Su Stamina, vaccini e false cure contro il cancro, "Le Iene" sono anche peggio della Brigliadori

Luciano Capone
L'ex showgirl da diverso tempo propaganda teorie assurde e pseudocure pericolose. Ma queste false speranze sono esattamente ciò che in campo medico, e non solo, il programma televisivo ha diffuso per anni con servizi sensazionalistici, in cerca di qualche punto in più di share televisivo.

Roma. Il problema non è Eleonora Brigliadori, ma sono “Le Iene”. Nei giorni scorsi il programma d’intrattenimento televisivo ha denunciato le teorie pericolose e strampalate per guarire il cancro dell’ex show girl che invita ad abbandonare la “medicina ufficiale” per unguenti omeopatici e introspezione psicologica. Il servizio ha suscitato molto clamore perché l’ex presentatrice, impegnata con i suoi adepti in un rituale new age, ha aggredito fisicamente l’inviata delle Iene, che le ricordava come le sue teorie mettessero a rischio la vita delle persone malate. Purtroppo la Brigliadori, da diverso tempo, propaganda teorie assurde e pseudocure pericolose: è una sostenitrice della medicina antroposofica e dell’agricoltura biodinamica, è tra i volti più o meno noti che diffondono la bufala secondo cui i vaccini causano l’autismo ed è una sostenitrice della “Nuova medicina germanica”, teoria fondata da un medico radiato e latitante convinto che i tumori dipendano da un “conflitto” o trauma psicologico. Insomma tutta spazzatura scientifica, che però ha una sua diffusione  nel variegato mondo complottista e soprattutto fa leva sulla disperazione e sulla sofferenza dei tanti malati che si aggrappano a chiunque prometta una guarigione. E queste false speranze sono esattamente ciò che in campo medico, e non solo, le Iene hanno diffuso per anni con servizi sensazionalistici, in cerca di qualche punto in più di share televisivo.

 

 

Le Iene sono ricordate soprattutto per i servizi a favore del “metodo Stamina”, una terapia a base di cellule staminali priva di qualsiasi efficacia e validità scientifica, inventata in un sottoscala da uno scienziato della comunicazione. Per capire la differenza tra l’impatto della Brigliadori e quello delle Iene, bisogna forse ricordare che in seguito a quella campagna mediatica un autore di “comunicazione persuasiva” come Davide Vannoni divenne improvvisamente più credibile di scienziati come Michele De Luca dell’Università di Modena e Graziella Pellegrini del San Raffaele, i primi al mondo a produrre una cura efficace e scientificamente valida con le staminali. Si fatica a crederlo oggi, ma solo tre anni fa, in seguito alla pressione politico-mediatica innescata da quei servizi televisivi, il Parlamento ignorò le opinioni degli scienziati e si piegò alle chiacchiere dei ciarlatani.

 

Prima del “metodo Stamina”, le Iene hanno dato credito alla falsa storia secondo la quale i vaccini sono all’origine dell’autismo. La stessa pericolosa teoria ribadita dalla Brigliadori, con l’aggravante – nel caso delle Iene – di un’esposizione più convincente. Non basta. Come la Brigliadori, le Iene hanno propagandato “cure naturali” contro il cancro. Sono andate fino a Cuba per magnificare le proprietà “antitumorali” del “veleno di scorpione”, intervistando un tassista cubano che parlava di un fantomatico “vaccino” contro i tumori inventato sull’isola. Le Iene si sono persino recate in una fattoria cubana, dove il medicamento “antitumorale” viene prodotto dall’inventore, un “artigiano locale allevatore di scorpioni”. Una storia che ricorda quella del “siero di Bonifacio”, l’estratto di pipì di capra spacciato come cura contro il cancro da un veterinario di Agropoli negli anni 60 (il padre di tutti i casi Stamina e Di Bella che sarebbero seguiti).

 

Con i soliti servizi sensazionalistici e senza alcuna evidenza scientifica, ma basandosi soltanto sulle impressioni di alcuni pazienti, le Iene hanno diffuso l’idea che il tumore si possa guarire con una dieta vegana, come suggerito in un libro senza alcuna credibilità, “The China study”. L’autorità in oncologia interpellata era una nutrizionista e attivista vegana, presentata come medico del San Raffaele. Il servizio ebbe un tale impatto che il San Raffaele fu costretto a prendere le distanze dalla dottoressa – “L’Irccs San Raffaele osserva che non esiste alcuna dimostrazione del valore della dieta come terapia oncologica” – dopodiché la “dottoressa” si scoprì essere solo una consulente che si recava in ambulatorio ogni due settimane. Persino l’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) si è sentita in dovere di smentire la bufala: “Le Iene hanno sostenuto che la dieta vegana può curare il cancro: un’affermazione che non ha alcun riscontro scientifico”. Le Iene hanno dedicato altri servizi a malattie rare, per alcune delle quali non si conoscono neppure le cause (come la Mcs), dando credito a cure senza validità scientifica in cliniche estere che speculano sui viaggi della speranza dei malati. “Raccontate cose con un linguaggio da piazza del paese, quando si sta parlando di malattie, di scienza e di drammi umani”, gridò ai microfoni della trasmissione, nel pieno della vicenda Stamina, il compianto Paolo Bianco, direttore del Laboratorio di cellule staminali della Sapienza di Roma. Il vero dramma è che allora le Iene consideravano Vannoni un luminare e trattavano le sfuriate del prof. Bianco come quelle della Brigliadori.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali