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Marchette liriche e molestie a Colonia: diario sensuale d’Europa

Io non capisco bene la storia di Colonia, che in sé è semplicissima: il branco, la molestia diffusa contro le donne, a quanto pare anche la violenza dello stupro, il machismo arabo-islamico o il priapismo genericamente meridionale, i costumi, la frustrazione, l’integrazione, l’indignazione eccetera. Condivido, ma mi domando… - di Giuliano Ferrara
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Potrebbe essere un attivista gay un po’ stronzo, intollerante, qualche tempo fa chiese di escludere il filosofo Marcel Gauchet da un evento culturale perché si era pronunciato contro le nozze omosessuali. Oppure no, sarà stato un equivoco. Ma Édouard Louis, 24 anni, è lo scrittore del momento a Parigi, ben piazzato in classifica con il suo secondo romanzo che si intitola “Histoire de la violence”, è un darling della critica e dell’ideologia. Plot romanzesco e storia vera: una notte un giovane arabo lo rimorchia, si fa portare nel suo studio, fa l’amore con lui, scambia qualche informazione sulla propria gioventù derelitta e la compara a quella altrettanto oscura di Louis, poi lo deruba e, alla prima protesta, lo bastona, tenta di strangolarlo, lo riduce a pezzi, lo stupra e se ne va. Subplot ideologico: Édouard si confida con la sorella mentre vanno avanti fredde le procedure giudiziarie, la sorella racconta la storia al marito, la vittima non vuole entrare nel discorso che ne scaturisce, ne ha orrore, non si riconosce in quel ruolo filisteo anche se ne è uscito disperato e quasi morto ammazzato, non è solo l’incanto di una nottata di passione, di un amour fou, non è solo la pietà per il carnefice, è che il suo quasi omicida è un ragazzo come lui, condivide i fantasmi di un’infanzia smisuratamente disumana, è un islamico figlio di immigrato d’Algeria. La violenza più estrema non può avere una vera storia dal punto di vista del violentato, il suo spirito d’amore o di compassione o di piacere, fate voi, gli intima di chiudersi nel silenzio e di non avere paura, salvo l’esito letterario, estetico, che tutto potrà forse sublimare. Anche il grande poeta degli anni Trenta, Jean Genet, lo scrittore comédien et martyre cui dedicò un libro manifesto Jean-Paul Sartre, amava d’istinto i suoi carnefici d’amore, e fuggiva lo stato, la giustizia, da teppista e da ladro nei percorsi estremi del Novecento e delle guerre. Ecco, Parigi ha trovato un possibile nuovo commediante e martire di appena ventiquattr’anni, che scrive bene e rende lirico l’antimondo antiborghese della trasgressione e dello spirito libertario d’amore e di sesso.
 
Questa è la situazione limite, di memoria foucaultiana, di un impavido eroe dell’amore gay e dello spirito multiculti. E allora io non capisco bene la storia di Colonia, che in sé è semplicissima: il branco, la molestia diffusa contro le donne, a quanto pare anche la violenza dello stupro, il machismo arabo-islamico o il priapismo genericamente meridionale, i costumi, la frustrazione, l’integrazione, l’indignazione eccetera. Condivido, ma mi domando. Chi erano, a parte la ricerca propagandistica del rifugiato di nuovo conio appena immigrato, i predatori. Erano maschi? Erano ubriachi? Erano stranieri? Erano islamici? Erano animali della savana? Erano una “Histoire de la violence”? C’è del masochismo occidentale in questo incontro e scontro di corpi e intorno al corpo secondo la linea immemoriale dell’attrazione e della repulsione? Perché la sindaca ha detto alle donne di stare lontane dagli stranieri infoiati, dai predatori della notte di capodanno? Che cosa sarebbe e come si esprime la loro vicinanza? C’entra qualcosa in tutto questo la storia del Circeo, magari a parti multiculturalisticamente rovesciate: lì il piccolo branco dei ragazzi-bene e le due sventurate del popolo sequestrate, una ammazzata e l’altra quasi, qui le ragazze ben profilate socialmente di una nazione e di un continente opulenti aggredite dalla miseria del mondo che arriva? E perché il gay affetta amore dolce incomprensione umana pietà e assenza di paura, mentre le donne denunciano, si fanno leva di una reazione sécuritaire che attraversa nel giusto scandalo e nella ripugnanza il nostro ambiente europeo?
 
[**Video_box_2**]Il dandismo di massa è sconsigliabile. Di commedianti e martiri ce ne deve essere una mezza dozzina per secolo (mi candido, per un’altra vita). Ci vogliono padri, autorità, professori, poliziotti, avvocati difensori e leggi di dissuasione della libertà panica dei costumi, questo mi verrebbe da dire. E’ il minimo per vivere in un mondo fatalmente meticcio e globalizzato. Non indignazione e forse nemmeno sublimazione ma riflessione. E per darvi un colpo basso, ma innocuo visto che anche in Italia stiamo facendo il percorso obbligato che porterà inevitabilmente in quella direzione, la brutalità dell’amore panico per tutti, questa specie di turismo di massa delle anime e dei corpi, non porta con sé solo piacere. Histoire de la violence.
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