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È morto Laras, grande ebreo e testimone delle convulsioni contemporanee

Giulio Meotti

Il rabbino era un grande protagonista dell'ebraismo italiano e un amico che aveva condiviso molte battaglie con il Foglio

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È scomparso oggi il rabbino Giuseppe Laras. Un grande protagonista dell'ebraismo italiano e un amico che aveva condiviso molte battaglie con il Foglio. Un uomo del dialogo sì, ma anche della fermezza. Nel suo testamento agli ebrei italiani, Laras ha lasciato scritto: "Oggi sono testimone del sorgere di una nuova ondata di antisemitismo (specie nella sua ambigua forma di antisionismo), del tradimento delle sinistre e del rapido declino intellettuale e morale della civiltà occidentale". Ha parlato del miracolo di Israele: "Ricordo anche le angosce che assalirono me, come molti altri tra noi, sino all’ora presente, in relazione alla sopravvivenza del nostro piccolo Stato". E di come dovrebbe essere impostato il dialogo ebraico-cristiano: "Se tale Dialogo vuole continuare (come è imperativo che sia!), dovendo essere in primo luogo non tanto teoretico ma pratico, deve progressivamente uscire dalle ambiguità su Israele, dato che è lì che vive la maggior parte del nostro Popolo ed è sempre lì che si sta edificando, tra disillusioni e speranze, il futuro di un ebraismo in ampia parte post-diasporico". Dopo il rabbino Elio Toaff, se ne va un'altra grande voce dell'ebraismo italiano ma non solo. Con Giuseppe Laras, infatti, scompare uno dei più lucidi e coraggiosi testimoni delle convulsioni della società occidentale. Mancherà a tutti, ebrei e non.

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