Gabriel Matzneff (Wikipedia) 

Una storia d'amore

E adesso leggete la versione di Matzneff, il “pedocriminale” secondo la vulgata del #MeToo

Giuliano Ferrara

Senza un’oncia di morbosità, ecco quello che accadde fra lo scrittore e la giovanissima amante

Mercoledì prossimo esce in libreria l’opera di un autore francese che è interdetto in Francia, e a Parigi il suo récit gira clandestino come un samizdat dell’epoca sovietica, mentre in Italia è pubblicato da un editore serio e libertario come Liberilibri di Macerata. Mi sembra una notizia, e i lettori del Foglio, comunque la pensino, meritano di conoscerla in anteprima, sperando che sulla stampa italiana qualcuno se ne voglia occupare con scrupolo e attenzione. Non è un manuale di terrorismo islamista, non l’avrei tradotto e Aldo Canovari e Michele Silenzi non avrebbero pubblicato istruzioni per uccidere in nome di Allah. Non è un libro-scandalo, anzi è la risposta di dissolvimento a un libro-scandalo. È una storia d’amore. I lettori francesi non sono abilitati a conoscerla, questa storia, perché il suo autore è stato umanamente, culturalmente, spiritualmente, moralmente, materialmente distrutto da uno scandalo inaspettato, un anno e qualche mese fa è diventato un intoccabile, tranne pochissimi amici tutti lo hanno abbandonato, rinnegato, gli editori tra i maggiori della pubblicistica francese hanno ritirato i suoi libri dalle librerie sui cui scaffali erano esposti da mezzo secolo, lo stato ha disposto diverse azioni giudiziarie (sequestri, perquisizioni efferate, persecuzioni in giudizio, indagini, rimozione dagli archivi e dalle biblioteche) per nientificare oltre la misura del credibile la vie de bohème di un artista celebre del Faubourg Saint-Germain e la sua storia di scrittore, la folla delle tricoteuses ha sferruzzato in modo indecente, con il supporto unanime di un sistema dei media che non aveva opposto mai la minima obiezione a tutta la sua opera letteraria, sotto il patibolo eretto per giustiziare in piazza il “pedocriminale”.

 

 
Il pedocriminale si chiama Gabriel Matzneff, parigino di nascita e russo d’origine, religione ortodossa acutamente confessata e praticata, 84 anni, un vegliardo bellissimo, aperto, cordiale, formidabile conversatore e coltissimo nel suo uso di mondo, esteta, diarista intimo e curioso della politica e della vita, collaboratore del mitico giornale militante Combat e rubrichista a lungo del Monde, amico personale di molta intellighenzia europea e di François Mitterrand, statista e letterato, proprio lui, quel Gabriel Matzneff che incontrai per caso a una edicola di Place Maubert tanti anni fa e di cui divenni amico e lettore. A dicembre del 2019, trentaquattro anni dopo il delitto, una dirigente editoriale di rango, Vanessa Springora, ha rivelato in un suo libro, Le Consentement, di essere stata per due anni la sua amante, all’età di quattordici anni, e di aver elaborato nel tempo l’idea di essere stata abusata da un orco.

  
La denuncia ebbe un effetto-bomba, tutta una prospettiva testimoniata in decenni di letteratura e di folli avventure libertarie è stata rovesciata in virtuismo spinto e rigoroso, ora ne faranno un film, un uomo è stato assassinato da ogni punto di vista, i processi avranno un andamento condizionato dal tempo trascorso ma il risultato è stato ottenuto.

       

 

Il libro di Matzneff che i lettori italiani possono leggere da mercoledì per il prezzo di 14 euro, nelle sue 108 pagine pubblicate da Liberilibri, ha una caratteristica: interrompe la chiacchiera, taglia corto con ogni tipo di discussione, fornisce una prospettiva che non ha niente a che vedere con ciò che si pensa degli amori fuorilegge, dell’età anagrafica ammessa per il consenso alle relazioni erotiche, si presenta ed è solo una autodifesa piena di candore, di ingenuità, di senso della giustizia denegata da parte di un uomo onesto e sincero, e sopra tutto come una storia d’amore pura e semplice. Matzneff racconta senza un’oncia di morbosità tutto quello che accadde fra lui e la giovanissima amante, senza risparmio dei sentimenti e delle volontà contenuti nell’esperienza, nelle lettere, nelle date, negli appuntamenti, nel mormorio delle anime desideranti, come in tutte le storie d’amore avviene. Si può pensare quel che si intende e desidera della questione in sé, del carattere trasgressivo e illegale, “pedocriminale” secondo la vulgata recente e susseguente al #MeToo universale, di amori cosiffatti, ma non si può negare al lettore e al cittadino di conoscere una storia che in sé spiega tutta la parte in apparenza inspiegabile di un caso celebre e controverso. Che i lettori italiani possano avere tra le mani “il libro”, il cui titolo è Vanessavirus, dopo aver avuto tra le mani la denuncia pubblicata dalla Nave di Teseo, è importante, doppiamente importante visto che, incredibilmente, i lettori francesi devono cercare una spiegazione, se lo vogliano, in una pubblicazione clandestina a spese dell’autore.  

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.