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Guardando al 2021

Netflix ha fatto anche del bene

Michele Masneri

E così Airbnb, Amazon, Netflix e Glovo: l’indignato collettivo li aveva eletti  a nemici pubblici numero uno, ma il 2021 potrebbe svelarci che non solo non lo erano, ma che hanno migliorato la vita di tutti

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Non c’è solo Alessandra Mussolini che abbandona la politica: il 2021 in arrivo potrebbe portare inaspettate buone notizie. Mostri industriali e neoliberisti si scoprirà che non lo erano: mettiamo Airbnb: accusata di distruggere le città europee col suo turismo mordi e fuggi (che però reggeva le nostre economie di paesi vecchiotti con metriquadri in disuso), si è appena quotata in Borsa rivelandosi l’unica boccata d’aria in un 2020 da tregenda per l’America tecnologica: prezzi schizzati in alto con collocamento scaltramente rimandato alla vigilia del vaccino, a indicare lo stato di salute non solo dell’industria digitale, ma anche del turismo. Chi ha puntato sulle azioni Airbnb non è infatti un bieco speculatore ma qualcuno che sa che torneremo a viaggiare, e, non essendoci nel frattempo arricchiti, non si andrà in hotel a cinque stelle, bensì più copiosi che mai negli affittacamere globali (ufficialmente, in cerca di esperienze “reali” e “locali” nel b&b diffuso); e a nostra volta, ad affittare con profitto la stanza in più di pora nonna (reddito di cittadinanza fondamentale nelle nostre città d’arte). 

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Non c’è solo Alessandra Mussolini che abbandona la politica: il 2021 in arrivo potrebbe portare inaspettate buone notizie. Mostri industriali e neoliberisti si scoprirà che non lo erano: mettiamo Airbnb: accusata di distruggere le città europee col suo turismo mordi e fuggi (che però reggeva le nostre economie di paesi vecchiotti con metriquadri in disuso), si è appena quotata in Borsa rivelandosi l’unica boccata d’aria in un 2020 da tregenda per l’America tecnologica: prezzi schizzati in alto con collocamento scaltramente rimandato alla vigilia del vaccino, a indicare lo stato di salute non solo dell’industria digitale, ma anche del turismo. Chi ha puntato sulle azioni Airbnb non è infatti un bieco speculatore ma qualcuno che sa che torneremo a viaggiare, e, non essendoci nel frattempo arricchiti, non si andrà in hotel a cinque stelle, bensì più copiosi che mai negli affittacamere globali (ufficialmente, in cerca di esperienze “reali” e “locali” nel b&b diffuso); e a nostra volta, ad affittare con profitto la stanza in più di pora nonna (reddito di cittadinanza fondamentale nelle nostre città d’arte). 

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Ma pure Amazon: accusata di rovinare le nostre belle librerie, disertate chissà perché dai cattivi consumatori, potrebbe non essere il male assoluto. In Italia, ha detto la country manager Mariangela Marseglia, ha investito 1,8 miliardi di euro, che hanno portato oltre 120.000 nuovi posti di lavoro. Di questi, oltre 25.000 sono stati creati dalle piccole e medie imprese, che vendono su Amazon in Italia e nel mondo. E però un dato non si sa, e sarebbe invece bello sapere, quello degli acquisti impulsivi: quanti libri – italiani, italianissimi, magari di tanti scrittori pensosi che di giorno vituperano il gruppo americano – abbiamo tutti comprato, paese dove tutti scrivono ma nessuno legge - grazie all’elevato livello di stress, alla procurata insonnia, allo stato di coma vigile delle nottate passate con l’occhio sbarrato tra zona rossa e arancione e gialla? 

 

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Lasciamo perdere i gadget, i light ring per illuminarci meglio e friggerci i pori nei micidiali zoom, meet, team. Sarebbe bello proprio sapere quanti di noi hanno comprato libri, premendo bovinamente i link contenuti negli articoli e nelle infinite classifiche online di questo fine anno. E quanti avranno fatto “swipe up” nelle dirette e stories e post prodotte da blogger e influencer che – bisognerebbe dargli un premio, un ambrogino pure a loro, Ferragni minori – hanno testimoniato e televenduto e recensito magari alla buona i nostri libri, acquistabili dunque d’impulso, sull’entusiasmo del momento, in mutande, col poncho, sul cesso, e senza dover aspettare la saracinesca della pregiata libreria di catena? 

 


E pure Netflix, vituperatissimo, sarà davvero l’assassino dei cinema “classici”, con tutta la retorica e la mistica delle sale, e però coi principali registi e sceneggiatori che col favore delle tenebre sottopongono script e copioni speranzosi a emissari del gruppo siliconvallico? E ci si chiede: ma un film per addetti ai lavori come “Mank”, mise en abyme del cinema più storico hollywoodiano, avrebbe avuto così tanto impatto e seguito se fosse finito nelle sale? O invece non lo abbiamo visto tutti proprio perché non sta al cinema? Certo, sono paradossi: cinema e teatri sono ormai i luoghi probabilmente più sicuri al mondo: chi scrive è stato l’ultima volta al cinema qualche mese fa e sembrava di prendere un volo El Al per Tel Aviv. Forse in sala c’era anche un infermiere in borghese pronto con pressurimetro. Ma, altro paradosso: Netflix da tempo ha deciso che i film li trasmetterà sia in tv che in certi cinema, che anzi compra e ristruttura (con un processo abbastanza classico, per cui il marchio digitale quando si afferma poi diventa anche “fisico”). Lasciando stare la Silicon Valley, anche le enoteche digitali di Tannico aprono ormai posti “veri”.  

 


E siamo al famigerato delivery, la tanto bistrattata consegna del cibo a domicilio, ultimo miglio dell’indignazione collettiva: molti che si conoscono  boicottano i vari Glovo, sdegnati. Condizioni di lavoro inaccettabili, dicono. Non si sa perché, per superare la tremenda ingiustizia, invece di indignarsi gratuitamente non ammollino lautissime mance ai riders che in queste fredde serate consegnano il cibo (e che in mancanza di questo servizio probabilmente sarebbero senza lavoro, non essendo probabilmente abilitati a professioni notarili o dirigenziali). In generale il settore è cresciuto del 30 per cento. E per venire incontro alle coscienze inquiete nascono perfino i delivery etici e slow. Insomma, i mostri del ‘20 potrebbero rivelarsi nel salvifico ‘21 magari non come eroi: ma almeno molto, molto demostrificati.  
 

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