta come “petaloso”, e mi spiace per il bambino che l’ha inventata e per la Crusca che l’ha registrata come invenzione lessicale prodigiosa.
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Dev’esserci un gran vuoto se per riempirlo scegliamo di premiare una parola stupida e brutta come “petaloso”, e mi spiace per il bambino che l’ha inventata (o è Michele Serra? o giaceva dimenticata in un codice del Seicento?) e per la Crusca che l’ha registrata come invenzione lessicale prodigiosa. Ma dove sta il prodigio? Dante tra l’altro propose “indiarsi”, e quello era un miracolo di ingegneria verbale paradisiaca. Petaloso viene da un calco irriflesso, non dalla fantasia. E’ una creatura innocente, perdonabile ma non encomiabile, e i cruscanti non dovrebbero essere così cruscosi da accettare tanta delicatezza gergale affettata nel banale e tanta banalità rivelata dal delicato aggettivo floreale. Siamo nel mondo linguistico dell’apericena, dico apericena, nell’universo filantropico delle adopsion con la esse, serve un piccolo sforzo in più per la pregnanza e l’eleganza nel nominare. Siamo nel regno del goloso, del gustoso, del velenoso, del tormentoso, del noioso, dell’obbrobrioso, del rischioso, e petaloso è chiaramente un’impostura sentimentale (o un’aggravante secondo la formula di Antonio Pascale) quand’anche dedicato alla descrizione di una rosa, che ha lo stelo spinoso, quello sì.
 
 
Un poco d’attenzione, suvvia. C’è un sacco di roba che invidio ai millennial. Marc Zuckerberg, un trentunenne, da cinque anni inventa e comunica nuovi progetti per migliorarsi. Scrivere ogni giorno una lettera di ringraziamento, bel programma. Stupirsi in pubblico delle gioie della paternità, mica male. Imparare a parlare il cinese mandarin, vaste programme da incoraggiare. Mangiare carne solo se di animali da lui stesso personalmente accoppati, una solida correzione del vegetarianesimo. C’è sempre un alcunché di bambinesco nell’invenzione di un nuovo gradino della scala delle facoltà, quando mia nonna Elvira mi insegnava a fare la maglia mi sentivo sulla buona strada, ero maglioso, ma ero nel millennio precedente. I social network riempiono un immenso social void, vuoto sociale e attitudinale. Se non eserciti la memoria, perché ci pensa il chip, non studi, non ti fai schiavizzare dal lavoro e dalla lotta, non fai la guerra, non tratti la storia, non devi che limitarti ad accudire il tuo diritto a tutto e predicare il diritto degli altri a tutto, giusto che la tecnologia ti aiuti a rassodare l’esistenza anche in forme impensate o inedite.
 
 
[**Video_box_2**]Zuckerberg per il self-improvement ha deciso di conoscere una persona nuova ogni giorno; il vecchio Reagan diceva che l’Alzheimer, da cui cominciava ad essere affetto, è una buona malattia, perché conosci un sacco di gente nuova ogni giorno. Si può indicare uno stesso scopo sociale, conoscere nuova gente, partendo dal filantropismo del millennial in chief o dal cinismo boutadier del cow boy della Casa Bianca: sono le avventure della libertà e, appunto, della fantasia. I panni vanno sempre risciacquati, ci sono cose appena carine o molto belle come le rose con i loro petali, l’importante è non essere petalosi, fuggire la petulanza e il petulanzoso.
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