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Perché i roghi di Castel romano sono lo specchio dell'inefficienza grillina

Gianluca De Rosa

Fuochi nel campo rom diventato centro nevralgico di un grande business illegale dello smaltimento dei rifiuti. Raggi chiede l'intervento dell'esercito ma non bonifica l'area. Storia di una impasse

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A Castel romano proseguono i roghi. Anche ieri il fumo nero si è alzato sopra la via Pontina. Lo stesso era accaduto due giorni fa. Fuori dal campo rom che si estende all’interno della riserva naturale di Decima Malafede, però, l’esercito ancora non si vede. Ad annunciare l’arrivo dei militari “entro la prossima settimana” era stata lo scorso 9 luglio la sindaca di Roma Virginia Raggi. La richiesta era stata formalizzata dal Campidoglio due giorni prima in prefettura nel corso di un comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico. La Difesa aveva dato poco dopo il suo via libera all’invio di un contingente, ma a determinate condizioni. La prima riguardava e riguarda la salubrità dell’area, dove i roghi purtroppo non si fermano e, paradossalmente, dovrebbe essere proprio l’esercito a bloccarli. Per rassicurare i militari dovrebbero arrivare entro il 31 di luglio i risultati di un’analisi effettuata dall’Arpa regionale.

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A Castel romano proseguono i roghi. Anche ieri il fumo nero si è alzato sopra la via Pontina. Lo stesso era accaduto due giorni fa. Fuori dal campo rom che si estende all’interno della riserva naturale di Decima Malafede, però, l’esercito ancora non si vede. Ad annunciare l’arrivo dei militari “entro la prossima settimana” era stata lo scorso 9 luglio la sindaca di Roma Virginia Raggi. La richiesta era stata formalizzata dal Campidoglio due giorni prima in prefettura nel corso di un comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico. La Difesa aveva dato poco dopo il suo via libera all’invio di un contingente, ma a determinate condizioni. La prima riguardava e riguarda la salubrità dell’area, dove i roghi purtroppo non si fermano e, paradossalmente, dovrebbe essere proprio l’esercito a bloccarli. Per rassicurare i militari dovrebbero arrivare entro il 31 di luglio i risultati di un’analisi effettuata dall’Arpa regionale.

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Ma problema più grande è un altro. Lo stesso che ha fatto tornare Castel romano al centro delle cronache giornalistiche e delle indagini della procura di Roma che ha sequestrato una parte dell’area per “disastro ambientale” ed “omissione d’atti d’ufficio”: il perimetro esterno del campo rom è diventato un’enorme discarica a cielo aperto, centro nevralgico di un grande business illegale dello smaltimento dei rifiuti. A due passi dai moduli abitativi del villaggio si alternano carcasse di auto bruciate, copertoni, elettrodomestici, cumuli di oggetti di legno e metallo che giungono fino al parco, estendendosi sopra e sotto la terra.

    

Il Campidoglio aveva chiesto l’invio dei militari proprio per garantire una vigilanza attiva dell’area. E cioè la presenza di un mezzo militare che ne percorra il perimetro monitorando continuamente la situazione. D’altronde attualmente gli accessi al campo sono stati chiusi con dei new jersey di cemento armato e davanti all’ingresso principale (dove è stato lasciato un passaggio per i mezzi di soccorso e l’autospurgo) ci sono due postazioni della polizia locale, ma nonostante questo gli incendi proseguono. Solo il monitoraggio del perimetro potrebbe contribuire davvero a fermarli. Seppur scettici (“ma non possono farla i vigili questa attività?”) i militari hanno dato il loro assenso, a condizioni però che la zona sia liberata dai rifiuti che l’hanno resa una discarica. Altrimenti per passare più che una camionetta servirebbe un carro armato. E qui sta l’impasse. Per la bonifica il Campidoglio ha stanziato circa 500mila euro. Una cifra irrisoria rispetto alla situazione fuori dal campo rom. Per ripulire un’area analoga in Sardegna il comune di Olbia ha stanziato oltre 6 milioni di euro. La vera domanda poi è un’altra. Una volta bonificata l’area e con gli accessi chiusi da ogni parte, l’esercito a cosa servirebbe?

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