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Così il femminismo in Francia è diventato la caricatura di se stesso

Giorgia Mecca
Non avendo altre rivoluzioni tra le mani, i professionisti del femminismo hanno deciso di prendersela con la nostra infanzia. Secondo l’associazione  Hubertine Auclert, centro studi parigino impegnato per le pari opportunità, tutto comincia con le favole del nostro passato.
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Non avendo altre rivoluzioni tra le mani, i professionisti del femminismo hanno deciso di prendersela con la nostra infanzia. Secondo l’associazione Hubertine Auclert, centro studi parigino impegnato per le pari opportunità, tutto comincia con le favole del nostro passato. Cenerentola, per esempio. Lei e le sue colleghe, protagoniste delle storie con cui sono cresciute diverse generazioni, offrono ai bambini dei modelli pericolosi: belle e nient’altro, queste donne hanno sempre bisogno di un uomo che le venga a salvare, come se da sole non ne fossero capaci. La polemica non è nuova; già la Spagna di Zapatero aveva criticato i classici dell’infanzia proponendo la propria favoletta politicamente corretta. Si chiamava “La principessa differente” e Alba Aurora, la protagonista che snobbava il principe azzurro per poi portarlo a fare un giro in moto sulla Muraglia cinese e restare con lui soltanto amica, alle bambine spagnole non piacque per niente.

 

Il femminismo à la française però non si accontenta di attaccare solo le favole. Attraverso lo studio scrupoloso di ventidue manuali di scuola per l’infanzia, le donne e gli uomini del centro di ricerca parigino hanno fatto una scoperta sorprendente: secondo loro il sessismo avrebbe origine proprio dai disegni presenti in quei libri. Nei testi per l’infanzia, infatti il genere femminile è “largamente” sottorappresentato. La situazione è paradossale: se nei disegni che ritraggono i più piccoli le quote rosa si trovano finalmente in una posizione maggioranza, tra quelle che rappresentano gli adulti le donne sono poche, pochissime: solamente il 39 per cento di tutte le figurine. Ma allora dove vanno a finire le bambine? Se poi si aggiunge che i re sono 145 e le regine “seulement” 72 lo scandalo sessista emerge in tutta la sua evidenza. E’ vero che le principesse sono 103 e i principi 89, ma non è il caso di esultare: lo sanno tutti che le principesse non valgono niente, mentre i principi prima o poi diventano re. Dalla ricerca emerge che le streghe sono quasi tutte donne, gli scienziati, invece, tutti uomini. Uno schiaffo in faccia a Marie Curie. Ma questo non basta: nelle vignette  dei manuali le bambine stanno in casa a  giocare con le bambole mentre i bambini fanno sport all’aria aperta. E le donne? Le donne cucinano.

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Il ministro dell’Istruzione francese, la socialista Najat Vallaud Belkacem, definita dall’opposizione “l’estremista pro gender”, non è rimasta a guardare. Seguendo le raccomandazioni del centro Auclert, ha proposto che dai manuali di scuola vengano eliminate le favole sessiste, da “Cenerentola” a “Cappuccetto rosso”, e che venga rispettata la parità tra uomini e donne. E poi basta con la famiglia tradizionale, a partire dall’anno prossimo dovranno essere rappresentate anche le famiglie omosessuali, oppure quelle formate da un solo genitore.

 

Il cortocircuito politicamente corretto in salsa femminista in Francia ha toccato il suo massimo in questi giorni con una polemica surreale per uno spot contro il sessismo del canale televisiovo France 3. Nella pubblicità si vede un forno da cui esce del fumo, un ferro da stiro che sta bruciando una camicia e una camera in completo disordine. In casa non c’è nessuno perché tutte le donne sono andate a lavorare proprio a France 3, dove le presentatrici, recita orgoglioso il messaggio finale, suoerano in numero i presentatori. Lo spot è stato ritirato: troppo sessista.

 

[**Video_box_2**]Il revanscismo femminista esulta soddisfatto, ogni rivoluzione ha le battaglie che si merita. Hubertine Auclert, la donna da cui prende il nome il centro studi di Parigi, nel 1876 fondò la Società per i diritti delle donne. Quattro anni dopo disse che non avrebbe più dato i suoi soldi allo stato. Si giustificò così: “In un paese in cui non ho il diritto di voto, non ho nessun tipo di responsabilità.” Da quel momento si rifiutò di pagare le tasse. Nel 1908 distrusse una cabina elettorale. Era il suo modo di combattere la sua “buona battaglia”. Niente a che vedere col femminismo delle sue seguaci, ridotte a confrontare le vignette dei libri di scuola e a prendere a calci le favole del nostro passato. Cenerentola e tutte le altre bambine di questo mondo si salveranno da sole solo quando impareranno a salvarsi da loro stesse.

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