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Emiliano fischiato per la sua demagogia

Maria Carla Sicilia

Il governatore della Puglia ora vuole il gas dell'Azerbaijan anche a costo di mantenere l'approdo a Melendugno e i "fratelli" No Tap lo attaccano

Succede quando un politico cavalca le paure del proprio elettorato con demagogia. Prima o poi la realtà ti assale e il “popolo” si rende conto dell'inganno. E' successo a Michele Emiliano, che nell'ultimo anno ha assecondato contemporaneamente il no alla Tap e la conversione energetica dell'Ilva dal carbone al gas. Quando ieri a Lecce il governatore della Puglia ha detto a una platea di persone contrarie al gasdotto qual è la sua nuova linea, molto più morbida sulla possibilità di cambiare l'approdo del tubo, si sono sollevati fischi e contestazioni. D'altra parte in pochi si aspettavano di ascoltare un discorso del genere: “La regione Puglia desidera realizzare quel gasdotto, ne abbiamo bisogno per decarbonizzare l'Ilva e in un modo o nell'altro lo realizzeremo. Se saremo in grado di spostarlo in una zona meno pericolosa, questa cosa consentirà di ottenere un buon risultato”. Fino a ora, nei discorsi di Emiliano, la possibilità di mantenere l'approdo a Melendugno, come indicato nel progetto, è sempre stata fuori discussione e per questo respinta a colpi di ricorsi e pareri negativi.

 

   

  

L'occasione era la proiezione di un documentario sul movimento No Tap presentato al Festival del cinema europeo di Lecce. Consapevole di dire qualcosa di molto impopolare, Emiliano ha spiegato perché il gas dell'Azerbaijan serve alla Puglia, visto che la regione qualche chilometro più su è impegnata in un'altra “battaglia”, quella sull'Ilva, con altre promesse. Già prima di aver messo in scena un tira e molla con il governo, rischiando di far saltare gli accordi con Arcelor Mittal per la vendita dell'acciaieria, i piani di Emiliano prospettavano una riconversione dell'impianto che ora è alimentato a carbone con il gas. “A Taranto aspettano il gas per decarbonizzare l'Ilva e quel gas arriva dal gasdotto Tap. Quel gas è indispensabile per salvare la vita dei nostri fratelli di Taranto, ne hanno bisogno per fare funzionare con tecnologie diverse l'acciaieria”. Difficile da spiegare ai “fratelli” di Lecce, abituati a tutt'altra retorica. Quasi impossibile, a questo punto, richiamarli alla responsabilità, con il rischio politico per Emiliano di veder venire meno il supporto di una parte del suo elettorato.

   

Intanto, nella notte, gli attivisti No Tap hanno nuovamente provato a bloccare il cantiere di Melendugno e per la prima volta dall'inizio delle proteste è stato arrestato un manifestante, un uomo di 52 anni. Dovrà rispondere di incendio aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Quattro agenti sono rimasti lievemente feriti. Alla fine i camion sono riusciti a raggiungere la località di San Basilio, dove sono in corso i lavori.