Pino Pelosi (foto LaPresse)

E' morto Pino Pelosi, l'uomo che custodiva i segreti della morte di Pasolini

Redazione

Pino Pelosi aveva confessato, aveva detto che era stato lui ad ammazzare l'intellettuale nella notte del 2 novembre 1975. Poi ritrattò, cambiò versione più volte

Pino Pelosi era “Pino la Rana”, un ragazzo di borgata, quartiere di Setteville, periferia della Capitale ora, un tempo baraccopoli al di là del Gra, l’altra Roma, almeno per Pier Paolo Pasolini. Pino Pelosi è morto oggi, era malato da tempo, è stato l’assassino dello scrittore friulano, ma solo per un periodo, sicuramente per la giustizia: la condanna definitiva per l’omicidio è del 1979: 9 anni e 7 mesi di carcere, “unico autore”. Pino Pelosi aveva confessato, aveva detto che era stato lui ad ammazzare Pasolini nella notte del 2 novembre 1975, nonostante molte cose non tornassero nella ricostruzione del ragazzo, allora 17enne, nonostante fosse stato riconosciuto sì come unico autore, ma in “concorso con ignoti”. Pino Pelosi pagò, scontò, uscì di prigione, ci rientrò, ma per altro. Infine ritrattò: “Sono innocente, non sono io l’assassino di Pier Paolo Pasolini”, disse a Franca Leosini al programma “Le ombre del giallo”. Era il 2005, la giornalista lo aveva già intervistato nel 1994 per “Storie maledette”, si disse convinta della sincerità della confessione: “La conferma viene dagli atti del processo. Solo adesso molte incongruenze, molte assurdità, trovano spiegazione. Credo che Pelosi con queste ultime dichiarazioni abbia veramente riscritto una pagina fondamentale di questo mistero”.

 

Da quel giorno Pelosi però fornì troppe versioni, troppo differenti, di nomi ne fece e ne fece troppi, di scenari ne disegnò e parecchi, molti al limite del complottismo. Chi uccise Pasolini? “Non chiedetelo a Pelosi”, dichiara Sergio Citti, amico e collaboratore dell’intellettuale.

 

Il delitto Pasolini rimarrà un mistero. Per questo riproponiamo i dubbi espressi il 14 novembre 1975 sull’Europeo da Oriana Fallaci

Pasolini ucciso da due motociclisti?
di Oriana Fallaci
“L’Europeo” n. 46 – 14 novembre 1975

Esiste un’altra versione della morte di Pasolini: una versione di cui, probabilmente, la polizia è già a conoscenza ma di cui non parla per poter condurre più comodamente le indagini. Essa si basa sulle testimonianze che hanno da offrire alcuni abitanti o frequentatori delle baracche che sorgono intorno allo spiazzato dove Pier Paolo Pasolini venne ucciso. In particolare, si basa su ciò che venne visto e udito per circa mezz’ora da un romano che si trovava in una di quelle baracche per un convegno amoroso con una donna che non è sua moglie. Ecco ciò che egli non dice, almeno per ora, ma che avrebbe da dire.

 

Pasolini non venne aggredito e ucciso soltanto da Giuseppe Pelosi, ma da lui e da altri due teppisti, che sembrano assai conosciuti nel mondo della droga. I due teppisti erano giunti a bordo di una motocicletta dopo mezzanotte, ed erano entrati insieme a Pasolini e al Pelosi in una baracca che lo scrittore era solito affittare per centomila lire ogni volta che vi si recava. Infatti non si tratta di baracche miserande come appare all’esterno: le assi esterne di legno fasciano villette vere e proprie, munite all’interno dei normali servizi igienici, di acqua corrente, a volte ben arredate e perfino con moquette. Le urla di un alterco violento cominciarono dopo qualche tempo che i quattro si trovarono dentro la baracca. [continua qui]

Di più su questi argomenti: