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Addio a Luigi Covatta

In memoria di un amico socialista e riformista. Il ricordo di Marco Bentivogli

Marco Bentivogli

Luigi era un vecchio socialista riformista "che guardava avanti nostalgico del futuro che sapeva di non vedere ma senza rimpianti e paure"

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Luigi Covatta, per gli amici Gino, è stato un amico importante, un pezzo di storia nobile della politica italiana. Mi veniva a trovare, a volte insieme a Gennaro Acquaviva, a Corso Trieste e ogni volta prima di incontrarli pensavo che fossero belle persone ma in fondo tributi ad una storia importante. Ma ogni volta le conversazioni erano preziose, ricche di proiezioni sul futuro.

 

Ci eravamo ritrovati al Cnel parlando degli accordi Fiat e si era appassionato della mia sfacciataggine nel non avere alcun ritegno e paura e raccontare quella pagina di storia sindacale. Un paese che chiedeva di rinnegare chi ha salvato l’automotive e qualcuno che diceva, “ascoltate, riflettete e giudicate e poi vergognatevi per quello che avete scritto sugli accordi Fiat”. Questa irriverenza a Luigi convinceva.

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Luigi era prima di tutto il direttore della prestigiosa rivista Mondoperaio, che ha rilevato e rilanciato con intelligenza e passione: grazie a lui, l'unica sopravvissuta nel panorama delle storiche riviste di cultura politica del Novecento. Era anche vicepresidente di Libertà Eguale, nella quale, con schiettezza e finezza di argomenti, ha sempre coltivato il dialogo con gli amici provenienti dagli altri filoni del riformismo italiano.

 

Dal 1979 al 1994 è stato parlamentare per il Partito socialista italiano. Nel 1992 è stato vicepresidente della “Commissione parlamentare per le riforme istituzionali”. Dal 1986 al 1989 è stato sottosegretario alla Pubblica istruzione, nei governi Craxi, Goria e De Mita. Dal 1989 al 1992 è stato sottosegretario ai beni culturali in due governi Andreotti.

 

Grazie a Gigi per il contributo che non ha mai fatto mancare e un abbraccio caloroso alla moglie, ai familiari e agli amici più vicini.

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Mi raccontava i retroscena dell’accordo di San Valentino, dei momenti fondamentali della politica con la P maiuscola. Quella storia che la depurazione della storiografia manettara, un giorno ci farà capire meglio da dove veniamo.

  

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Luigi era un vecchio socialista riformista, che mi chiedeva frequentemente di confrontarci e di scrivere per Mondoperaio. Amava la ricerca, il dubbio sistematico dei veri libertari che adoravo di fronte ai professorini reazionari che ubriacano di fesserie la sinistra del collettivo delle Parioli-Prati-Eolie della sinistra evocativa.

 

Luigi guardava avanti, come Vittorio Foa, nostalgico del futuro che sapeva di non vedere ma senza rimpianti e paure. Aveva appena fatto il vaccino pensando di poter continuare a dare una mano. Con lui parlavo del futuro, anzi, in realtà ero io a insistere sul racconto dei retroscena di pagine per me fondamentali del passato, sullo Statuto dei lavoratori, l’astensione dei comunisti, l’accordo di San Valentino, Sigonella, la revisione dei patti lateranensi. I rapporti di rispetto tra Carniti e Craxi, quando il sindacato aveva l’autorevolezza di indicare le condizioni per uscire dal guado perché indiscutibilmente vicino alle lavoratrici e ai lavoratori e alle loro aspirazioni. Quando non servivano richieste continue di convocazioni da parte del Governo perché quest’ultimo non aveva dubbi su chi rappresentasse quelle istanze.

 

Mercoledì mi aveva chiamato per sollecitarmi al pezzo che gli avevo promesso sulla maratona, Unire i riformisti a cui lui aveva partecipato con un bellissimo intervento. Questa mattina, appresa la notizia, non credevo che fosse possibile. Uno dopo l’altro stiamo perdendo quella generazione formidabile che ha fatto grande il nostro paese e la politica italiana. Luigi era una persona di un’umanità infinita, non mancava mai di dimostrare la sua sensibilità rispetto alle mie difficoltà, nella vita sindacale, a fine anno per il mio ricovero dovuto al covid. Un vecchio riformista che non vive di aneddoti, anche se ne conosceva di rari e preziosi, che ogni passo ti faceva riflettere ma alla fine ti incoraggiava a continuare a combattere. Con ironia, quella delle persone sagge e sapienti, dote sempre più rara che ti aiuta a tirar dritto di fronte alle miserie umane che oggi scambiano per dinamiche politiche.

  

Quando mi chiamava e con umiltà e ironia mi “chiedeva udienza” mi faceva sempre sorridere per l’affetto e la sua grandezza che nella mediocrazia della nostra politica senza radici e senza maestri si è abituata a webstar fatte di chiacchiere e clic ma senza nessuna storia vissuta da raccontare. Ciao Luigi non ti dimenticheremo mai.

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