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L'ex presidente di Expo 2015 condannata a due anni per evasione

Redazione

La presidente dell'omonimo gruppo nonché ex vicepresidente di Confindustria ed ex presidente di Expo 2015 Spa, è accusata di frode fiscale e appropriazione indebita. La difesa: "Faremo appello"

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Il giudice di Milano Anna Giorgia Carbone ha condannato a due anni in primo grado D.B., presidente dell'omonimo gruppo nonché ex vicepresidente di Confindustria ed ex presidente di Expo 2015 Spa, con l'accusa di frode fiscale e appropriazione indebita, reati che secondo l'accusa avrebbe commesso in qualità di presidente del cda della società. Una condanna che supera la richiesta del pm Giordano Baggio che, nella sua requisitoria, aveva chiesto una pena a un anno e 3 mesi di reclusione.

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Il giudice di Milano Anna Giorgia Carbone ha condannato a due anni in primo grado D.B., presidente dell'omonimo gruppo nonché ex vicepresidente di Confindustria ed ex presidente di Expo 2015 Spa, con l'accusa di frode fiscale e appropriazione indebita, reati che secondo l'accusa avrebbe commesso in qualità di presidente del cda della società. Una condanna che supera la richiesta del pm Giordano Baggio che, nella sua requisitoria, aveva chiesto una pena a un anno e 3 mesi di reclusione.

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Il giudice ha accolto la ricostruzione dell'accusa, ma ha riconosciuto le attenuanti generiche e il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per i fatti relativi al 2008. Secondo l'accusa, l'imprenditrice avrebbe commesso una frode fiscale da oltre un milione di euro: sarebbe stato abbattuto l'imponibile attraverso fatture per spese personali, come la manutenzione di una barca o di case in celebri località turistiche, fatte confluire sui bilanci delle società del gruppo. Il giudice ha condannato gli altri due imputati, gli architetti Marco Pollastri e Simona Calcinaghi - titolari dello studio di progettazione che ha eseguito i lavori di ristrutturazione - a un anno e sei mesi, rispetto alla richiesta di nove mesi avanzata dal pm.

 

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“Non condivido la decisione del tribunale”, ha commentato l'avvocato Giuseppe Bana, difensore di D.B.. "Ribadisco la totale estraneità della mia assistita alle accuse mosse - prosegue - attendiamo il deposito della motivazione e ricorreremo in appello per vedere riconosciute le nostre ragioni. Dal dibattimento è emerso chiaramente non solo che le fatture contestate si riferivano a prestazioni realmente eseguite, ma anche che la mia assistita non si è mai occupata delle modalità di fatturazione e pagamento dei lavori. Dal punto di vista fiscale tutte le imposte – conclude l’avvocato Bana - sono state pagate e pertanto non ci sono contenziosi aperti con l'agenzia delle entrate".

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