Far torto o patirlo

Guido Ceronetti
Leggere l’Adelchi manzoniano per capire il dilemma sulla valanga migratoria in arrivo

    C’è una parola dell’Adelchi di Manzoni che mi pare riassumere l’immensa questione Europa-valanga migratoria in un lampo: “Non resta – che far torto o patirlo”. E’ un dilemma assoluto, ed è la realtà della situazione senza paraocchi buonistici e retoriche risoluzioniste.

     

    Avevamo voluto dimenticarla (la Chiesa seguita a negare che sia mai esistita) quella che uno dei primi ecologisti pensanti aveva chiamato la Bomba Biologica: ed eccola, dai continenti superpopolati l’esplosione biologica sta producendo migrazioni in massa, e un po’ tardivamente un Pontefice ha raccomandato di evitare il coniglismo demografico. Ma ai conigli si può raccomandare di essere altro da quel che sono? La Bomba Biologica è sorda e cieca e non ha neppure l’estrema fragile barriera della valigetta atomica del dottor Stranamore. La storia dell’uomo è la storia di popoli in marcia, storia di piedi che camminano: ma oggi in cammino, qualunque ne sia il motivo, si sono messi piedi tanto numerosi da non trovare più spazi adeguati dove fissarsi e sedentarizzarsi. E poiché spesso questi piedi in eccesso si mettono in marcia per fuggire da situazioni locali insostenibili c’è pudore ad impedirglielo; l’Europa ha paura, avendo fatto torto a tutto il mondo quando era potente, di bloccare militarmente le sue ipotetiche frontiere, infliggendo patire ai soverchi piedi in marcia sulle rotte marine e lungo lo squarcio di Schengen; e non vuole (in primo luogo la geniale Italia coi suoi infallibili governi) né far torto né patirlo. E qui l’Aut-Aut manzoniano ci squaderna la sua dimensione tragica; se non vuoi far torto ai migranti devi patirlo da loro, dai loro piedi irresistibilmente marcianti.

     

    Disseminare una Europa sempre più immusonita nell’accogliere e apertamente contraria a toccare record demografici indiani o cinesi, di campi profughi senza torrette, non è una soluzione, evidentemente: è attirare altro flusso in spazi sempre più refrattari, e pronti a condizionare con rivolte interne i governi: il rifiuto di patire un torto ormai visibilmente destinale, se non forse predestinato, apre prospettive di torti da infliggere di cui non si vede la fine.

     

    Non resta che far torto o patirlo. In nessun modo ne esci. I ricatti dei malvagi si allungano.

     

    Il filosofo ignoto