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Persino Santoro mostra ai grillini che la Tav non è una favola

Un reportage dal tunnel e i lavori che avanzano. Solo Travaglio resta a seguire le boutade a 5 stelle

La differenza tra sette chilometri e zero dovrebbe essere evidente a tutti, compreso Luigi Di Maio. Invece il vicepremier non ci ha pensato un attimo, qualche settimana fa, a dire che nel cantiere della Tav a Chiomonte "non è stato scavato ancora un solo centimetro". "C’è solo un tunnel geognostico", ha detto a chi gli chiedeva se anche lui, come il suo collega Matteo Salvini, avesse intenzione di andare a fare visita al cantiere. Di Maio avrà probabilmente perso di vista che quel tunnel geognostico è stato realizzato scavando lungo settemila metri di montagna, che ci è costato 173 milioni di euro e che costituisce una parte necessaria dell'intera struttura della Tav. Una svista che il leader del M5s condivide con Marco Travaglio, anche lui impegnato da mesi a ripetere che uno stop ai lavori non lascerebbe nessun buco inutilizzato nella montagna, smentita non solo dalla realtà e dai numeri, ma anche da un servizio di Guido Ruotolo per Servizio Pubblico di Michele Santoro. 

La galleria di Chiomonte, completata a febbraio 2017, servirà come accesso al cantiere del tunnel di base e, quando questo entrerà in funzione, come condotto di ventilazione, manutenzione e passaggio di sicurezza. Per tapparla potrebbero volerci sette anni secondo quanto spiegato da Maurizio Bufalini, direttore generale di Telt (Tunnel Euralpyn Lyon Turin), allo stesso Ruotolo. Come spiega il servizio, "i sette chilometri già scavati non sono accessori", ma "fanno parte del conteggio dei 162 chilometri complessivi della galleria transalpina Torino – Lione, che prevede due tunnel paralleli di 57 chilometri per il transito dei convogli. 45 chilometri si trovano, secondo il progetto, in territorio francese, 12,5 chilometri in territorio italiano". Un'informazione che Di Maio si rifiuta evidentemente di accettare. E a prendere le sue parti, a quanto pare, è rimasto soltanto Travaglio. 

Santoro negli ultimi anni ha preso le distanze dalla linea grillina sposata dal Fatto, tanto che la sua società Zero Studio’s ha ceduto le quote nella Società Editoriale Il Fatto e viceversa, la società editrice del giornale di Travaglio ha venduto la sua partecipazione al progetto di Santoro. Una separazione che Santoro aveva anticipato al Foglio, spiegando i motivi delle sue perplessità a rimanere nella proprietà del quotidiano.