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Botti e vaccini (moltissimi i botti)

Maurizio Crippa

Niente festa, solo la smania di sfogarsi. Quella di San Silvestro è stata una inutile notte di malumore funesto

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Parafrasando un iconico titolo di Aldo Busi, si potrebbe sintetizzare: “Botti e vaccini (pochissimi i vaccini)”. Ma con più attenzione psicologica, si dovrebbe forse cogliere il senso contrario: “Botti e vaccini (tantissimi i botti)”. La notte di San Silvestro funestata dal lockdown e dal coprifuoco; la notte orbata dai cenoni e dai baci sotto il vischio; la notte che dopo aver ascoltato Mattarella, dritto dalla cintola in su come avesse il Covid a gran dispitto, non si sapeva più cosa fare ma la punizione della tombolata alternativa è stata ugualmente troppo dura. Questa notte sopra le righe, che normalmente ha il sapore agrodolce di una festa forzata e imperfetta, è diventata stavolta l’esplosione di un botto di cattivo umore, di rabbia, di rancore, di urlo.

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Parafrasando un iconico titolo di Aldo Busi, si potrebbe sintetizzare: “Botti e vaccini (pochissimi i vaccini)”. Ma con più attenzione psicologica, si dovrebbe forse cogliere il senso contrario: “Botti e vaccini (tantissimi i botti)”. La notte di San Silvestro funestata dal lockdown e dal coprifuoco; la notte orbata dai cenoni e dai baci sotto il vischio; la notte che dopo aver ascoltato Mattarella, dritto dalla cintola in su come avesse il Covid a gran dispitto, non si sapeva più cosa fare ma la punizione della tombolata alternativa è stata ugualmente troppo dura. Questa notte sopra le righe, che normalmente ha il sapore agrodolce di una festa forzata e imperfetta, è diventata stavolta l’esplosione di un botto di cattivo umore, di rabbia, di rancore, di urlo.

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Contro l’incolpevole numero con due due e due zero si è riversato tutto quello che gli italiani avevano dentro.
 Aspettando i mattinali degli agenti che il ministro Lamorgese aveva sguinzagliato a controllarci fin dentro casa, si può con buona approssimazione dire che a mezzanotte sono stati sparati molti più fuochi d’artificio degli altri anni. Anche considerando che le strade erano vuote. E’ accaduto ovunque, con furia. Come fosse proprio una guerra, uno sparare al nemico, presa maledettamente sul serio. Il segno di un malumore e di una disperazione covate, certo. Non si aspettava altro che poter gridare un grande vaffa al tempo che abbiamo vissuto. Ma oltre ai botti c’è la controprova dei social, il termometro della incapacità non tanto di “rapportarsi agli altri”, che non è niente, ma di tenere a bada le proprie pulsioni e psicopatologie. La sera di San Silvestro del 2020 è stata peggio del solito. Quelli che spiegano che il 2020 è stato un anno tragico (ma va?), quelli che spiegano che la scienza ci salverà (ma va?). Quelli che all’ora del cotechino stavano lì ancora pensare ai no vax, e i no vax che invece di andarsene in giro senza mascherina stavano lì a scrivere di complotti e dittatura sanitaria. Poi quelli che commentano in tempo reale Mattarella (senza manco averne l’obbligo professionale). Quelli che fanno il monumento di Mattarella. Quelli che insultano Mattarella. Quelli che ce l’aveva con Renzi, no ce l’aveva con Conte. E quelli che a dieci secondi dalla fine dell’annus horribilis ancora stanno twittando del loro nuovo libro a breve sarà in libreria. Prendersi una pausa? Quelli che raccontano cosa mangiano (anche stimati professionisti). Quelli che vogliono bene ai bambini, quelli che odiano i nonni. Ognuno il suo brufolo irritato da spurgare (meglio i botti, allora). Quelli che tre minuti dopo l’inizio del nuovo anno stanno già facendo i conti di quanti vaccini di svantaggio abbiamo sulla Germania, sulla Spagna, e persino la Polonia. Quelli che riciclano le battute scontate, tipo che il 2021 potrebbe andare peggio. Non si è fatta una bella figura, intesi come sistema-paese. Doveva essere un momento di fiduciosa allegria, è diventato lo sfogatoio dei malumori pregressi, come alle riunioni di condominio. Se non si riesce a essere sereni e ottimisti, durante le feste, bisogna avere almeno l’educazione di stare zitti. Che è l’augurio per l’anno nuovo. 


 

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